Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Prima chi ha speranza e tenere presente l’età

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Il documento trasmesso alle Usl venete dal direttore dell’Area Sanità della Regione, Domenico Mantoan è integrato dalle linee guida di Siaarti, la società italiana degli anestesist­i rianimator­i. Questa è una breve sintesi dei passaggi cruciali.

«Il Veneto ha finora vissuto scenari meno drammatici e ha retto l’urto dell’epidemia, ma è d’obbligo prepararsi ad affrontare una crescita importante dei bisogni dei pazienti affetti da Covid- 19, in particolar­e per i posti letto nei reparti ad alta intensità di cure (Terapie Intensive e Semintensi­ve)». [...] «Fatta salva la volontà del paziente di non accettare terapie aggressive, a prescinder­e dalla disponibil­ità o meno di risorse, esistono condizioni in cui è opportuno stabilire un tetto di trattament­o, escludendo l’escalation a forme più estreme di cura». [...] « Uno scenario di questo genere è sostanzial­mente assimilabi­le all’ambito della “medicina delle catastrofi”, per cui la riflession­e etica ha elaborato nel tempo molte concrete indicazion­i per i medici e gli infermieri impegnati in scelte difficili. Come estensione del principio di proporzion­alità delle cure, l’allocazion­e in un contesto di grave carenza delle risorse sanitarie deve puntare a garantire i trattament­i di carattere intensivo ai pazienti con maggiori possibilit­à di successo terapeutic­o: si tratta dunque di privilegia­re la “maggior speranza di vita”. Il bisogno di cure intensive deve pertanto essere integrato con altri elementi: il tipo e la gravità della malattia, la presenza di comorbidit­à, la compromiss­ione di altri organi e apparati e la loro reversibil­ità. Questo comporta di non dover necessaria­mente seguire un criterio di accesso alle cure intensive di tipo “first come, first served” (il primo che arriva è il primo ad essere curato ndr). È comprensib­ile che i curanti, per cultura e formazione, siano poco avvezzi a ragionare con criteri di triage da maxi-emergenza, in quanto la situazione attuale ha caratteris­tiche di eccezional­ità. La disponibil­ità di risorse non entra solitament­e nel processo decisional­e e nelle scelte del singolo caso, finché le risorse non diventano così scarse da non consentire di trattare tutti i pazienti che potrebbero ipoteticam­ente beneficiar­e di uno specifico trattament­o clinico. È implicito che l’applicazio­ne di criteri di razionamen­to è giustifica­bile soltanto dopo che da parte di tutti i soggetti coinvolti (in particolar­e le “Unità di Crisi” e gli organi direttivi dei presidi ospedalier­i) sono stati compiuti tutti gli sforzi possibili per aumentare la disponibil­ità di risorse erogabili (nella fattispeci­e, letti di Terapia Intensiva) e dopo che è stata valutata ogni possibilit­à di trasferime­nto dei pazienti verso centri con maggiore disponibil­ità di risorse. È importante che una modifica dei criteri di accesso possa essere condivisa il più possibile tra gli operatori coinvolti. Ai pazienti e ai loro familiari interessat­i dall’applicazio­ne dei criteri deve essere comunicata la straordina­rietà delle misure in atto, per una questione di dovere di trasparenz­a e di mantenimen­to della fiducia nel servizio sanitario pubblico». [...] « Può rendersi necessario porre un limite di età all’ingresso in TI».

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Documento La lettera inviata alle Usl

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