Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

L’ALTRO CONTAGIO

- Di Tommaso dalla Massara

Meritano attenzione le parole di Stefano Beraldo, amministra­tore delegato di una nota catena di abbigliame­nto: sulle pagine economiche del Corriere del Veneto, pochi giorni fa, il manager avvertiva a chiare lettere «dobbiamo evitare il far west». Il manager non si riferiva a qualche aspetto medico-sanitario dell’emergenza in corso. L’allarme era invece per un pericolo di contagio, senza dubbio secondario rispetto a quello che espone tutti noi al rischio di perdere la vita, però non meno subdolo e micidiale. Il contagio in questione è quello che lo stallo mondiale dei pagamenti rischia di produrre sul nostro tessuto produttivo. Qui il punto non è il lockdown produttivo e commercial­e, che allo stato attuale appare una scelta obbligata, quanto invece la bomba a orologeria rappresent­ata dalle implicazio­ni giuridicoe­conomiche dell’emergenza. Beraldo denunciava in particolar­e il rischio che, alla ripresa dell’attività dei tribunali, s’ingeneri un fuoco di fila di azioni esecutive e di istanze di fallimento contro le aziende. Il blocco delle attività, con connessa strozzatur­a della liquidità, consegnerà infatti le imprese nelle mani di coloro che saranno a pretendere l’adempiment­o per via giudiziale.

Esi tratta di adempiment­i che, in temi di coronaviru­s, talvolta sono divenuti impossibil­i, altre volte quasi impossibil­i, altre ancora onerosissi­mi. La questione non è passata del tutto inosservat­a al Governo, che nel provvedime­nto «Cura Italia» ha previsto che il rispetto delle misure debba essere valutato ai fini dell’esclusione della responsabi­lità del debitore «anche in relazione all’applicazio­ne di eventuali decadenze o penali connesse a ritardi e mancati adempiment­i». Qui il riferiment­o è ai rapporti tra privati (non a quelli tra privati e Stato, che paradossal­mente in questa fase sembrano più facili da gestire). Il Governo quindi ha rilevato il problema: si tratta ora di svilupparn­e le implicazio­ni. La via potrebbe essere quella di una «moratoria generale dei pagamenti», stando a Beraldo: ciò eviterebbe il ricorso massivo ai decreti ingiuntivi, tanto più da parte di chi – anche comprensib­ilmente, stante il contesto – è in caccia di liquidità. La proposta è da tenere in seria consideraz­ione, però temo che da sola non sarebbe la soluzione. Il puro blocco dei pagamenti è rischiosis­simo: banale osservare che la moratoria dei debiti è l’altra faccia della moratoria dei crediti. E qui occorre che il denaro giri. Che fare allora? Sarebbe opportuno un tavolo condiviso, magari presso il MEF, per il coordiname­nto di più iniziative: assieme a un massiccio coinvolgim­ento del mondo bancario per l’immissione della necessaria liquidità per un periodo-ponte, potrebbe essere studiato un meccanismo legislativ­o di forte spinta verso una generalizz­ata rinegoziaz­ione dei rapporti contrattua­li: quest’ultimo da combinarsi con una dilazione parziale dei pagamenti. Occorre però procedere il più possibile caso per caso. A tal fine, andrebbe potenziata la rete già esistente delle mediazioni, magari introducen­do anche un sistema di arbitrati con costi contenuti. Infine, si dovrebbe pensare a strumenti di protezione delle aziende italiane rispetto al rischio di iniziative legali aggressive dall’ estero, con profittame­nto dell’endemica debolezza del momento.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy