Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
700mila presìdi fuori norma
Sono quasi 700mila le mascherine irregolari sequestrate dalla Finanza. Intanto l’Università di Padova ha bocciato otto ditte su dieci che avevano presentato progetti di riconversione.
PADOVA Prevenire e sanzionare. A Padova la lotta alle mascherine irregolari viaggia su due binari: da un lato l’Università aiuta le aziende che stanno convertendo la produzione a fabbricare correttamente le protezioni, dall’altro la guardia di finanza passa al setaccio i prodotti non conformi già lanciati sul mercato. Il risultato è che durante il lockdown le Fiamme Gialle hanno sequestrato quasi 700mila mascherine, e che l’Ateneo ha dovuto «correggere» i progetti di otto imprese su dieci per non mandarle incontro alla stessa sorte. I due sequestri più consistenti riguardano la Green Energy Innovation di Saonara e un altro grossista di Veggiano, dove la Finanza ha scovato oltre 380mila mascherine chirurgiche con certificato Ce irregolare e ha denunciato i due rappresentanti legali per frode in commercio; in una delle due aziende sono stati rinvenuti anche 36.650 imballaggi ed etichette con marchio Ce illegale. I militari di Cittadella invece hanno sequestrato 195.750 mascherine alla Barter 4 Media di Carmignano di Brenta, che si era già vista ritirare migliaia di dispositivi dalla Finanza di Venezia. In questo caso le indagini sono arrivate ai due fornitori con sede in Liguria e in Lombardia, dove i finanzieri hanno sequestrato altre 33mila mascherine in magazzino. Nel complesso, la Finanza ha eseguito 111 controlli che hanno portato a sequestrare 683.736 mascherine (quasi tutte importate dalla Cina), undici denunce e due sanzioni. Denunciate inoltre due parafarmacie che vendevano mascherine a costi sproporzionati (in un caso anche a 25 euro, per un rincaro del 2.400%) e hanno sequestrato circa 1.600 litri e 22mila etichette di prodotti venduti senza certificazione come disinfettanti e biocidi. Sul fronte accademico, l’Ateneo sta aiutando le aziende che hanno deciso di convertirsi alla mascherine nella valutazione tecnica dei prodotti, sia fabbricati che importati. «Per ora abbiamo evaso 50 domande - spiega Fabrizio Dughiero, prorettore al trasferimento tecnologico - di queste, solo una dozzina hanno ricevuto valutazione positiva: se le altre aziende avessero messo le mascherine sul mercato senza consultarci, avrebbero avuto dei problemi».