Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
I decessi negli ospedali in linea con il passato Burioni: «Dati parziali»
I numeri offrono sempre un elemento di riflessione ma per ogni tipo di analisi dettagliata bisognerà aspettare: «Tutti i dati che abbiamo a disposizione oggi a livello nazionale sono parziali. Quanti saranno i decessi e come si comporterà il virus lo vedremo a marzo dell’anno prossimo paragonando non gli ospedali, ma il numero complessivo di decessi sul territorio negli anni precedenti».
Il virologo Roberto Burioni è uno dei massimi esperti in materia di contagi, virus e vaccini, docente al San Raffaele di Milano e seguitissimo divulgatore scientifico. Ieri ha preso in esame i risultati emersi da un’indagine dell’Usl 2 di Treviso in merito ai decessi ospedalieri nei sei plessi della Marca. Sono stati considerati i primi tre mesi dell’anno dal 2017 al 2020 ed è emerso che la differenza è maggiore di «sole» 25 vittime nonostante 109 persone siano morte con positività al Covid19. Per l’azienda sanitaria si tratta per la gran parte di pazienti con gravi patologie pregresse e di età avanzata (mediamente intorno agli 80 anni). Nessuno a Treviso ha mai sottovalutato l’emergenza ed è un dato di fatto: le forze messe in campo dall’Usl 2 sono massicce, gli interventi mutano con il variare dei picchi e delle situazioni di rischio, i sanitari lavorano giorno e notte per contenere l’evoluzione del coronavirus; la prevenzione sta portando risultati, nonostante il doloroso tributo di vittime, e ciò dimostra che le misure devono essere rigidamente rispettate.
«Rientra nell’osservazione dei dati nazionali che la mortalità in Veneto sembra essere molto inferiore rispetto alla Lombardia, 1,5% e 10% – evidenzia Burioni -. Il Veneto ha fatto molti tamponi e identificato molti pazienti ma si tratta di un’epidemia di dimensioni enormi, le cose sono molto più complicate di così e sicuramente ci sono più persone colpite dal virus di quanto emerga». Non c’è un «caso Lombardia» e non c’è un «caso Treviso» secondo il virologo: «È facile parlare in teoria ma un confronto si potrà fare quando avremo una maggiore disponibilità di dati. Due sanità molto organizzate hanno cercato di rispondere a questa sfida al loro meglio, in modo diverso».
Burioni non entra nello specifico delle differenze nella gestione delle due Regioni, «sono un virologo, non giudico i sanitari»; ma conclude: «Il Veneto fa benissimo ad analizzare la presenza di anticorpi nelle persone per capire quanti hanno già avuto il virus, è una procedura positiva. Chiedo però a tutti di non mollare la presa perché siamo ancora in mezzo al guado e l’uscita dall’emergenza potrebbe essere lunga».
Il Veneto ha fatto tanti tamponi, ma i positivi sono molti di più quanto possa emergere