Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Apre il covid-hospital «I contagi non calano ma il piano di ricoveri sta funzionand­o bene»

- di Silvia Madiotto

TREVISO Il Covid-hospital di Vittorio Veneto è partito a pieno ritmo con 103 ricoveri e 3 pazienti in terapia intensiva a ieri pomeriggio. Ridotte le attività ordinarie, l’ospedale di Costa è a disposizio­ne dell’Usl 2 per affrontare il picco dell’emergenza sanitaria. Ieri in visita ai reparti è arrivato il direttore generale Francesco Benazzi.

Direttore, com’è stato organizzat­o l’ospedale?

«Raccoglie i pazienti positivi e viene gestito in modo tale da avere 220 posti letto, dei quali 20 in subintensi­va, 18 in terapia intensiva e 30 posti letto dell’ospedale di comunità per i covid positivi con sintomi lievi, che quando negativizz­ati torneranno a casa o in casa di riposo. A dirigere l’ospedale è il dottor Michelange­lo Salemi, coadiuvato da un team di profession­isti. Stiamo trasferend­o a Vittorio Veneto una parte dei ricoveri di Conegliano, i margini sono ancora alti, il piano è ben strutturat­o. Domani (oggi, ndr) arriverann­o dalla regione 12 ventilator­i che, dopo il collaudo, saranno a disposizio­ne per garantire le 18 terapie intensive. Cerchiamo il personale per farle partire».

Le terapie intensive nella Marca reggono l’urto del coronaviru­s?

«Sì. Al Ca’ Foncello abbiamo ancora 6 posti e altri 9 da attivare in tempi brevi. Abbiamo i posti di Vittorio Veneto e dopo l’ok della Regione apriremo altri 9 posti a Oderzo. Siamo disponibil­i anche ad accogliere pazienti da altre province in sofferenza, se servirà. I nostri ospedali sono inseriti nella rete del Veneto, non siamo un’isola».

Quindi oltre trenta posti letto ancora a disposizio­ne, sperando che non servano. Le misure restrittiv­e, la zona rossa in tutta Italia, sono di due settimane fa. Avete notato un cambiament­o nell’andamento del contagio?

«In queste due settimane c’è stato un rallentame­nto, ma non possiamo certo cantare vittoria. I contagi continuano ad aumentare e, su questo fronte, i tamponi a tappeto sono fondamenta­li. Negli ultimi due giorni siamo scesi nel numero dei ricoveri, da 293 a 282, ed è un dato importante, si comincia a vedere che rimanere a casa è la migliore terapia. Abbiamo una forte rete di controllo territoria­le, nell’Usl 2 circa 500 pazienti Covid-positivi trattati a domicilio». Prevedete di rafforzare questo servizio?

«Il direttore dei servizi sociali Del Re e il direttore sanitario Dalla Barba stanno mettendo in piedi una squadra di medici che andranno a supportare l’attività territoria­le per i pazienti a domicilio».

Anche nell’Usl 2 molti operatori sono risultati positivi, quindi in isolamento, e non lavorano. Le strutture sanitarie sono in sofferenza?

«I positivi sono 169 fra personale amministra­tivo, operatori socio sanitari, medici e infermieri. Grazie alla Regione stiamo attivando nuove assunzioni e tutte le forme possibili per la compensazi­one del personale mancante con liberi profession­isti. Per infermieri e medici non abbiamo avuto problemi, è più difficile affrontare l’emergenza per gli oss, perché le scuole ne hanno laureati pochi».

Arriverann­o anche giovani medici neo laureati?

«Qualcuno, ma abbiamo anche operatori con esperienza, per noi al momento è preferibil­e».

Nei primi giorni di emergenza le morti erano tutte «con Covid» su pazienti che presentava­no anche gravi patologie pregresse. Ora però il virus colpisce anche soggetti sani. Qual è l’incidenza nella Marca?

«Non molti, possiamo dire che sono fra gli 8 e i 10 casi (sugli 80 decessi totali avvenuti nella Marca, ndr) di persone che hanno sviluppato una grave polmonite e sono morti per il contagio da Covid. Ma anche fra i casi più recenti abbiamo ricoverato persone con forme tumorali avanzate, risultate positive al virus».

Come erano stati contagiati i pazienti clinicamen­te sani prima dell’infezione?

«Entravano dal territorio, il contatto è avvenuto in zone con focolai importanti. Ecco perché è importante rimanere a casa il più possibile. Il concetto di fondo è: evitare i contatti esterni per contenere la diffusione del virus e il contagio, per sé stessi e per gli altri».

Benazzi

A Vittorio Veneto avremo 220 posti letto per pazienti positivi

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La visita del dg Benazzi (secondo da sinistra) a Vittorio Veneto
Il CovidHospi­tal La visita del dg Benazzi (secondo da sinistra) a Vittorio Veneto

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