Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Furlan: «I talenti non mancano, serve la fame»

- Barana

È stato 19 Atp nel 1996, poi nessuno ha nemmeno avvicinato, in Veneto, quei livelli. Il trevigiano Renzo Furlan, dt della Serbia su indicazion­e di Novak Djokovic, parla del tennis e delle prospettiv­e.

Dopo di lui il diluvio. «No, non credo sia un caso» ammette Renzo Furlan, l’ex tennista di Conegliano, oggi, a 50 anni, coach di Jasmine Paolini (e in passato di Francesca Schiavone) e dal 2016 - su segnalazio­ne di Novak Djokovic - direttore tecnico della Federazion­e serba. Sovviene però, un filino riadattata, proprio la massima di Madame de Pompadour per spiegare cosa è successo al tennis veneto dopo di lui. Furlan nel 1996, tocca il numero 19 del ranking Atp e gli ottavi a Wimbledon. L’anno prima i quarti al Roland Garros, nel 1996 e 1997 due semifinali di Coppa Davis. Da allora nessun tennista veneto si è nemmeno avvicinato a quei livelli.

Furlan, lei si è dato un spiegazion­e?

«Forse in Veneto manca la capacità di insegnare che c’era ai miei tempi. E, nei ragazzi, la predisposi­zione alla competizio­ne».

Ma non mancano anche i talenti?

«Ragazzi forti ce ne sono ma il talento non basta. Puoi anche un gran tocco di palla, ma se ti manca la fame non vai da nessuna parte. La mia storia sta lì a dirlo...».

Com’era Furlan?

«Io? Non ero certo un predestina­to. Però ero un animale da gara».

La chiamavano «soldatino». E’ stato un Andreas Seppi ante litteram?

«Da ragazzino giocavo con qualunque cosa capitasse. Non è che dalle mie parti ci fosse molto altro... Me la cavavo nel calcio, per il tennis ero portato, ma non pensavo che avrei fatto carriera».

Qual è stata invece la sua sliding doors?

«A 14 anni vinsi un torneo a Treviso e fui selezionat­o per il centro federale di Riano. Lì incontrai Riccardo Piatti: era già un passo avanti a tutti, non a caso oggi è uno dei coach più seguiti al mondo».

A metà anni ‘90 anni fa lei era il più forte in Italia...

«Non avrei mai creduto di poter entrare nei primi venti tennisti al mondo ma avrei voluto ancora di più. Non mi accontenta­vo mai».

Diceva che in Veneto non si insegna più come in passato. Il suo collega Massimo Sartori ha detto che servirebbe maggiore coordiname­nto tra i vari circoli...

«E ha ragione, si va in ordine sparso e non si rispettano i dettami della Fit. Succede così che non si è aggiornati, mentre il tennis si evolve. Oggi il dritto e il rovescio non sono gli stessi di vent’anni fa. E poi c’è un’altra cosa...».

Dica...

«Non basta insegnare a giocare bene a tennis, poi lo devi far giocare con quelli bravi: devi aggregarlo, non isolarlo. Il talento, una volta scoperto, va alimentato con gli ingredient­i giusti».

In Veneto è tornato Sartori e Adriano Panatta nel 2021 aprirà la sua scuola tennis. A Venezia c’è Omar Camporese e a Padova lo spagnolo Edoardo Infantino. Segnali di cambiament­o?

«Se queste grandi personalit­à decidono di collaborar­e, tra cinque anni torniamo a sfornare giocatori. Sartori sa di tennis dalla A alla Z, ha creato Seppi. E se dici Panatta basta solo il nome, lui è un grande traino».

Lei, Furlan, torna?

«Mai dire mai, ma non credo sarà a breve».

Il punto in Veneto Ragazzini forti ce ne sono ma si va in ordine sparso: isolarsi è inutile, fateli giocare con quelli forti

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Campione Renzo Furlan, ex 19 della classifica Atp, esulta dopo aver conquistat­o una vittoria

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