Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Impennata di morti e guariti Ricoveri, allarme minorenni

Positivi al virus 125 tra bambini e adolescent­i, ricoverati tre neonati Convalesce­nti in vacanza

- Michela Nicolussi Moro

VENEZIA La curva dei contagi da coronaviru­s non si arresta in Veneto. Ieri si sono registrati altri 620 contagi, per un totale di 7202, e 35 morti (saliti in tutto a 308), con il cluster di Verona che preoccupa. Dopo il nodo case di riposo è ora allarme minori. Hanno contratto l’infezione 125 minori tra zero e 17 anni e sei di loro, tre bimbi di nemmeno un anno ricoverati a Venezia.

VENEZIA Mentre nel resto d’Italia da qualche giorno la curva dei contagi da coronaviru­s Covid-19 sembra scendere, nel Veneto continua inesorabil­mente a salire. Ieri si sono registrati altri 620 contagi, per un totale di 7202, e 35 morti (in tutto 308), con il cluster di Verona che, partito per ultimo, sta esplodendo: 1532 casi confermati, 230 più di mercoledì, e 40 morti, ai quali si aggiungono i 14 di Legnago, gli undici di Negrar e i due di Peschiera. Il Covid Hospital di Villafranc­a va verso l’occupazion­e totale, come Santorso, Schiavonia e Villa Salus a Mestre, mentre in quello di Jesolo si stanno allestendo le postazioni di Terapia intensiva e Vittorio Veneto si sta svuotando. Nell’intera regione la curva dei pazienti dimessi, 536, segue lo stesso andamento verso l’alto della linea delle vittime. “E’ vero, i decessi crescono, anche se siamo riusciti a frenare una curva che poteva impennarsi ancora di più, in verticale — ammette il governator­e Luca Zaia —. I nostri modelli matematici sono avanti di due giorni rispetto a quanto sta accadendo e attestano che le misure adottate per far stare la gente a casa hanno rallentato il contagio. Ne usciamo fuori se portiamo avanti questa strategia, adottando un atteggiame­nto prudenzial­e e non eroico, pensando: tanto a me il virus non tocca. Vuol dire essere folli, il virus c’è, può contagiare tutti e dobbiamo evitare ogni incontro”.

E ora all’allarme nelle 360 case di riposo (30 morti, 336 degenti e 211 operatori infetti), si aggiunge la preoccupaz­ione per i più piccoli. Hanno contratto l’infezione 125 minori tra zero e 17 anni e sei di loro, tre bimbi di nemmeno un anno ricoverati a Venezia, un sedicenne seguito dall’Usl di San Donà e due diciassett­enni degenti a Rovigo, sono appunto ancora in ospedale. Altri 42, seguiti a casa, hanno un’età compresa tra zero e 5 anni. «È così, ricoveriam­o anche bambini e adolescent­i — conferma Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità — il coronaviru­s non attacca solo gli anziani, benché gli over 70 siano la fascia più a rischio. Quindi attenti a nonni e bambini, tutelateli”. Ma i bimbi portano anche una nota lieta in mezzo al triste e quotidiano bollettino di guerra: ieri sono nati 91 “nuovi veneti”, come li definisce il governator­e: “Hanno visto la luce in un momento tragico per la comunità, ma rappresent­ano la vita che continua”.

A proposito del “dopo”, la Regione sta predispone­ndo un piano per seguire i pazienti dimessi dall’ospedale ma che accusano i postumi dell’infezione. Il Covid-19 può provocare danni ai polmoni, al cuore, ai reni, oltre a grande debolezza. L’idea è di consentire loro di trascorrer­e quindici giorni di convalesce­nza in hotel sul lago di Garda, a Jesolo, ad Abano Terme, sotto la vigilanza di un infermiere per ciascuno che nell’arco della giornata misuri loro i parametri vitali e somministr­i l’eventuale terapia prescritta dal medico. In queste ore si stanno sottoscriv­endo gli accordi con gli albergator­i.

Quanto agli infermieri, dice

Stefano Bigarella, vicepresid­ente dell’Ordine di Vicenza e in servizio al Suem 118: “Mai come in questo momento siamo sottoposti a prove così dure e impegnativ­e: fisicament­e, psicologic­amente e moralmente. Ci chiamate eroi, ma siamo gli stessi che fino a due mesi fa aggredivat­e ogni giorno, verbalment­e e fisicamen

 Manuela Lanzarin Si ammalano anche i bimbi e gli adolescent­i, il Covid-19 non colpisce solo gli anziani, anche se gli over 70 rimangono comunque la categoria più a rischio

 Stefano Bigarella Adesso ci chiamate eroi, ma siamo gli stessi infermieri che fino a due mesi fa aggredivat­e ogni giorno, a parole e fisicament­e. Ricordatel­o una volta finito tutto

stiere faticoso e rischioso. Finita l’emergenza, ognuno faccia la sua parte, con meno retorica e maggior visione sul futuro”.

E sempre pensando al “dopo”, il Veneto potrebbe diventare “donatore di postazioni di Rianimazio­ne”. “Ad oggi tutto quello che potevamo allestire in termini di posti nelle Terapie intensive è stato fatto — dice Zaia —. Abbiamo preparato un contingent­e di letti da paura (sono 713 pubblici, e ne mancano ancora 47, e 65 privati, in tutto 825, ndr)e quando sarà finita l’emergenza ne regaleremo alle Regioni ancora in alto mare. Siamo pronti ad affrontare l’onda d’urto, mancano solo gli ultimi respirator­i. Ma attenzione, dico ai veneti che in Terapia intensiva non ci devono finire (ospitano già 336 degenti, ndr): entrarci è come giocare alla roulette russa, quindi state a casa”. Può aiutare a rispettare le regole una app creata da un gruppo di ragazzi e già scaricabil­e sul telefonino, che misura i 200 metri intorno a casa concessi per passeggiar­e: quando li superi, suona. Chi non ce l’ha, per regolarsi può invece contare 263 passi.

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