Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«In casa c’erano demoni e Paolo picchiava mamy Per questo l’ho ucciso»
VITTORIO VENETO «In quella casa c’erano i demoni. Paolo era cattivo e picchiava Patrizia. Per questo l’ho ucciso». Angelica Cormaci torna ad assumersi la responsabilità dell’omicidio di Paolo Vaj, il 57enne ucciso la notte del 18 luglio scorso. E lo fa con due lettere inviate al pubblico ministero Davide Romanelli che coordina l’inchiesta, per chiedere di essere interrogata. Missive che la 24enne di origine siciliana, ha mandato contro il parere del suo avvocato difensore Stefania Giribaldi. Dal 19 luglio è reclusa nel carcere della Giudecca, insieme alla coindagata del delitto, l’amica Patrizia Armellin che, difesa dall’avvocato Martina Manfredi, era la compagna della vittima. E così come aveva ammesso fin dalle prime ore dopo il delitto ai carabinieri del nucleo investigativo di Treviso, Angelica è tornata a dire: «Ho fatto tutto io. L’ho fatto per proteggere Mamy». Legata da un rapporto morboso con la 54enne vittoriese, che lei considera sua madre anche se tra loro c’era solo un’amicizia nata in chat e diventata convivenza nella casa di via Cal dei Romani dove vivevano con Vaj. Angelica ha ripetuto: «L’ho ucciso perché la picchiava, doveva difenderla. L’ho soffocato con un cuscino». Una dinamica smentita dall’autopsia che parla di decesso provocato dallo schiacciamento toracico. Tanto che si ipotizza che le due donne siano salite sul torace dell’uomo. Le lettere dai toni «deliranti» raccontano uno spaccato inquietante della vita che i tre avrebbero vissuto insieme, dove a dominare sarebbe stata la violenza di Paolo ma anche «i demoni». Il sostituto procuratore Romanelli non ha fissato alcun interrogatorio. Intanto la difesa precisa: «Stiamo aspettando la chiusura delle indagini – dice Giribaldi -. Ero contraria a quelle lettere, nelle quali Angelica continua ad assumersi tutte le colpe e mi chiedo quanto sia indotta a farlo nell’ambito di un omicidio sulla cui dinamica c’è ancora molto da chiarire. La mia assistita non sta bene e deve essere sottoposta a una perizia psichiatrica». Angelica e Patrizia sono accusate di omicidio volontario ma rischiano anche la contestazione della premeditazione che sarebbe provata da una serie di messaggi, con i quali poche ore prima del delitto Angelica scriveva a Patrizia: «Quello lo voglio morto».
La lettera
Angela Cormaci si è autoaccusata dell’omicidio di Paolo Vaj in alcune lettere