Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Gabbie di plexiglass tra giudici e avvocati: i processi nell’era Covid
Il caso Prime udienze «protette» a Vicenza. Seguiranno Padova e Verona
VICENZA Seduto sulla poltrona - sotto la scritta «La Legge è uguale per tutti» - il giudice di pace Massimo Zampese allunga una mano fino a sfiorare la parete trasparente. «Beh, qui ci sentiremo tutti più al sicuro...», ammette picchiettando con le dita sul plexiglass.
Da oggi a Vicenza i processi si celebreranno così. In quattro aule il presidente del tribunale Alberto Rizzo ha fatto installare un sistema di pannelli, quasi invisibili, che servirà a proteggere dal Covid 19 le diverse parti che si fronteggiano nei procedimenti giudiziari. Somigliano a gabbie di vetro: una per il giudice, una per il pubblico ministero, un’altra per i testimoni e un’altra ancora per avvocato e imputato. Tutti divisi e «schermati», per ridurre al minimo il rischio di entrare in contatto con particelle di saliva che possano veicolare virus e batteri.
Ecco l’inedito scenario delle udienze al tempo della pandemia. I magistrati di Vicenza esordiranno questa mattina alle 9.30. Padova e Verona pare si stiano attrezzando per adottare la stessa soluzione.
Non è l’unica precauzione, sia chiaro. Ogni aula - che verrà sanificata almeno una volta al giorno - avrà un ingresso riservato ai giudici, che indosseranno guanti e mascherina. Gli stessi dispositivi saranno obbligatori per chiunque metterà piede lì dentro. Ci saranno controlli - anche da parte dei carabinieri - all’ingresso nel Palazzo di Giustizia, mentre nei corridoi sono comparsi distributori di disinfettante per le mani, e il pavimento è stato disseminato di strisce adesive per rimarcare la distanza tra le persone. Infine, nelle aule più grandi (dove non è stato necessario installare i divisori trasparenti) potrà accedere un numero limitato di persone.
«Questi pannelli sono una buona soluzione - prosegue Zampese - perché garantiscono il diritto alla salute ma anche quello ad avere udienze che si svolgano nelle migliori condizioni possibili». L’alternativa è il processo in videoconferenza, sistema che proprio Vicenza ha saputo sviluppare al punto che, in queste settimane, perfino le direttissime si sono potute svolgere a distanza. «Ma queste pareti di vetro sono l’unico modo per consentire la presenza in aula in totale sicurezza», assicura il presidente Rizzo. «Ovviamente appena l’emergenza sanitaria sarà finita, i pannelli di plexiglass verranno rimossi. Nel frattempo i giudici saranno liberi di esaminare ciò che viene detto durante l’udienza anche alla luce di quei “dettagli” che in videoconferenza rischierebbero di perdersi, come l’immediatezza delle risposte o le espressioni dei testimoni...».
Dall’inizio dell’emergenza, la macchina della Giustizia ha subito una brusca frenata proprio per il rischio che le aule si trasformassero in focolai di infezione. Da oggi, grazie alle «gabbie di vetro», Vicenza prevede di dare una forte accelerata con l’obiettivo di tornare presto a garantire gli stessi standard pre-coronavirus. «Ora più che mai conclude Rizzo - per tutti, ma soprattutto per gli imprenditori vicentini già provati dal lockdown, è fondamentale poter contare su una Giustizia efficiente».
Il giudice Roberto Venditti, che svolge anche l’incarico di coordinatore dei gip, dice che le pareti trasparenti sapranno garantire distanze e separazioni: «Se tutti collaboreranno, da qui in avanti non ci sarà alcun problema a svolgere le udienze». Soddisfatti anche gli avvocati vicentini, che hanno contribuito all’acquisto di alcuni dei trenta pannelli sparsi per le aule. Il presidente dell’Ordine, Alessandro Moscatelli, ne è convinto: «Si tratta di un’iniziativa efficace e positiva, che aiuterà a rimettere in moto la nostra Giustizia».
Questi pannelli garantiscono il diritto alla salute ma anche quello ad avere processi che si svolgono nelle migliori condizioni possibili. Se tutti collaborera nno, d’ora in avanti le udienze si faranno senza alcun problema