Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Record di isolamenti. E calano i contagi
La Marca però paga il tributo di vittime più importante: cento decessi in un mese
TREVISO La Marca è, in Veneto, la provincia con il maggior numero di persone in isolamento domiciliare: ieri sera il bilancio dell’Azienda Zero ne indicava 4.346. Mentre la curva dei contagi si mantiene bassa, con un +47 che porta i casi positivi a 1.459, crescono i ricoveri e aumenta il numero delle vittime: sono 99 i decessi registrati nei sei ospedali trevigiani ma quattro pazienti residenti nelle aree dell’Usl 2 sono morti nelle strutture di Vicenza e Belluno.
TREVISO Di codici bianchi e verdi, al pronto soccorso, non se ne vedono quasi più. Anche i gialli si sono drasticamente ridotti mentre i rossi sono in leggero aumento. «Questo perché i pazienti Covid-positivi con patologie polmonari vengono accolti in codice rosso» spiega il primario della medicina d’urgenza di Treviso, il dottor Enrico Bernardi, durante un altro frenetico giorno di gestione dell’epidemia. Non solo i reparti di terapia intensiva e malattie infettive sono fronte di guerra: le ambulanze arrivano giorno e notte, i malati hanno bisogno di cure immediate, spesso vitali. Ora che le strade sono deserte si distinguono rumori anche lontanissimi e le sirene rompono il silenzio delle città. È il Suem 118 che soccorre chi ha bisogno di aiuto.
Da un mese la gestione ospedaliera della Marca è completamente cambiata: ci sono altre emergenze da affrontare e coordinare quotidianamente, e i pazienti non si rivolgono più ai nosocomi per i piccoli malanni che possono essere presi in carico dal medico di base o alleviati con terapie domestiche. Ma se per i pronto soccorso si tratta di una flessione prevista, se i pazienti hanno preso seriamente l’indicazione di rimanere in casa ed evitare le uscite non necessarie («Gli accessi sono calati più del 50%» rileva Bernardi), la «paura di recarsi in ospedale» per la Cardiologia di Conegliano diventa un vero allarme: i pazienti cardiopatici sottovalutano a lungo sintomi che invece richiedono interventi rapidi. «Alcuni arrivano in reparto in condizioni gravi o già troppo tardi – sottolinea il primario, dottor Roberto Mantovan -. Le cardiopatie purtroppo non aspettano la fine della pandemia. Temiamo di dover affrontare, quando sarà terminata, un incremento e un aggravamento di molti casi ora trascurati per paura». In questo periodo la Cardiologia di Conegliano supporta la rianimazione e i reparti internistici facendosi carico dei pazienti non-Covid, mantenendo tutte le attività di cura e ambulatoriali dei pazienti cardiopatici seri che presentano ischemie, scompensi e aritmie. «Stiamo assistendo a un fenomeno preoccupante – continua Mantovan -. Invitiamo i pazienti a continuare la terapia e sottoporsi ai controlli necessari. Devono tenere alta la guardia su sintomi che possono essere segno di allarme come dolore toracico, svenimento, cardiopalmo
Alcuni arrivano in cardiologia che sono in condizioni gravi o è già troppo tardi
intenso e mancanza di respiro. In tal caso devono contattare il medico, la cardiologia o direttamente il 118». Non c’è solo il Covid per i medici in prima linea quotidianamente: nulla va sottovalutato.
Nei pronto soccorso della Marca l’andamento degli accessi è fluido ma si possono fare alcune considerazioni: a Vittorio Veneto prima del coronavirus erano circa 90 al giorno e oggi sono circa 15; a Conegliano si è scesi da 200 a 60; a Treviso ieri i pazienti sono stati una cinquantina mentre nei mesi precedenti si arrivava a punte di trecento. La medicina d’urgenza del Ca’ Foncello è stata trasformata in area-Covid: la maggior parte dei positivi passano per il pronto soccorso quando evidenziano sintomi respiratori; a Treviso e Montebelluna i percorsi sono separati per i deambulanti (che vengono intercettati dal triage esterno) e per chi non cammina (e viene avviato a un iter separato); in altri ospedali invece i percorsi sono sempre separati pur interni alle strutture.