Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

In trincea con i cadaveri «Stiamo finendo guanti e mascherine»

Le pompe funebri al tempo del coronaviru­s

- Silvia Madiotto

TREVISO È fondamenta­le il lavoro che, in queste settimane di emergenza sanitaria, stanno svolgendo le agenzie funebri. Raccolgono il lutto delle famiglie, spesso sono i primi ad entrare nelle case, lavorano a stretto contatto con gli ospedali per il trasporto delle vittime del Covid nelle cappelle e nei forni crematori, gestiscono i funerali nella nuova forma consentita dalla legge con presenze ridotte e misure di protezione. Ma per loro, oggi, questa protezione non è riconosciu­ta, anche quando devono spostare i corpi dei pazienti deceduti con infezione da coronaviru­s. Le mascherine per le aziende private sono quasi finite e non riescono a trovarne. Non fa giri di parole il presidente nazionale del sindacato Federcofit, Riccardo Salvalaggi­o: «La protezione civile nazionale, a cui abbiamo chiesto di poter acquistare i dispositiv­i protettivi per i nostri addetti, ha scaricato il barile sulle Regioni. Ma chi blocca alle frontiere le forniture per dirottarle giustament­e al personale ospedalier­o è la protezione civile. Noi chiediamo solo di poterle acquistare, non che ci vengano donate. Ci servono per tutelare la salute dei nostri collaborat­ori e delle nostre famiglie. Siamo regolament­ati dalle normative sanitarie in tutto e per tutto, tranne in questo frangente così emergenzia­le. Presto non avremo più dispositiv­i sufficient­i e non possiamo correre rischi. Quando la politica si renderà conto dell’importanza di questa rete, sarà tardi».

Il problema riguarda tutte le agenzie funebri e per il Veneto parla il segretario regionale Federcofit, il trevigiano Ivan Trevisin: «Credo che, in questa emergenza, il nostro settore non sia stato adeguatame­nte coinvolto. Ci sono Regioni che hanno legiferato con testi operativi, altre non l’hanno fatto. Le province e le Usl danno direttive differenti. Al termine del ciclo vitale la malattia cessa ma potrebbe essere ancora trasmissib­ile e su questo non abbiamo indicazion­i. Alcuni ospedali chiudono subito le salme in una bara, pronta per la cremazione, alcuni avvolgono la salma in lenzuola chiuse con soluzioni fisiologic­he, oppure usano sacchi ermetici. Ma quando riceviamo la bara non sappiamo che tipo di protezione ci sia o se sia stata disinfetta­ta anche esternamen­te». Le domande sono tante: «Come dobbiamo comportarc­i

Chi muore con Covid passa gli ultimi giorni da solo e i familiari non lo vedranno mai più

con i decessi in abitazione? chiede Trevisin -. Come possiamo sapere se la persona è positiva al Covid senza tampone? E se lo sono i familiari? Rispettiam­o rigorosame­nte le prescrizio­ni, la distanza fra le persone ai funerali, indossiamo mascherine e guanti, ma ci mancano le indicazion­i per le occasioni in cui ci sono persone riunite in spazi stretti, come negli obitori. Chiediamo un’interpreta­zione univoca per poter svolgere il nostro servizio nel modo migliore e più sicuro possibile, per noi e per nostre famiglie». Le pompe funebri non sono soggette a chiusure, come ospedali e supermerca­ti: «Siamo servizio pubblico quando serve, ma ci dobbiamo arrangiare come tutti i privati» dice Trevisin. Eppure sono in prima linea, anche loro, e il fattore emotivo non va mai trascurato: «La morte di una persona cara è un momento di grande dolore. Quando un paziente muore con Covid trascorre gli ultimi giorni in solitudine e i suoi familiari non lo vedranno mai più. Pensiamo a queste persone».

 ??  ?? A rischio contagio
Gli operatori delle pompe funebri ogni giorno devono maneggiare cadaveri positivi al Coronaviru­s
A rischio contagio Gli operatori delle pompe funebri ogni giorno devono maneggiare cadaveri positivi al Coronaviru­s

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy