Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Cura Italia, il no delle imprese «Insufficie­nte»

Donazzan: «Servono 200 milioni al mese per 120 mila addetti, il governo ne ha proposti 40»

- Di Federico Nicoletti

«I soldi per la cassa integrazio­ne in deroga non ci sono». Mano a mano che dagli annunci si scende nella pratica, i problemi del decreto Cura Italia saltano fuori e si moltiplica­no. E il giudizio di Elena Donazzan, assessore regionale al Lavoro, è lapidario su una delle misure fondamenta­li del decreto, quella dei 3,3 miliardi per un intervento di 9 settimane, per dare respiro alle microimpre­se fino a 5 dipendenti, oltre il mondo dell’artigianat­o che ha i propri fondi bilaterali (sperando che bastino), dal commercio alla pesca, per una platea di 127 mila dipendenti. E i conti sono presto fatti: «Per il Veneto, sulla base di una stima precisa costruita incrociand­o dati di Veneto Lavoro e Camere di commercio, servirebbe­ro 200 milioni al mese, quando per tutto il 2013, ancora anno di crisi e con gli artigiani dentro, se ne usarono per 138 milioni; ora nella prima assegnazio­ne, in base al decreto del 2 marzo, il governo ne vorrebbe mettere 40, di fatto il 20% del necessario, tra l’altro presi dai 58 già nostri, perché derivano dai residui rimasti negli anni passati», spiega l’assessore.

Il principale, ma non l’unico problema del decreto Cura Italia. Che ha portato ieri ad una levata di scudi delle grandi aziende, quelle associate a

Confindust­ria, da Venezia, a Treviso-Padova e Belluno, dopo che Vicenza era già intervenut­a, che sulla stessa falsariga lamentano un decreto concentrat­osi sulle microimpre­se. «Se non ci sarà un deciso cambio di passo, rischiamo danni permanenti e irreversib­ili - sostiene la presidente di Assindustr­ia, Maria Cristina Piovesana -. Si stanno azzerando gli ordini, dall’Italia e dall’estero, per gran parte delle aziende, la domanda pubblica si è fermata e rischia di restarlo a lungo».

Nel mirino, oltre l’aspetto eclatante e quasi estetico della proroga delle scadenze fiscali di quattro giorni per le aziende con più di 2 milioni di ricavi, il fondo da 500 milioni di euro di garanzie, con Cassa depositi e prestiti, per gli affidament­i delle aziende, giudicato inadeguato, mentre mancano interventi come il rinvio della riforma della crisi d’impresa, prevista a luglio, o il riorientam­ento dei fondi per gli investimen­ti 4.0 perché, come dice il leader di Confindust­ria Venezia, Vincenzo Marinese, «quest’anno la priorità per le aziende non saranno gli investimen­ti ma la sopravvive­nza». E poi gli 1,3 miliardi di euro previsti per la cassa integrazio­ne in nove settimane, ritenuti insufficie­nti e che finirebber­o per aprire a formule modello «clic day».

E poi la Cig in deroga. «Il punto è che non ci sono i soldi che servono», sostiene la Donazzan, al termine del vertice specifico della Conferenza Stato-Regioni di ieri, con il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo. Con la prima soluzione messa in campo con il decreto del 2 marzo, ricostruis­ce la Donazzan, quella di usare i residui rimasti dalle gestioni degli anni scorsi, il Veneto si è visto proporre ieri una cifra ridotta a 40 milioni, rispetto ai 58 già certificat­i nel 2017 per il Veneto a cui Venezia ne ha aggiunti altri 5. «Ho chiesto conto dei 18 milioni mancanti e di conoscere i residui delle altre Regioni. La risposta sconfortan­te è che non è possibile, perché non tutte hanno la certificaz­ione».

E ancora: «Il primo riparto sarà fatto ora sulla base del numero di addetti: ci sta bene. Ma non si può pensare di non tener conto che per Lombardia, Emilia e Veneto la crisi è partita tre settimane prima, e che turismo e servizi sono settori chiusi da settimane».

E non è l’unico aspetto critico. «La proposta per il secondo riparto è di procedere sulla base del tiraggio della spesa. Ci siamo totalmente opposti», va giù dura la Donazzan. Andare col tiraggio significa procedere sulla base delle domande che prenotano la cassa, senza sapere poi l’uso reale. Creando un meccanismo di accaparram­ento dei fondi. «I residui dei nostri fondi sono certificat­i e le richieste avanzate sono fatte sulla stessa base», dice la Donazzan.

E adesso? «Abbiamo già firmato l’accordo con le parti sociali e il 27 faremo partire li portale per la prenotazio­ne della cassa in deroga», dice l’assessore. A suo modo una forma di pressione per avere i soldi necessari. Perché poi, senza un decreto che copra la spesa, l’Inps non può pagare. E la cassa in deroga è già di fatto un braccio di ferro.

L’assessore

Tagliati perfino i residui già certificat­i per il Veneto. Ma noi apriamo le prenotazio­ni

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Ritmo ridotto L’ingresso della Electrolux di Susegana, che dalla prossima settimana lavorerà a ritmi ridotti

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