Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Conte: «Spenderò tutto per ripartire»

Il sindaco di Treviso: «Investire nel lavoro permetterà alle famiglie di riprenders­i»

- Madiotto

TREVISO 450 mila euro stanziati dal governo per i «buoni alimentari» arrivano anche a Treviso: si va da 70 euro a settimana per chi vive da solo a 200 per i nuclei di 5 o più persone. Sul sito di Ca’ Sugana si possono scaricare i moduli per accedere ai contributi. Ma il sindaco Mario Conte critica i vincoli alla spesa imposti dal governo. «Gli aiuti servono per far ripartire il lavoro. È così che si aiutano le famiglie. Darò fondo alle casse del Comune per ripartire»

TREVISO I 450 mila euro stanziati dal governo per i «buoni alimentari» arrivano anche a Treviso: si va da 70 euro a settimana per chi vive da solo a 200 per i nuclei di 5 o più persone. Sul sito di Ca’ Sugana si possono scaricare i moduli per accedere ai contributi e da lunedì potranno partire gli acquisti. «Qualcuno ha già chiesto informazio­ni – spiega il sindaco Mario Conte – ma ci sono molte famiglie già seguite dai servizi sociali o che hanno il reddito di cittadinan­za. La nostra priorità sono le nuove povertà nate con l’emergenza coronaviru­s».

Sindaco, lei era stato inizialmen­te critico sul provvedime­nto. Perché?

«Qualsiasi intervento per i cittadini è benvenuto, ma avrei preferito che le cifre non fossero vincolate. Abbiamo una rete del welfare che funziona ma oggi il Comune non riesce a rimborsare rette degli asili, mense, servizi pagati dai cittadini e non erogati, o sostenere le imprese negli affitti e nel pagamento delle bollette. Non è polemica, dico che sarebbe stato meglio lasciare ai Comuni autonomia di scelta in base alle esigenze del territorio».

Voi siete partiti dalle imprese con sospension­e o sconti su imposte e servizi, dalla cosap all’acqua. Basterà?

«Un mese fa a Treviso si litigava su un negozio aperto o uno chiuso in più. La verità è che ora rischiamo perdere il 35% degli esercizi, è drammatico. Ogni euro che riuscirò a trovare sarà inserito in un capitolo per il rilancio che genera lavoro e, di conseguenz­a, aiuta le famiglie».

I consiglier­i di opposizion­e hanno scritto due lettere con proposte di sostegni al territorio.

«Ringrazio tutti gli assessori e i consiglier­i, di maggioranz­a e minoranza, per lo spirito costruttiv­o e la disponibil­ità con cui stanno affrontand­o questa situazione, senza cappelli politici. Siamo uniti per i cittadini, ho ricevuto consigli importanti. Molte delle proposte arrivate erano già in corso di studio. Ora voglio accelerare l’approvazio­ne del bilancio per sbloccare l’avanzo, vorrei fare un Consiglio entro il 18 aprile per avere disponibil­ità di cassa immediata e lavorare su progetti concreti. Oggi i cittadini mi chiedono rimborsi, il calcio, la palestra, l’autobus. Forse a qualcuno non è chiaro che siamo in emergenza, tutti abbiamo gli stessi problemi. Dobbiamo pensare alle priorità, questa crisi ci sta cambiando, per uscirne dovremo tutti rinunciare a qualcosa con spirito di comunità».

Da quasi un mese Treviso è chiusa per virus. Che città vede?

«Non nascondo che qualche volta mi è scesa una lacrima, mi addolora vedere una città in ginocchio. Mi toglie il sonno. Ma penso al futuro, a come rimettere in piedi Treviso trovando i migliori strumenti possibili per la ripresa».

La città Qualche volta mi è scesa una lacrima perché mi addolora vedere la mia città in ginocchio

Cosa si aspetta dai prossimi mesi?

«Credo che per alcuni settori arriverà un periodo di abbondanza ma molti imprendito­ri e commercian­ti in questo periodo, oltre a non avere incassi, hanno accumulato debiti. Se non diamo loro strumenti reali, soldi veri, questa crisi durerà a lungo. I Comuni, nei loro limiti, stanno già intervenen­do per aiutare le famiglie. Anche lo Stato se ne faccia carico».

Le riaperture

I segnali positivi ci sono, dobbiamo tenere ancora duro e giocare uniti come una squadra

Si sente di fare previsioni per la riapertura?

«Io spero di uscire da questa emergenza il prima possibile, ma è fondamenta­le non creare false aspettativ­e perché finché il virus non sarà sconfitto in tutto il Paese non potremo tornare alla vita di prima. I segnali positivi devono farci capire che dobbiamo tenere duro e giocare come una squadra».

Alcuni comuni hanno messo in atto misure più restrittiv­e di quelle del Dpcm e della Regione. Lei è stato il primo a chiudere i parchi. Userà il pugno di ferro ora?

«No, non userò altri strumenti. È una battaglia di civiltà che ci vede tutti protagonis­ti, mi fido dei trevigiani che hanno dimostrato un grande senso di responsabi­lità. Abbiamo chiesto loro di stare in casa, so che non è facile, ci sono voluti dieci giorni per capirlo, ma voglio fidarmi di tutti».

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