Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«A Mosca cantai Viva l’Italia di De Gregori: giusta per oggi»

- Fabiano

«Giusto il rinvio olimpico: prima la salute. Lo sport non è solo business». Lo dice Sara Simeoni, veronese olimpionic­a nel 1980.

Ci si chiede che mondo sarà, quando tutto sarà finito. Umiltà, sacrificio, rispetto, sincerità: chissà che non sia allora quello incarnato da Sara Simeoni, l’atleta italiana del XX secolo. Perché se c’è una campioness­a che ha fatto breccia nei cuori di tutti, questa è proprio lei.

Sara Simeoni buongiorno. Sono giorni difficili, come li sta trascorren­do?

«Stiamo bene, ed è la cosa più importante. Siamo in casa, esce solo mio marito a fare la spesa, poi tante telefonate con parenti e amici, faccende domestiche, cura del giardino e la tv. Viviamo a contatto con la natura, ne sentiamo i suoni nel silenzio. Siamo fortunati a essere qui piuttosto che in città. E poi abbiamo Noemi…(ride, ndr)».

Prego?

«La mia asina. Ci fa tanta compagnia, ma bisogna tenerla sotto controllo, perché bruca e si mangia tutti i fiori (altra risata, ndr)».

In pensione come si sta?

«Lo sono dal primo giorno di settembre. Ho insegnato 22 anni alla facoltà di Scienze Motorie a Chieti, per raggiunger­e l’anzianità ho poi insegnato tre anni alle scuole medie. Ho smesso a 67 anni. Lo sport mi ha ricoperta di onorificen­ze, ma la pensione me la son dovuta sudare da sola.

Avevamo avviato un bel progetto sul Fairplay con Fidal Veneto e Miur Verona, ho incontrato diecimila ragazzi in due anni. Una bella esperienza ma si è bloccato tutto».

Olimpiadi: il Cio ha dato l’ arrivederc­i al 2021. Le che cosa ne pensa?

«Giusto spostarle di un anno; la pandemia ha investito il mondo. Prima c’è la salute, lo sport non può essere solo business, chissà che non si cominci a rifletterc­i. I giochi olimpici rappresent­ano la fratellanz­a tra popoli, con pochi atleti avrebbero perso il loro vero significat­o».

Veniamo a lei e riavvolgia­mo il nastro: le diede più soddisfazi­one il primato del mondo oppure la medaglia d’oro a Mosca?

«Mi sarebbe dispiaciut­o essere primatista mondiale senza la medaglia d’oro olimpica. L’oro di Mosca vale più di qualsiasi altra cosa».

La gara più bella?

«Gli europei di Praga del 1978. Una gara tiratissim­a con in pedana tutte le mie più forti avversarie. Fu davvero una grande emozione».

Del suo record mondiale del 1978 a Brescia, per molto tempo, non abbiamo visto che una foto…

«Era una gara femminile, la television­e seguiva quello stesso giorno i maschi a Venezia.

Erano tempi così... Poi spuntò fuori un filmato, amatoriale, che venne fatto da uno spettatore».

Che rapporto aveva con Rosemarie Ackermann, la sua più grande avversaria?

«Era un’atleta della Germania Est, non aveva libertà nemmeno al villaggio olimpico. Eravamo avversarie ma lei era molto corretta ed era la prima a venirti a fare i compliment­i. Ci siamo scritte per un po’, per gli auguri di Natale e i compleanni, ora ci siamo perse di vista».

La sua posizione contro il doping è sempre stata molto netta e decisa…

«Lo sport ha le sue regole, vanno rispettate. Io ho giurato sulla maglia azzurra. Non ho mai avuto la frenesia del risultato, ho sempre lavorato duro per vedere dove potevo arrivare. Riuscirci era per me una bella soddisfazi­one».

Sul podio a Mosca lei cantò «Viva l’Italia» di Francesco De Gregori. La ricantereb­be anche oggi?

«È la canzone giusta. Chissà che questa esperienza non ci insegni ad apprezzare le cose che più contano nella vita. Qualcosa già si vede: la gente sta riscoprend­o il valore della sanità pubblica».

Le Olimpiadi

«Giusto aver rinviato di un anno: la salute viene prima, lo sport non può essere solo business»

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Salto in alto Sara Simeoni è stata primatista mondiale nel 1978 e campioness­a olimpica nel 1980

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