Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Covid hospital, è polemica «Ma servono»
VENEZIA Pronto soccorso addio. Ma addio anche a quasi tutti i reparti. Succede, per ovvi motivi, nei cosiddetti «Covid Hospital», prima linea nella lotta al Covid-19. Una misura fondamentale per Palazzo Balbi e la comunità scientifica che viene, però, contestata ormai quotidianamente sui territori. La Regione ha deciso di dotare ogni provincia di almeno un centro di questo tipo. Una misura, va sottolineato, che garantirà 1.745 posti letto per malati acuti. L’arma più preziosa per affrontare il picco previsto per il 15 aprile. Letti in più che si sommano ai 2.985 già operativi, 2.241 dei quali attivati proprio per l’emergenza. I Covid Hospital sono: un’ala dell’ospedale di Belluno, Vittorio Veneto e il San Camillo di Treviso; Dolo e Villa Salus di Mestre; Jesolo; Trecenta; Schiavonia; Santorso; Borgo Roma a Verona e Villafranca Veronese. Pressocché in tutte queste aree infuria ormai la polemica.
Lanzarin Per i malati Covid servono più ossigeno e bocchette dei respiratori moderne da qui gli ospedali scelti
I sindaci della Bassa Padovana reclamano la riapertura dell’ospedale di Monselice. E fra i più contestati c’è il Santorso a cavallo fra il Bassanese e l’area dell’Alto vicentino.
Ieri il cardiologo Giorgio Dalle Molle scriveva: «È una follia trasformare in una settimana un ospedale per acuti in un ospedale per infettivi e privare tutta la popolazione dell’ Alto Vicentino di una adeguata assistenza sanitaria, si potevano usare strutture dismesse come gli ex ospedali di Schio, Marostica e Thiene».
Sul tema interviene, furibondo, anche uno dei maggiori imprenditori della zona, Roberto Salviato della Sella
Farmaceutici di Schio: «I conti non tornano. I malati in terapia intensiva in Veneto sono in tutto 209. Se a Bassano ce ne sono 4, a Vicenza 22 e a Schio 1, fa 27 in tutta la provincia di Vicenza. I posti letto a Santorso sono circa 300, cosa vogliono mettere a Santorso? Ma siamo matti?».
Da giorni anche il candidato alle Regionali per il centro sinistra Arturo Lorenzoni cavalca questo tema: «È lecito chiedersi se le scelte compiute siano le migliori. Penso alla decisione di destinare alla cura del Covid-19 Santorso e Schiavonia, spostando tutte le altre funzioni ospedaliere ad altre strutture delle Usl di appartenenza». Il consigliere regionale veronese Manuel Brusco chiede per l’ospedale di Villafranca l’arrivo di un Ecmo.
L’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin spiega: «A chi pontifica rispondo con i fatti: un malato di coronavirus ha bisogno per sopravvivere nella fase acuta, quando i problemi respiratori diventano preminenti, di moltissimo ossigeno. Le bocchette dei tubi dei respiratori, se non sono di ultima generazione come quelle di ospedali nuovi come Santorso o Schiavonia, rischiano di congelarsi e di non permettere l’erogazione dell’ossigeno. E negli ex ospedali meno moderni dove c’è un’impiantistica datata stiamo provvedendo a cambiare le bocchette a tempo di record per poterli utilizzare se necessario. È pacifico che una volta chiusa quest’emergenza gli ospedali individuati come Covid Hospital torneranno nella piena funzionalità come da programmazione regionale».