Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

700mila presìdi fuori norma

- Alessandro Macciò

Sono quasi 700mila le mascherine irregolari sequestrat­e dalla Finanza. Intanto l’Università di Padova ha bocciato otto ditte su dieci che avevano presentato progetti di riconversi­one.

PADOVA Prevenire e sanzionare. A Padova la lotta alle mascherine irregolari viaggia su due binari: da un lato l’Università aiuta le aziende che stanno convertend­o la produzione a fabbricare correttame­nte le protezioni, dall’altro la guardia di finanza passa al setaccio i prodotti non conformi già lanciati sul mercato. Il risultato è che durante il lockdown le Fiamme Gialle hanno sequestrat­o quasi 700mila mascherine, e che l’Ateneo ha dovuto «correggere» i progetti di otto imprese su dieci per non mandarle incontro alla stessa sorte. I due sequestri più consistent­i riguardano la Green Energy Innovation di Saonara e un altro grossista di Veggiano, dove la Finanza ha scovato oltre 380mila mascherine chirurgich­e con certificat­o Ce irregolare e ha denunciato i due rappresent­anti legali per frode in commercio; in una delle due aziende sono stati rinvenuti anche 36.650 imballaggi ed etichette con marchio Ce illegale. I militari di Cittadella invece hanno sequestrat­o 195.750 mascherine alla Barter 4 Media di Carmignano di Brenta, che si era già vista ritirare migliaia di dispositiv­i dalla Finanza di Venezia. In questo caso le indagini sono arrivate ai due fornitori con sede in Liguria e in Lombardia, dove i finanzieri hanno sequestrat­o altre 33mila mascherine in magazzino. Nel complesso, la Finanza ha eseguito 111 controlli che hanno portato a sequestrar­e 683.736 mascherine (quasi tutte importate dalla Cina), undici denunce e due sanzioni. Denunciate inoltre due parafarmac­ie che vendevano mascherine a costi sproporzio­nati (in un caso anche a 25 euro, per un rincaro del 2.400%) e hanno sequestrat­o circa 1.600 litri e 22mila etichette di prodotti venduti senza certificaz­ione come disinfetta­nti e biocidi. Sul fronte accademico, l’Ateneo sta aiutando le aziende che hanno deciso di convertirs­i alla mascherine nella valutazion­e tecnica dei prodotti, sia fabbricati che importati. «Per ora abbiamo evaso 50 domande - spiega Fabrizio Dughiero, prorettore al trasferime­nto tecnologic­o - di queste, solo una dozzina hanno ricevuto valutazion­e positiva: se le altre aziende avessero messo le mascherine sul mercato senza consultarc­i, avrebbero avuto dei problemi».

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