Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Post contro Silvia «l’islamica» scoppia il caso Giorgetti
Le opposizioni chiedono scuse e dimissioni, lui cancella il post ma non ritratta
VENEZIA «Una musulmana in più e 4 milioni in meno». Così il vice presidente del consiglio regionale, Massimo Giorgetti, ha commentato la liberazione di Silvia Romano, la coopertante rapita in Africa. Bersagliato dalle critiche e dalle richieste di scuse e dimissioni, Giorgetti ha cancellato il post su Facebook, ribadendo però le sue critiche.
VENEZIA «Se sono contento per la liberazione di Silvia Romano? Per niente. Ora avremo una musulmana in più e quattro milioni di euro in meno. Un affare proprio... E se un operatore della nostra intelligence ci avesse lasciato la pelle, lo Stato quanto avrebbe dato a vedova e orfani?».
L’ha detta ma stavolta davvero troppo grossa. Se n’è accorto lui per primo, il vice presidente veronese del consiglio regionale Massimo Giorgetti, che difatti poi ha cancellato tutto. Troppo tardi, però: nell’era di internet tutto resta agli atti per sempre e così lo screenshot del suo post pubblicato nelle ore della liberazione della giovane cooperante aveva già fatto il giro del Paese, rimbalzando da un profilo all’altro, da un sito all’altro, in coda ai titoli di Libero e del Giornale, alle parole di Matteo Salvini e di vari altri esponenti della destra italiana. Con code inevitabili di polemiche.
«Giorgetti deve vergognarsi - attacca il gruppo regionale del Pd -. Il suo post su Silvia Romano, poi frettolosamente rimosso, è indecente. Stiamo parlando di un’italiana che è andata ad aiutare una popolazione povera, bambini in un orfanotrofio, “a casa loro”. Silvia è stata rapita durante la sua permanenza nel villaggio in cui svolgeva la sua missione: dopo un anno è mezzo è stata finalmente e giustamente liberata e portata a casa dalle autorità italiane. Dovremmo essere tutti contenti e stop».
Il punto del contendere, per la destra italiana, è la conversione della ragazza all’Islam, una scelta volontaria e consapevole, secondo quanto detto da lei stessa una volta tornata in Italia. «La discussione sulla religione di Silvia Romano, un fatto privato, è allucinante - proseguono i dem -. Durante il rapimento qualsiasi persona cerca risorse al proprio interno per salvarsi. È poi quantomeno vergognoso non ricordare che viviamo in uno stato laico! Pensare che sia giusto salvare o meno le persone sulla base dell’identità religiosa ricorda periodi cupi della nostra storia in cui le persone venivano deportate e uccise perché appartenenti ad una determinata ‘razza’. Infine, se non fosse sufficientemente grave la sostanza, c’è anche una questione di forma: Giorgetti si ricordi che prima di tutto è un rappresentante istituzionale con un ruolo importante: dovrebbe usare ben altri toni».
Critiche a cui si è associato il gruppo dei Cinque Stelle, che chiede le scuse formali dell’esponente di Fratelli d’Italia: «Non abbiamo parole per descrivere la vergogna e l’indignazione che suscita quanto ha scritto, incredibile quanto in basso possa scendere un essere umano. È vero che, sommerso dagli insulti, ha cancellato il post. Rimane il fatto che chi ha un ruolo istituzionale non può permettersi di pubblicare frasi di quel tipo, dichiaratamente razziste e che Giorgetti ha una volta ancora disonorato l’istituzione di cui è rappresentante. Chiediamo le sue pubbliche scuse e la presa di distanza da parte dell’Ufficio di Presidenza del consiglio».
Articolo 1, con il segretario Gabriele Scaramuzza, invoca le dimissioni: «Da Giorgetti, per lunghi anni militante in organizzazioni della destra estrema evidentemente nostalgiche del periodo fascista, non conta la liberazione di una giovane connazionale, ma l’utilizzo sprezzante del termine “musulmana” come equivalente di “terrorista”. Farneticazioni». Ma Giorgetti, che nega qualunque pentimento spiegando di aver cancellato il post su Facebook solo per non incappare nella policy anti odio del social network e nella conseguente sospensione, insiste: «Ribadisco la mia rabbia per un governo che, accettando il pagamento di un riscatto, ha di fatto finanziato gli jihadisti alShabaab, che secondo i dati dell’Africa Center for Strategic Studies di Washington, è il più letale gruppo jihadista in Africa. Non voglio essere frainteso – continua Giorgetti – perché ciascuno è libero di fare le proprie scelte religiose, ma non posso non esprimere il mio sconcerto nel vedere ostentare, in quel contesto, l’adesione a quella stessa religione che i terroristi di AlShaabab vogliono imporre con la forza. Questo a parer mio è uno schiaffo a tutte quelle donne coraggiose che a quella sharia si ribellano in nome della libertà e della dignità e per questo vengono incarcerate, condannate, frustate in pubblico e spesso uccise». Un chiarimento ritenuto sufficiente dal presidente del consiglio regionale, il leghista Roberto Ciambetti.
Il Pd: post indecente, Silvia aiutava popoli poveri «a casa loro» come di solito dite voi
M5s: incredibile quanto in basso possa scendere l’essere umano, ricordi che ha ruoli istituzionali