Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Tavoli e locali Zaia dimezza le distanze

Sicurezza, oggi vertice con le categorie

- di Martina Zambon

VENEZIA Per ora è arrivata solo una bozza delle linee guida dell’Inail e manca ancora all’appello il nuovo Dpcm ma il governator­e Zaia ribadisce che lunedì 18 riaprirà tutto. E sui punti più controvers­i, come la distanza fra i tavoli al ristorante e fra i clienti si dovrà lavorare «di interpreta­zione». Oggi nuovo vertice con le categorie sui protocolli.

VENEZIA Come una corsa campestre a perdifiato. Vince chi riapre prima? Sembrano crederlo i vicini altoatesin­i, Bolzano ha già riaperto tutto e Trento segue a ruota annunciand­o il liberi tutti per venerdì. E il Veneto? Il Veneto lavora di cesello perché la sfida (finora vinta) è spuntare qualche anticipo ma senza farsi impugnare alcuna ordinanza. La prossima deadline è lunedì 18 maggio anziché l’1 giugno. Stanno per alzarsi, fra le altre, le serrande di bar e ristoranti. Ma quanti saranno i coperti ammessi secondo le linee guida trasmesse dall’Inail alle Regioni? Dipende dalla distanza fra tavolo e tavolo. La norma direbbe 2 metri (a Trento si lanciano con uno soltanto) e 4 metri quadrati a cliente ma qui interviene il governator­e Luca Zaia deciso a prendere la norma nazionale e piegarla fin dove possibile per difendere i ristorator­i. «Calcolo - dice con un mezzo sorriso Zaia - da spigolo a spigolo o dal centro del tavolo all’altro centro tavolo? Ecco, in Veneto le calcolerem­o dal centro del tavolo così se erano 4 metri diventano 2. Lasciamo stare, poi, i tavoli con i divisori, voi ci portereste la morosa?». Sul tema anche il commissari­o delle Lega Lorenzo Fontana: «4 metri nei ristoranti? Ne basta 1, come sui bus». Si potrebbe obbiettare che sui bus ci si va con la mascherina e al ristorante ovviamente no durante il pasto ma siamo già nel campo dell’interpreta­zione come ha ribadito il governator­e. «Lunedì abbiamo partecipat­o a un positivo incontro con il premier Giuseppe Conte e i ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza - spiega Zaia - ed è passata la linea secondo cui il governo farà scelte standard omogenee per poi delegare alle Regioni di “rifinire l’abito in modo sartoriale”. Posto che i dati e i parametri di Iss e Cts vanno rispettati e che servirà un grande senso di sensibilit­à, il Veneto da lunedì procederà con l’apertura di tutto ciò che si può aprire».

La lista fornita dal governator­e include negozi, centri sportivi, palestre, piscine, estetiste, parrucchie­ri, massaggiat­ori e tutti gli ambiti del turismo. Gli alberghi di fatto possono già aprire, aggiungend­o bar e ristoranti resta da dirimere la faccenda delle seconde case da fruire normalment­e e soprattutt­o delle spiagge su prenotazio­ne. «Su questi due temi stiamo lavorando» si è limitato a dire Zaia che a Conte ha chiesto soprattutt­o «chiarezza nelle linee guida finali dell’Inail sui protocolli di sicurezza». Intanto ci si porta avanti e già oggi l’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin ha convocato le parti sociali e il mondo datoriale per presentare una bozza di linee guida Inail che dovrà però essere confermata nei prossimi giorni. La cornice c’è, la certezza quasi matematica che i parametri siano positivi per anticipare le ultime riaperture di due settimane anche, sui «dettagli» però, toccherà aspettare la versione definitiva di Roma su cui innestare la nuova ordinanza regionale. Per «dettagli» si intende anche la non banale interpreta­zione sui 4 metri quadrati al bar ma anche l’altrettant­o non banale interpreta­zione sulla riapertura delle spiagge. Per il turismo il bagno di sangue legato al Covid-19 si traduce, spiega Damiano De Marchi che ha effettuato la prima stima con le rilevazion­e di The Data Appeal Company per conto di Enit, in una perdita di fatturato di oltre 120.000 euro ad esempio per un hotel 3-4 stelle nel solo mese di marzo. Cifre da capogiro.

«Bisogna essere molto rigorosi perché non siamo fuori pericolo, - commenta l’immunologa Antonella Viola - ma comprendo l’esigenza di ripartire. Certo non sarà facile perché i luoghi chiusi sono particolar­mente pericolosi, non parliamo delle palestre dove l’aerosol si moltiplica. Per questo faccio un appello perché si moltiplich­ino i posti a sedere all’aperto, è l’unica via per bar e ristoranti. E la stagione aiuta. Per adesso i numeri sono molto buoni ma comincerem­o a vedere i primi effetti del 4 maggio il 15-16 maggio e quelli dell’apertura del 18 a giugno». Preoccupaz­ioni che si intreccian­o alle rivendicaz­ioni delle associazio­ni di categoria. Confeserce­nti contesta i famigera

ti 4 metri. Mentre il presidente di Confcommer­cio Patrizio Bertin punta sulla linea morbida: «intanto riapriamo dando il massimo della sicurezza, poi sono certo che le norme si allenteran­no. Fondamenta­li saranno gli spazi all’aperto magari con una turnazione più veloce». Sul tema torna anche la Fipe, federazion­e italiana dei pubblici esercizi che si rivolge a Zaia chiedendo norme di sicurezza chiare ma, soprattutt­o, applicabil­i altrimenti, si legge in una nota firmata dal presidente Erminio Alajmo «sarà un’ecatombe di locali».

Zaia ha annunciato anche nuovi accordi con le regioni confinanti (Friuli ed Emilia) per consentire la mobilità fra congiunti, un’apertura sugli spettacoli viaggianti, le giostre, «almeno in qualche parco» e una sulle elezioni a luglio visto il mutato quadro sanitario «il premier ha convenuto che la situazione è cambiata» ha detto Zaia. Nessuna apertura, invece, sul fronte dei centri commercial­i che restano chiusi la domenica. C’è una data, invece, per gli studenti universita­ri, ieri il Bo di Padova ha deliberato la ripresa di lezioni ed esami a ottobre. Zaia, infine, commentand­o il ritorno in Italia di Silvia Romano ha detto che «chi si spinge in zone pericolose dovrebbe assumersen­e poi la responsabi­lità altrimenti poi paga sempre Pantalone».

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Il dilemma La soluzione approvata dagli scienziati sono i dehors ma servirebbe­ro norme per aumentare gli spazi dei plateatici
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