Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
La Lega piange il suo «eretico» E Covre se ne va senza funerale
TREVISO Tutta la Lega oggi piange l’amico Bepi Covre. Al di là di ogni discussione, delle divergenze sulla trasformazione del partito e della recente espulsione dopo trent’anni in prima linea, per «l’eretico» le parole del cordoglio raccontano stima profonda, affetto umano, riconoscenza politica. Si commuovono i sindaci, i parlamentari, gli esponenti del Carroccio di ieri e di oggi, da Gian Paolo Gobbo a Dimitri Coin, da Gianangelo Bof a Mario Conte, da Marica Fantuz a Marco Serena. Rendono tutti omaggio a uno dei più battaglieri sostenitori del federalismo, leghista non convenzionale, che non temeva di contestare Bossi e spingeva l’imprenditoria della Marca. Covre ha guidato per dieci anni il Comune di Oderzo, fra i primi leghisti in Veneto con la fascia tricolore. Maria Scardellato, attuale sindaco, l’ha ricordato con un lungo post sui social: «Bepi è mancato ai suoi cari, ai suoi molti amici, ai suoi cittadini che dopo tanti anni lo chiamavano ancora sindaco, al mondo politico e culturale con il quale ha sempre voluto confrontarsi con curiosità e onestà intellettuale. La sua è stata una storia di forza e intelligenza a servizio degli altri». Franco Manzato, oggi deputato leghista, ha esordito con Covre a Oderzo negli anni Novanta: «Aveva
Giuseppe Covre
caratteristiche che ormai rare nella nostra politica, capacità di visione e di decisione, curiosità, generosità, intraprendenza. È stato il primo vero sindaco leghista. Mancherà a tutti noi». Il cordoglio arriva anche dal centrosinistra perché Covre, pensatore critico e lungimirante, godeva di stima diffusa. «Ha interpretato il ruolo di amministratore nella sua accezione migliore» commenta la presidente dei Comuni trevigiani Mariarosa Barazza. «Siamo pronti a raccogliere il suo testimone di eretico federalista» sono le parole di Simonetta Rubinato, ex sindaco di Roncade e presidente di Veneto Vivo. Per la presidente degli industriali trevigiani Maria Cristina Piovesana «la perdita di Bepi Covre è un grande dolore personale e per tutta la nostra associazione. Negli anni ha contributo costantemente al dibattito delle idee, ci ha dato tanto, con generosità e intelligenza». Si stringe alla famiglia anche Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio (Covre era membro della giunta): «Perdiamo un grande uomo, apprezzato per la sua visione politica e per le sue capacità imprenditoriali». L’associazione Amici di Giorgio Lago (il giornalista con il quale fondò il movimento dei sindaci del Nordest, per sottoporre al governo la questione settentrionale) ripropone la prefazione di Lago al libro di Covre, «Sono un veneto, storia di un leghista eretico». «Covre s’inventa due volte – scriveva l’amico -. Come imprenditore e come politico, sicché certifica in prima persona anche la formazione di inedito ceto dirigente che caratterizza l’ultimo decennio del nostro Novecento. Il leghista alla Covre ignora da sempre il culto del dio Po, preferendo alle insensate ampolle d’acqua i tranquilli prosecchi e cabernet di casa». Il dolore diventa più forte pensando che non sarà possibile dare a Bepi Covre l’addio che avrebbe meritato, con gli onori della città di cui fu sindaco e della comunità che l’ha sostenuto in tanti anni di battaglie, prima politiche e poi contro il tumore che l’aveva colpito. È stata un’emorragia cerebrale, dovuta a una brutta caduta, a portarsi via lo spirito critico della Lega pochi giorni prima del suo 70esimo compleanno. La funzione sarà in forma privata, come prevedono i protocolli per il contenimento del coronavirus: niente riunioni numerose, e sicuramente l’ultimo saluto a Covre lo sarebbe stato.