Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Calano contagi e ricoveri Zaia: guai a riaprire in fretta
Ieri 28 vittime ma negli ospedali arrivano un po’ meno pazienti e soprattutto un po’ meno casi gravi In arrivo dal Giappone uno stock di Avigan
VENEZIA Ieri è stata la giornata del doppio segno negativo, sia nel report del mattino che della sera: ricoveri (- 36) e terapie intensive (-6). Resta il record preoccupante di Verona che, spiega Zaia, paga la contiguità con Brescia e arriva a 2323 contagiati e supera Padova. Si allenta quindi la pressione sulle Rianimazioni ma il governatore avverte: «Hong Kong insegna. guai a riaprire in fretta».
VENEZIA Col contagocce, certo, ma la curva epidemiologica in calo si staglia sempre più nitidamente. Un giorno dopo l’altro. Il tratto, visibile ma sottile, lo dà il report giornaliero della pandemia da coronavirus Covid-19 in Veneto. E gli indicatori principali sono quelli «gemelli» dei ricoveri ospedalieri e di quelli in terapia intensiva.
Oltre a 374 nuovi casi di positività registrati ieri (il totale dei positivi attuali è 8.626), ci sono da segnalare 36 ricoverati in meno rispetto a martedì e sei in meno nei reparti di terapia intensiva. «I dati cominciano a muoversi in maniera giusta, - ha sintetizzato ieri il presidente della Regione Luca Zaia - ma non dobbiamo abbassare la guardia. La situazione è sotto controllo con focolai evidenti nelle case di riposo, che continuiamo a tamponare. Ma va detto che siamo lontani dai giorni in cui si registravano 18-20 persone al giorno in terapia intensiva».
L’inversione di tendenza, dopo qualche giorno, lascia uno spiraglio alla speranza ma la parola d’ordine è «non abbassare la guardia» ripetuto allo sfinimento da Zaia e ribadito, di fatto, dal nuovo Dpcm varato ieri dal premier Giuseppe Conte e che proroga gli attuali divieti fino al 13 aprile. La priorità è battere il virus. «Siamo pronti anche al peggio, - dice Zaia confermando il focus sanitario - abbiamo 825 letti e ne stiamo allestendo altri. Qualche scienziato alzerà la mano per dire che si sono allestiti posti letto a Valdobbiadene mai usati, ecco, magari andasse così». La curva discendente è rincuorante e
Zaia
Col senno di poi avremmo dovuto spegnere l’interruttore, e intendo anche le fabbriche, già la sera in cui abbiamo avuto notizie dei primi contagi a Vo’
Si allenta la pressione sulle terapie intensive Zaia: Hong Kong insegna guai a riaprire in fretta
non dovrebbe essere inficiata dai casi positivi che i 10.000 tamponi ancora da analizzare per mancanza dei kit di reagenti inevitabilmente riveleranno nei prossimi giorni. Il coordinamento dei laboratori di analisi dei tamponi è stato affidato al dottor Roberto Rigoli, responsabile della microbiologia di Treviso. Aprile si apre con numeri che vedono ormai in fase di deflagrazione il cluster veronese che supera persino Padova. Si è arrivati a 2.323 contagiati. Padova si ferma a 2.317. Treviso, Venezia e Vicenza oscillano tutte fra i 1.200 e i 1.500 contagi ma a crescere di più è il capoluogo berico con 49 nuovi casi. Treviso, che supera di poco i 1.500 positivi, dopo le settimane di passione del contagio ospedaliero registra con soddisfazione solo 3 nuovi casi e un alto numero di negativizzati: 129, di poco superiore a Padova che «vince» con 132. In totale, la triste conta delle vittime arriva a 489 decessi ospedalieri e 28 extra ospedalieri (nelle case di riposo). Sono 24 i decessi da coronavirus negli ospedali veneti avvenuti ieri: uno a Padova e Camposampiero, due all’ospedale di comunità di Belluno, uno a Feltre, Vittorio Veneto, Montebelluna, Mirano o a Venezia, tre a Dolo, uno a Jesolo e due a Rovigo, uno a Schiavonia, Bassano e Vicenza, e, infine, nel Veronese: sei fra Borgo Roma, San Bonifacio, Villafranca, Negrar e Legnago. Numeri che complessivamente, quindi, sono in lentissimo ma costante miglioramento.
«Ma non si parli ancora di allentare la stretta dei divieti non si stanca di ammonire Zaia - non è tempo,ad esempio, di parlare di riaperture. Abbiamo già pronta una nuova ordinanza che, ancora una volta, sarà più stringente del Dpcm. Lo so, viviamo di fatto da reclusi, ma ciò che non possiamo permetterci è l’effetto Hong Kong. Lì si è riaperto troppo in fretta con una pesante recrudescenza del contagio. Impariamo molto in queste settimane. Col senno del poi si sarebbe dovuto spegnere l’interruttore generale, fabbriche incluse, la sera dei primi contagi a Vo’. Ed è quello che faremo se dovesse ricapitare nei prossimi anni».
Quanto alle cure, il governatore ha spiegato che il Veneto è in procinto di procedere con i test sierologici grazie a due laboratori che si stanno attrezzando e che si è in attesa, dopo l’ok dell’Aifa, di uno stock di Avigan prodotto dalla giapponese Fujifilm.