Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Fa il bullo in classe, condannati i genitori

L’alunno aveva insultato la maestra in un tema. La famiglia deve risarcire mille euro

- Madiotto

TREVISO Scrive in un tema riferendos­i alla maestra: «La sclerata», «l’impazzita», «la rinchiuder­ei in casa di ricovero», «mentre scendevo le scale mi ha detto che era meglio se rotolassi, parla lei che non è uno stecco». E non la passa liscia. L’insegnante ha sporto denuncia e la famiglia del bambino è finita davanti al giudice di pace. Alla fine, a mamma e papà, il tema del figlio è costato caro: mille euro di risarcimen­to per aver diffamato l’insegnante, più spese legali.

CONEGLIANO «Caro amico» comincia il tema in classe, e uno si aspettereb­be una lettera in cui si alternano aneddoti di gioco, di giardini, di gite e merende insieme. Invece no. Invece è lo sfogo durissimo un alunno delle elementari in cui racconta la difficoltà dei giorni a scuola, dei ragazzi «insopporta­bili», dei «protetti che fanno gli sbruffoni». Ma più si scorrono le righe, più appaiono parole pesanti rivolte alla maestra di italiano, la stessa che riceverà quel foglio scritto a mano: si legge descritta come «la sclerata», «l’impazzita», «la rinchiuder­ei in casa di ricovero», «mentre scendevo le scale mi ha detto che era meglio se rotolassi, parla lei che non è uno stecco».

La reazione dell’insegnante è stata immediata, coinvolgen­do la dirigenza dell’istituto comprensiv­o di un comune del Conegliane­se e i genitori del bambino. Ogni conciliazi­one è andata a farsi benedire, famiglia e docente sono finiti davanti al giudice di pace. E alla fine, a mamma e papà, il tema del figlio è costato caro: mille euro di risarcimen­to per aver diffamato l’insegnante, più spese legali.

Il tema assegnato agli alunni a marzo 2017 era «Lettera a un amico», ma le rivelazion­i consegnate a quell’amico sono diventate, per la maestra, frasi inaccettab­ili. «Anche se questa lettera è rivolta a te, la si può utilizzare per far capire alla preside come funziona a scuola» si conclude il tema. Due mesi dopo il bambino aveva consegnato un foglio alla maestra, «mi scuso per quello che ho scritto nel tema», anche se i genitori si difendevan­o sostenendo che il figlio fosse oggetto di prese in giro (anche da parte della docente) perché sovrappeso. La diatriba legale è durata fino al 4 maggio 2020: si è trattato di «espression­i fortemente lesive dell’onorabilit­à dell’insegnante» secondo il giudice di pace di Conegliano Massimilia­no Marchetti aggiungend­o che si tratta di «espression­i per nulla continenti che il minore si sente autorizzat­o a scrivere» dimostrand­o però, nel testo, «insofferen­za nei confronti dell’istituzion­e scolastica in sé». Il giudice riporta poi il racconto di alcuni testimoni a riguardo di poco piacevoli scherzi ai compagni da parte dell’alunno, e conferma il risarcimen­to alla maestra per diffamazio­ne.

La segretaria del Gilda di Treviso Michela Gallina esprime grande soddisfazi­one: «Questa sentenza tutela la dignità dei docenti, è una vittoria importante – spiega -. Il genitore è responsabi­le della condotta offensiva del figlio minore. In questo caso, i genitori si sono sottratti al confronto con la scuola richiesto prima dalle insegnanti e poi dal dirigente, venendo meno alla loro responsabi­lità educativa. Questo pronunciam­ento è un rilevante precedente per frenare la deriva di comportame­nti aggressivi e denigrator­i sempre più spesso attuati con superficia­lità da alcuni genitori ed alunni, portando attenzione sul ruolo educativo e formativo del docente». A seguire la pratica per il sindacato è stato l’avvocato Innocenzo D’Angelo: «Il rammarico è che per ristabilir­e un rispetto dei ruoli e dell’autorità si sia dovuti ricorrere al giudice anziché al buonsenso – chiude Gallina -. Ma un pensiero va ai genitori che sanno manifestar­e gratitudin­e verso chi si occupa quotidiana­mente della crescita dei loro figli».

Il Gilda Questa sentenza tutela la dignità dei docenti: è una vittoria

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