Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Treviso, i campioni, l’Europa Qui ho cambiato marcia»

Vitucci: «Al Palaverde la mia evoluzione tecnica, peccato per il finale»

- Matteo Valente

Francesco Vitucci, dove ha passato questa quarantena?

«Sono rimasto a Brindisi con tutta la famiglia, qui la situazione è abbastanza tranquilla. C’era più il disagio di sbaraccare tutto e quindi abbiamo preferito star qui Anche se tra poco spero davvero di riuscire a tornare a casa, perché inizia a mancarmi la mia Venezia».

La città da cui tutto è iniziato…

«Fin dai tempi del patronato, alla Laetitia. Po quando ho capito che come giocatore non avrei avuto futuro, ho iniziato subito ad allenare. Diciamo che sono stato il primo taglio della mia carriera. A 16 anni ero già in panchina, e da lì è iniziato un lungo percorso».

Una carriera in cui ha avuto la fortuna di avere dei grandi coach da cui imparare?

«Assolutame­nte sì, a Venezia sono stato il vice del paròn Tonino Zorzi, di Skansi e di De Sisti. Poi a Treviso ho avuto Messina, Blatt e tanti altri da cui ho imparato davvero un sacco di cose».

Qual è stato il suo rapporto con Mario De Sisti?

«Con Mario è stato bello lavorare, anche se non è stato facile. Lui mi ha insegnato tantissimo, con il suo stile. Ricordo ancora di averlo salvato da qualche scontro con i giocatori: l’unica volta che non andai a un’amichevole si accapigliò con Massimo Guerra. Ma è stato un maestro per me: il suo modo di leggere le partite per me è ancora fondamenta­le».

Venezia rievoca anche la mitica vittoria del 1996… Cosa accadde in quell’intervallo?

«Quello che accadde è rimasto sempre molto riservato, ma dissi qualcosa che ora non posso diciamo svendere tanto facilmente. L’anno prossimo saranno 25 anni da quella vittoria: però ricordo bene che quella sera lasciai fuori anche gli assistenti, e cercai di spronare i giocatori. E il risultato lo conosciamo tutti».

Una rimonta storica dal -18, fino alla promozione in A1.

«È rimasta nella memoria collettiva, per la grande rimonta, ma anche perché poi dal giorno dopo la Reyer chiuse. Era tutto finito. Quello era un gruppo incredibil­e, è stata davvero una bella avventura».

Poi è arrivata Treviso, un altro capitolo della sua esperienza da allenatore.

«Al Palaverde in quegli anni ho potuto vivere una vera e propria evoluzione tecnica, perché abbiamo fatto l’Eurolega, con grandi campioni. Abbiamo vinto lo scudetto. Un’esperienza dalla duplice emozione: molto bella nella prima parte, e più sofferta nel finale, nella stagione da capo allenatore. E devo ammettere che quando torno al Palaverde, un po’ di quel dispiacere riemerge».

A Treviso ha avuto modo di veder esplodere un certo Andrea Bargnani...

«È vero, l’ho visto crescere e non solo. Ho avuto il grande piacere di accompagna­rlo in America durante la Summer League in cui era stato eletto numero uno al Draft. Un ragazzo simpatico, di più di quello che può sembrare da fuori».

Il suo presente e futuro si chiama Brindisi.

«Una sfida che sta andando molto bene. C’è una grande passione e un tifo incredibil­e. Peccato per quelle finali di Coppa Italia perse: quando ho visto il tabellone quest’anno, avevo detto subito che la Reyer era la favorita. Il futuro? Dobbiamo pensare a riprendere tra settembre e ottobre, anche se dovremo farlo a porte chiuse».

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Coach Francesco Vitucci è nato a Venezia nel 1963 (Ciamillo)
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Leader Asia Wolosz

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