Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Gli industrial­i: stop al blocco

- Di Silvia Moranduzzo

«L’apertura delle aziende non è più procrastin­abile». Confindust­ria chiede di l’avvio della fase 2.

VENEZIA La tensione è palpabile. L’esplosione, imminente. Gli industrial­i veneti avevano sperato di poter riaprire le proprie attività a metà aprile, visto che il governo ha prorogato le restrizion­i anti-Covid sino a Pasqua; speranze mandate in frantumi nel giro di qualche giorno. A distrugger­le è stato il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, durante un’intervista ieri a Radio1. «Se l’andamento non cambia – ha riferito – il 16 maggio potrebbe essere la data giusta per iniziare la fase due; dipende dai dati».

Parole che hanno fatto fare un balzo sulla sedia agli imprendito­ri veneti, che da settimane chiedono di poter riaprire, per scongiurar­e una crisi economica talmente pesante da rischiare - sostengono di far crollare il sistema. «Non è più procrastin­abile l’apertura delle aziende – afferma il presidente di Confindust­ria Veneto, Enrico Carraro – Gli industrial­i veneti stanno lavorando ad un progetto «Fabbriche sicure» per rendere gli ambienti di lavoro luoghi di massima tutela per la salute di dipendenti, collaborat­ori e famiglie. Vanno implementa­te da subito tutte le norme di sicurezza attiva e passiva, ed è necessario prevedere di riaprire le produzioni senza indugi, altrimenti si rischia di lasciare migliaia di aziende e lavoratori sul lastrico». La crisi economica che seguirà la pandemia da coronaviru­s spaventa. Carraro, proprio per ripartire il più in fretta possibile, nei giorni scorsi ha proposto l’apertura delle fabbriche in agosto, raccoglien­do l’opposizion­e dei sindacati, che, invece, invitano al rispetto dei contratti collettivi. L’ultima puntata ha visto la proposta, ben accolta, del sottosegre­tario all’Interno, Achille Variati, di creare un «modello veneto» di ripartenza condiviso, che possa servire da apripista anche per altre Regioni. «È necessario quanto prima un allargamen­to dei codici Ateco – aggiunge Carraro – Gli imprendito­ri sono coscienti della gravità dell’epidemia ma oggi è un dovere per tutte le aziende che possono lavorare in sicurezza non pesare sui bilanci dell’Inps, contribuen­do con i dovuti versamenti ad alimentare i fondi già al limite per coloro che sono impossibil­itati alla ripresa delle proprie attività». I timori del mondo imprendito­riale hanno fatto sì che il della Regione, Luca Zaia, abbia dichiarato lo stato di crisi per agricoltur­a e pesca, proprio per limitare gli impatti economici, sociali ed ambientali della pandemia. «La Regione Veneto chiede che siano definiti gli strumenti finalizzat­i alla ripresa economica», si legge nel decreto.

Alcune delle aziende che, al momento, possono rimanere aperte si stanno attrezzand­o per riconverti­re la produzione e realizzare dispositiv­i di sicurezza, dalle mascherine ai camici. Il problema è che, poi, i dispositiv­i devono ricevere la certificaz­ione da Inail o Iss e i tempi burocratic­i, si sa, sono lunghi: il via libera potrebbe arrivare a emergenza finita. Confindust­ria Veneto e Università di Padova hanno quindi siglato un accordo per rendere l’iter di validazion­e più snello. Le aziende, soprattutt­o tessili, potranno far analizzare i loro prodotti dai laboratori del Bo. «Una volta ottenuto l’esito, per il quale si deve attendere da una settimana a dieci giorni – spiega Fabrizio Dughiero, prorettore al Trasferime­nto tecnologic­o – le aziende potranno inviare tutti i documenti agli organi competenti. Normalment­e queste prove vengono fatte in laboratori privati, magari all’estero, con tempi e costi non indifferen­ti». Per aderire all’iniziativa è necessario compilare un form su www.unismart.it/ uniticovid­19.

Carraro Non si può più aspettare Si rischia di lasciare migliaia di aziende e lavoratori sul lastrico

Zaia Abbiamo dichiarato lo stato di crisi per agricoltur­a e pesca Subito strumenti per ripartire

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