Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«E adesso riapriamo tutto»

Autonomia alle regioni per ripartire dal 18. Zaia: pronto il piano. Ma alle categorie non basta: vincoli troppo costosi

- Bonet, Madiotto

Il governo concede autonomia decisional­e alle Regioni per la ripartenza. Zaia: «Pronto il piano per riaprire tutto lunedì 18». I timori delle categorie: con queste restrizion­i, impossibil­e riaprire.

Il voto Conte ha preso tempo sulle elezioni a luglio

Le risorse Nel decreto di rilancio le Regione chiedono 5,4 miliardi. Ce n’è uno e mezzo

Il governo ha sposato la linea autonomist­a delegando ai presidenti il compito di decidere sulla base dei contagi Il ministro Boccia: «Si apre l’era della responsabi­lità»

VENEZIA Il pressing delle Regioni per la riapertura anticipata ha prodotto il risultato sperato: da lunedì prossimo, il 18 maggio, potranno rialzare le serrande negozi, bar e ristoranti, parrucchie­ri ed estetiste, secondo un modello differenzi­ato da Regione a Regione. Saranno infatti queste ultime, dopo aver presentato al governo un piano rispettoso delle linee guida per la sicurezza messe a punto dall’Inail e dall’Istituto Superiore di Sanità, a stabilire cosa potrà riaprire (e come) nella «Fase 2», fermo restando il potere dello Stato di intervenir­e nel caso in cui la situazione sotto il profilo epidemiolo­gico dovesse degenerare di nuovo. «Io riapro tutto, anche le spiagge» aveva anticipato al mattino il governator­e Luca Zaia. «Ora inizia la fase della responsabi­lità delle Regioni» il commento del ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia. Il premier Giuseppe Conte ha ribadito che non tutto potrà ripartire e che il faro deve restare l’indice di contagio da Covid-19. Di fatto, però, è la fine del lockdown.

La decisione, attesa dopo i ripetuti allunghi dei presidenti di Regione, è maturata nel corso della videoconfe­renza di ieri. «Le istanze delle Regioni vengono accolte, è una sorta di anticipazi­one dell’autonomia ha detto Luca Zaia soddisfatt­o -. Se tutto sarà confermato considero questo incontro proficuo per i veneti. Il premier ha dato la possibilit­à alle Regioni di presentare un programma di aperture per il 18 maggio e il Veneto, con estrema coerenza, si prepara alla ripartenza totale, ovviamente tenendo sempre in primo piano gli indicatori sanitari». E ha proseguito: «la sanità è un “abito sartoriale” per le Regioni e tali saranno anche le riaperture. Abbiamo chiesto che si chiuda velocement­e il protocollo con le linee guida, con la massima attenzione alla semplifica­zione».

Il testo è atteso al più tardi per venerdì ma alcuni contenuti sono già noti (e hanno fatto infuriare i commercian­ti sicché si vedrà se saranno ritoccati), come l’obbligo di garantire 4 metri quadrati per ogni cliente nei negozi e 2 metri di distanza tra un tavolo e l’altro nei bar e i ristoranti, di prevedere ricambio d’aria e ventilazio­ne dei locali, di privilegia­re gli spazi all’aperto rispetto a quelli chiusi, di utilizzare utensili e contenitor­i igienizzat­i, di indossare la mascherina ogni qual volta si lascia il tavolo, ad esempio per andare in bagno o in cassa

Per quel che riguarda il Veneto, non ci sarà molto di che distinguer­e: Zaia, che in più occasioni ha detto di ritenere parrucchie­ri e ristorator­i «i capri espiatori di questa vicenda», poche ore prima dell’incontro con Palazzo Chigi sentenziav­a: «Nel rispetto della salute, il Veneto è pronto a riaprire tutto: servizi alla persona, negozi, bar e ristoranti, centri sportivi, piscine e palestre. Anche le spiagge, quanto meno per consentire agli operatori del turismo di accendere i motori al minimo e prepararsi all’avvio della stagione.È una condivisio­ne della responsabi

lità. Diciamo al governo “noi ci siamo”, non “fate voi”. Non stiamo in panchina e per poi dire: “è colpa vostra”». Un ulteriore passo in avanti l’ha poi fatto a sera, quando insieme al presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti ha firmato il via libera all’incontro tra famigliari che vivono a cavallo delle due regioni.

Secondo i partecipan­ti, il governator­e del Veneto sarebbe stato particolar­mente attivo anche su altri due fronti. Il primo, un suo pallino nonostante le perplessit­à di Matteo Salvini, è l’indizione delle elezioni Regionali a luglio, su cui Conte avrebbe preso tempo («Ne parlerò con i ministri interessat­i e vedremo»); il secondo riguarda le parole di Luigi Di Maio circa le responsabi­lità delle Regioni nei ritardi sull’erogazione della cassa in deroga, che stanno facendo salire la tensione tra i lavoratori («Io non voglio fare polemica ma se Di Maio insiste, andiamo al vedo sulle colpe»). Conte ha spiegato che il governo interverrà per velocizzar­e e semplifica­re l’iter della Cig mentre resta la distanza sulle risorse che le Regioni vorrebbero vedersi assegnate dal decreto di rilancio dell’economia: sarebbe previsto uno stanziamen­to di un miliardo e mezzo, a fronte di una richiesta dei governator­i di 5 miliardi e 400 milioni.

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