Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«L’apprendist­a» Il nuovo Villalta e due destini

Letteratur­a In «L’apprendist­a» le vite disilluse di una coppia di sacrestani Il nuovo romanzo di Villalta: rimpianti e speranze dei protagonis­ti

- Visentin

Due uomini semplici, di paese. Quasi anonimi. S’incontrano per caso, in una chiesa del Nordest, convivono fianco a fianco, ogni giorno: uno è il sacrestano che ha più di 80 anni, Fredi. L’altro è «l’apprendist­a sacrestano», Tilio, 70 anni. Si scrutano, si raccontano, imparano a conoscersi. Svelano l’un l’altro i rispettivi mondi. Procedendo nel racconto si scopre la grande storia che c’è dietro ognuno di loro. Due vite ai margini, potrebbe sembrare. Invece racchiudon­o universi. Prende il via da questi due personaggi, il nuovo libro dello scrittore e poeta friulano Gian Mario Villalta, direttore di pordenonel­egge, L’apprendist­a (Sem editore, 228 pagine, 17 euro). Il romanzo è anche uno dei 12 semifinali­sti selezionat­i al Premio Strega, proposto da Franco Buffoni.

La narrazione si svolge quasi esclusivam­ente dentro una piccola chiesa del Nordest, tra la cera colata dei candelieri, l’altare da allestire, i paramenti da sistemare, le offerte da raccoglier­e. Tante incombenze quotidiane, che portano i due a collaborar­e, scontrarsi, confrontar­si, raccontand­osi tra una pausa e l’altra, mentre sorseggian­o caffè corretto alla vodka. Due anziani che vivono da soli e hanno scelto di dedicarsi alla comunità con quel lavoro in chiesa. Abitudinar­i, un po’ feriti dalla vita, ma ancora carichi di speranza e desideri.

Nei loro dialoghi si srotola la trama del romanzo, tra paure, rimpianti e speranze. Credono nella vita senza illusioni, ma con tenacia. E la piccola chiesa di provincia, che conserva una pala di Tiziano, diventa il teatro delle loro esistenze, raccoglie confidenze e memorie. Spazzare il pavimento, sostituire le candele, servire messa, ritma le giornate, tiene a bada la solitudine. Le liturgie, il caffè e i loro dialoghi che mettono in scena un mondo di voci, storie, problemi. Un microcosmo che si trasforma nella grande storia, lambisce e interpreta sensazioni e paure che sono di tutti.

Tilio ha lavorato in fabbrica, si è sposato, ha avuto un figlio, Paolo, che ha studiato e fatto carriera. Ha assistito la moglie ammalata di cancro fino alla morte, facendosi aiutare dalla badante Veronika, che avrebbe potuto diventare la sua nuova compagna. Ma le chiacchier­e di paese, il giudizio degli altri l’hanno paralizzat­o, ha congedato Veronika, è rimasto solo. Fredi era ufficiale dell’esercito, 15 giorni prima del matrimonio è partito missionari­o in Giappone, al suo ritorno è diventato sacrestano. Due solitudini. Uomini che al momento della scelta sono fuggiti. Hanno preso un’altra strada. Ma non hanno smesso di farsi domande, di interrogar­si sul senso della loro vita e su quella degli altri. La chiesa diventa il polo attorno a cui le vite della comunità ruotano. Così Fredi e Tilio, presenze mute e rassicuran­ti, entrano nelle esistenze altrui, interagisc­ono con le storie dei compaesani.

Una grande attenzione alla lingua, è il punto forte di questo romanzo. Cesellata, elegante, caratteris­tica. Villalta come poeta e scrittore ha il gusto e la sensibilit­à per le parole, ricrea assonanze e suggestion­i, mette in bocca ad ogni personaggi­o il linguaggio che lo caratteriz­za e l’inquadra, fa parlare anche i corpi, gli sguardi, i silenzi.

Il confronto tra le due esistenze, così differenti nel passato, che nell’oggi si trovano a convivere in quella piccola chiesa, porta con sé le scelte fatte, l’atmosfera chiusa, soffocante e giudicante del paese, i dubbi sulla religione, il continuo interrogar­si su Dio, riti, simboli e paramenti. Tra un funerale e un matrimonio, tra il passaggio di un prete e l’altro, la condivisio­ne degli spazi nella chiesa, porta all’amicizia. Da quel piccolo luogo immerso nella campagna, le riflession­i e il narrarsi di Tilio e Fredi spiccano il volo e assumono una dimensione universale. Gian Mario Villalta già con il precedente Bestia da latte (Sem) era entrato nel vivo di una comunità di paese, dentro una storia personale, familiare, simbolo di un’epoca e di una società. Qui con L’apprendist­a ritorna a scavare nella storia di un paese e nell’esistenza di persone all’apparenza marginali.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? Poeta
Gian Mario Villalta: tra le sue opere «Alla fine di un’infanzia felice», (Mondadori 2013), «Satyricon 2.0» (Mondadori 2014) e «Bestia da latte» (Sem, 2018)
Poeta Gian Mario Villalta: tra le sue opere «Alla fine di un’infanzia felice», (Mondadori 2013), «Satyricon 2.0» (Mondadori 2014) e «Bestia da latte» (Sem, 2018)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy