Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Apre il covid-hospital «I contagi non calano ma il piano di ricoveri sta funzionando bene»
TREVISO Il Covid-hospital di Vittorio Veneto è partito a pieno ritmo con 103 ricoveri e 3 pazienti in terapia intensiva a ieri pomeriggio. Ridotte le attività ordinarie, l’ospedale di Costa è a disposizione dell’Usl 2 per affrontare il picco dell’emergenza sanitaria. Ieri in visita ai reparti è arrivato il direttore generale Francesco Benazzi.
Direttore, com’è stato organizzato l’ospedale?
«Raccoglie i pazienti positivi e viene gestito in modo tale da avere 220 posti letto, dei quali 20 in subintensiva, 18 in terapia intensiva e 30 posti letto dell’ospedale di comunità per i covid positivi con sintomi lievi, che quando negativizzati torneranno a casa o in casa di riposo. A dirigere l’ospedale è il dottor Michelangelo Salemi, coadiuvato da un team di professionisti. Stiamo trasferendo a Vittorio Veneto una parte dei ricoveri di Conegliano, i margini sono ancora alti, il piano è ben strutturato. Domani (oggi, ndr) arriveranno dalla regione 12 ventilatori che, dopo il collaudo, saranno a disposizione per garantire le 18 terapie intensive. Cerchiamo il personale per farle partire».
Le terapie intensive nella Marca reggono l’urto del coronavirus?
«Sì. Al Ca’ Foncello abbiamo ancora 6 posti e altri 9 da attivare in tempi brevi. Abbiamo i posti di Vittorio Veneto e dopo l’ok della Regione apriremo altri 9 posti a Oderzo. Siamo disponibili anche ad accogliere pazienti da altre province in sofferenza, se servirà. I nostri ospedali sono inseriti nella rete del Veneto, non siamo un’isola».
Quindi oltre trenta posti letto ancora a disposizione, sperando che non servano. Le misure restrittive, la zona rossa in tutta Italia, sono di due settimane fa. Avete notato un cambiamento nell’andamento del contagio?
«In queste due settimane c’è stato un rallentamento, ma non possiamo certo cantare vittoria. I contagi continuano ad aumentare e, su questo fronte, i tamponi a tappeto sono fondamentali. Negli ultimi due giorni siamo scesi nel numero dei ricoveri, da 293 a 282, ed è un dato importante, si comincia a vedere che rimanere a casa è la migliore terapia. Abbiamo una forte rete di controllo territoriale, nell’Usl 2 circa 500 pazienti Covid-positivi trattati a domicilio». Prevedete di rafforzare questo servizio?
«Il direttore dei servizi sociali Del Re e il direttore sanitario Dalla Barba stanno mettendo in piedi una squadra di medici che andranno a supportare l’attività territoriale per i pazienti a domicilio».
Anche nell’Usl 2 molti operatori sono risultati positivi, quindi in isolamento, e non lavorano. Le strutture sanitarie sono in sofferenza?
«I positivi sono 169 fra personale amministrativo, operatori socio sanitari, medici e infermieri. Grazie alla Regione stiamo attivando nuove assunzioni e tutte le forme possibili per la compensazione del personale mancante con liberi professionisti. Per infermieri e medici non abbiamo avuto problemi, è più difficile affrontare l’emergenza per gli oss, perché le scuole ne hanno laureati pochi».
Arriveranno anche giovani medici neo laureati?
«Qualcuno, ma abbiamo anche operatori con esperienza, per noi al momento è preferibile».
Nei primi giorni di emergenza le morti erano tutte «con Covid» su pazienti che presentavano anche gravi patologie pregresse. Ora però il virus colpisce anche soggetti sani. Qual è l’incidenza nella Marca?
«Non molti, possiamo dire che sono fra gli 8 e i 10 casi (sugli 80 decessi totali avvenuti nella Marca, ndr) di persone che hanno sviluppato una grave polmonite e sono morti per il contagio da Covid. Ma anche fra i casi più recenti abbiamo ricoverato persone con forme tumorali avanzate, risultate positive al virus».
Come erano stati contagiati i pazienti clinicamente sani prima dell’infezione?
«Entravano dal territorio, il contatto è avvenuto in zone con focolai importanti. Ecco perché è importante rimanere a casa il più possibile. Il concetto di fondo è: evitare i contatti esterni per contenere la diffusione del virus e il contagio, per sé stessi e per gli altri».
Benazzi
A Vittorio Veneto avremo 220 posti letto per pazienti positivi