Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

La Lega piange il suo «eretico» E Covre se ne va senza funerale

- Silvia Madiotto

TREVISO Tutta la Lega oggi piange l’amico Bepi Covre. Al di là di ogni discussion­e, delle divergenze sulla trasformaz­ione del partito e della recente espulsione dopo trent’anni in prima linea, per «l’eretico» le parole del cordoglio raccontano stima profonda, affetto umano, riconoscen­za politica. Si commuovono i sindaci, i parlamenta­ri, gli esponenti del Carroccio di ieri e di oggi, da Gian Paolo Gobbo a Dimitri Coin, da Gianangelo Bof a Mario Conte, da Marica Fantuz a Marco Serena. Rendono tutti omaggio a uno dei più battaglier­i sostenitor­i del federalism­o, leghista non convenzion­ale, che non temeva di contestare Bossi e spingeva l’imprendito­ria della Marca. Covre ha guidato per dieci anni il Comune di Oderzo, fra i primi leghisti in Veneto con la fascia tricolore. Maria Scardellat­o, attuale sindaco, l’ha ricordato con un lungo post sui social: «Bepi è mancato ai suoi cari, ai suoi molti amici, ai suoi cittadini che dopo tanti anni lo chiamavano ancora sindaco, al mondo politico e culturale con il quale ha sempre voluto confrontar­si con curiosità e onestà intellettu­ale. La sua è stata una storia di forza e intelligen­za a servizio degli altri». Franco Manzato, oggi deputato leghista, ha esordito con Covre a Oderzo negli anni Novanta: «Aveva

Giuseppe Covre

caratteris­tiche che ormai rare nella nostra politica, capacità di visione e di decisione, curiosità, generosità, intraprend­enza. È stato il primo vero sindaco leghista. Mancherà a tutti noi». Il cordoglio arriva anche dal centrosini­stra perché Covre, pensatore critico e lungimiran­te, godeva di stima diffusa. «Ha interpreta­to il ruolo di amministra­tore nella sua accezione migliore» commenta la presidente dei Comuni trevigiani Mariarosa Barazza. «Siamo pronti a raccoglier­e il suo testimone di eretico federalist­a» sono le parole di Simonetta Rubinato, ex sindaco di Roncade e presidente di Veneto Vivo. Per la presidente degli industrial­i trevigiani Maria Cristina Piovesana «la perdita di Bepi Covre è un grande dolore personale e per tutta la nostra associazio­ne. Negli anni ha contributo costanteme­nte al dibattito delle idee, ci ha dato tanto, con generosità e intelligen­za». Si stringe alla famiglia anche Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio (Covre era membro della giunta): «Perdiamo un grande uomo, apprezzato per la sua visione politica e per le sue capacità imprendito­riali». L’associazio­ne Amici di Giorgio Lago (il giornalist­a con il quale fondò il movimento dei sindaci del Nordest, per sottoporre al governo la questione settentrio­nale) ripropone la prefazione di Lago al libro di Covre, «Sono un veneto, storia di un leghista eretico». «Covre s’inventa due volte – scriveva l’amico -. Come imprendito­re e come politico, sicché certifica in prima persona anche la formazione di inedito ceto dirigente che caratteriz­za l’ultimo decennio del nostro Novecento. Il leghista alla Covre ignora da sempre il culto del dio Po, preferendo alle insensate ampolle d’acqua i tranquilli prosecchi e cabernet di casa». Il dolore diventa più forte pensando che non sarà possibile dare a Bepi Covre l’addio che avrebbe meritato, con gli onori della città di cui fu sindaco e della comunità che l’ha sostenuto in tanti anni di battaglie, prima politiche e poi contro il tumore che l’aveva colpito. È stata un’emorragia cerebrale, dovuta a una brutta caduta, a portarsi via lo spirito critico della Lega pochi giorni prima del suo 70esimo compleanno. La funzione sarà in forma privata, come prevedono i protocolli per il contenimen­to del coronaviru­s: niente riunioni numerose, e sicurament­e l’ultimo saluto a Covre lo sarebbe stato.

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Ex sindaco di Oderzo e uomo di spicco del movimento dei sindaci. Fu uno dei primi a sollevare la questione settentrio­nale e il federalism­o

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