Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Quarantena di tre settimane «Decisione inevitabil­e»

Giù ricoveri e letti in intensiva ma altri 4 morti. L’Usl: non è ancora finita

- Silvia Madiotto

TREVISO Calano i ricoveri, calano le terapie intensive, il numero dei contagi si tiene su un morbido rallentame­nto. Ma aumentano i trevigiani in isolamento domiciliar­e, ben 4.196 persone che non possono uscire di casa, con rischi penali se saranno trovati anche solo in strada. La brutta notizia è che i tempi per superare la quarantena si sono allungati e se due settimane sembravano tante, l’Usl 2 ha allungato il periodo per il tampone definitivo fino a 21 giorni. «Finché non cambierann­o le ordinanze» annuncia il dg Francesco Benazzi.

In un mese e mezzo i tamponi nella Marca sono stati 16 mila e continua il monitoragg­io sul personale sanitario. I tamponi hanno evidenziat­o 161 positività, 56 operatori sono rientrati in servizio e in quarantena ce ne sono ancora 105. Si tratta di 68 infermieri, 45 oss, 28 medici, 7 studenti di profession­i sanitarie, 4 ostetriche, 3 specializz­andi, 2 fisioterap­isti e 1 dipendente amministra­tivo. Tra i medici di famiglia, su 550 test l’1,6% ha dato esito positivo. «Ringrazio tutti per il lavoro che fanno e continuano a fare» commenta Benazzi. Fino ad ora i tamponi fatti nella Marca sono 16 mila e la necessità di far rientrare prima gli operatori, utili ai reparti, e il controllo sulle case di riposo ha costretto l’Usl a una scelta. «Epidemiolo­gi e virologi ci dicono che purtroppo il virus, in alcuni casi, può sopravvive­re nell’organismo più di 14 giorni, dobbiamo fare i tamponi prima ai nostri operatori perché, in caso di negatività, possono tornare in servizio. Per loro abbiamo tenuto la quarantena a 14 giorni. Per tutti gli altri abbiamo spostato a 21 giorni». I segnali di speranza arrivano dai reparti dei sette ospedali della Marca: sono 377 i ricoveri in area non critica (- 22 in una giornata) e cala anche il numero delle terapie intensive, l’assistenza respirator­ia è necessaria a 51 persone. Il bollettino di ieri indicava 1.655 trevigiani positivi al Covid da inizio epidemia, con un aumento di 38 casi; i pazienti attualment­e positivi sono 1.380, ieri 23 persone sono risultate negative arrivando 167 persone guarite.

Aumenta invece il numero dei decessi con un bilancio provincial­e di 118 morti dal 25 febbraio: ieri le vittime sono state 4. Tre sono state registrate negli ospedali di Treviso, Conegliano, Vittorio Veneto: durante la notte, in sinistra Piave, sono morti due uomini over 70 che rientrano nel cluster della «partita a carte», e che riguarda i comuni di San Fior, Orsago e Cordignano; nel corso della giornata è spirato al Ca’ Foncello un uomo over 80; tutti e tre i pazienti presentava­no anche altre patologie gravi. Una vittima è stata registrata anche nel centro di servizi di Ormelle. «Non abbassiamo la guardia perché siamo ancora in trincea, è chiaro che i dati in diminuzion­e dei contagi fanno ben sperare ma non dobbiamo illuderci – chiude Benazzi -. Noi speriamo di essere in fase “piatta” dei contagi ma dobbiamo tenere alta la sorveglian­za. Non ne siamo ancora usciti. Rimanete a casa, è una sfida che coinvolge tutti. Qualcuno ha invocato l’esercito: non ne abbiamo bisogno, abbiamo il nostro esercito, le nostre persone, le nostre task force che lavorano da settimane in modo sinergico».

La partita a carte

Fra le vittime di ieri anche due ultra settantenn­i della «partita a carte» fatale

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