Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Palaverde, 1600 test negativi «Al momento nella Marca non ci sono più focolai attivi»
Il rispetto delle regole ha preservato i lavoratori
negli ospedali, anche perché abbiamo maggiore disponibilità di tamponi. Se si dovessero accendere altri focolai potremmo controllarli con più efficacia». L’azienda sanitaria sta anche cercando di capire quali siano i luoghi nei quali l’epidemia ha preso una forma più violenta: «Riteniamo che gli assembramenti, i ritrovi numerosi e le feste da ballo, siano stati vettori del virus più dei luoghi di lavoro – evidenzia il dg -. Durante gli assembramenti i contatti sono più ravvicinati e durano per più tempo, mentre al lavoro le distanze fra le persone sono rispettate. Al Palaverde siamo andati a cercare il virus in chi è rimasto sempre operativo. In due mesi di isolamento coatto la popolazione ha appreso le semplici regole per evitare i contagi, uso della mascherina, lavaggio frequente delle mani, guanti e liquido igienizzante. Chi è stato a casa non si è contagiato». Sono esclusi dalla statistica generale i luoghi di lavoro soggetti a forte rischio come ospedali e case di riposo (in alcune il virus è diventato letale). La mappa dei contagi della Marca racconta una provincia divisa in due: la sinistra Piave è stata martoriata, soprattutto nei Comuni in cui insistono residenze per anziani. «Il cluster più impegnativo è stato fino ad ora quello dell’area di Conegliano, Vittorio Veneto e comuni confinanti, lo chiamiamo ancora il cluster “della partita a carte” perché sembra essere partito da lì – dice Benazzi -. Era il periodo di massima virulenza del Covid, con un indice di contagiosità di 3.5. Le persone che frequentavano quell’ambiente hanno infettato conoscenti e familiari, e da lì il cerchio si è allargato». Ora Treviso ha un indice di circa 0.3. «Il virus sta deponendo le armi ma oggi la cosa più importante – chiude Benazzi – è che le minori restrizioni non si trasformino in un “liberi tutti” di passeggiate a Jesolo e aperitivi fuori dai locali.
Benazzi
Gli assembramenti e le feste sono stati vettori del virus più dei luoghi di lavoro che sono sicuri