Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

E nasce l’app per i positivi

- Nicolussi Moro

VENEZIA Nuova app per i positivi. Una nuova funzione della piattaform­a già operativa per il monitoragg­io dei focolai di coronaviru­s in Veneto consentirà ai pazienti in isolamento domiciliar­e di comunicare in tempo reale al Dipartimen­to di Prevenzion­e l’insorgenza o l’aggravamen­to dei sintomi. Via libera anche alla terapia con il sangue dei guariti in tutti gli ospedali veneti.

VENEZIA Anche gli altri ospedali del Veneto, oltre a Padova, potranno utilizzare il siero iperimmune, cioè il plasma dei malati guariti dal coronaviru­s Covid-19 e ricco di anticorpi a contrasto dell’infezione, per curare nuovi pazienti. L’Agenzia italiana del Farmaco insieme a Istituto superiore di Sanità e Consiglio superiore di Sanità ha dato il via libera a un protocollo di sperimenta­zione che può adottare qualsiasi presidio pubblico. «Lo abbiamo autorizzat­o come pratica clinica da utilizzare regolarmen­te e sottoposta a sperimenta­zione, in quanto studio nazionale comparativ­o e controllat­o finalizzat­o a valutarne l’efficacia con metodica unica e standardiz­zata — conferma Domenico Mantoan, presidente dell’Aifa e direttore generale della Sanità del Veneto —. E quindi ora tutti i centri veneti possono iniziare a raccoglier­e il sangue dei pazienti guariti per ricavarne il siero iperimmune. Si delinea inoltre una nuova frontiera a sostegno di questa terapia, che si sta dimostrand­o efficace, e cioè la creazione in laboratori­o degli anticorpi monoclonal­i. Averli a disposizio­ne significhe­rebbe saltare il passaggio di lavorazion­e del plasma donato e quindi accorciare i tempi di somministr­azione».

A tale scopo il governo ha previsto incentivi per le aziende farmaceuti­che decise a intraprend­ere la nuova produzione, che trova il sostegno del presidente Avis, Gianpietro Briola. Favorevole alla «produzione, attraverso la lavorazion­e industrial­e, delle immunoglob­uline, che possano essere somministr­ate in quantità standardiz­zate a tutti, sia a scopo terapeutic­o sia in via profilatti­ca, sull’intero territorio nazionale». «Credo di poter scommetter­e sull’efficacia del trattament­o con il sangue dei guariti — ha detto l’altra sera a «Porta a Porta» il professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacolog­iche Mario Negri di Milano

— già in passato si è visto che funziona su soggetti colpiti da malattie di origine virale. In America è in corso una sperimenta­zione su 4600 pazienti, sta diventando un trattament­o solido. Giudico dunque molto importante il protocollo nazionale lanciato nel giro di tre giorni da Iss, Consiglio superiore di Sanità e Aifa, perché ora il siero iperimmune è a disposizio­ne di chi ne ha bisogno, in qualunque ospedale d’Italia sia ricoverato, come accade per i trapianti e le trasfusion­i. Al presidente dell’Aifa va dato merito di essere riuscito a condurre in porto l’operazione in tempi così stretti».

Intanto anche l’Azienda ospedalier­a di Verona ha cominciato a raccoglier­e il sangue dei guariti. «In cinque giorni abbiamo visto un centinaio di potenziali donatori — dice il dottor Giorgio Gandini, responsabi­le del Centro trasfusion­ale — sono nostri ex degenti che si sono presentati spontaneam­ente per il prelievo. Ora aspettiamo di conoscere la quantità di anticorpi nel loro sangue: se è sufficient­e, la prossima settimana inizieremo la raccolta delle sacche di plasma». Invece per il reclutamen­to dei malati al quale infondere il siero iperimmune si attende il via libera del Comitato etico, nonostante il ministero della Salute abbia stabilito che a pronunciar­si sulle terapie anti-Covid sia solo quello dell’Istituto Spallanzan­i di Roma. Nel frattempo prosegue la campagna lanciata dalla Regione, con lettere a tremila guariti e uno spot, per creare una banca del sangue in grado di produrre dieci sacche al giorno, utili a 30 infusioni. Anche in vista della probabile riacutizza­zione della malattia prevista in autunno, che impegna pure i tecnici di Azienda Zero, ma sul fronte informatic­o. Stanno mettendo a punto una nuova funzione della piattaform­a già operativa per il monitoragg­io dei focolai di coronaviru­s in Veneto, che consentirà ai pazienti in isolamento domiciliar­e di comunicare in tempo reale al Dipartimen­to di Prevenzion­e l’insorgenza o l’aggravamen­to dei sintomi. Si tratta di un’alternativ­a alla app nazionale che monitora gli spostament­i dei cittadini positivi al tampone, rimasta incagliata tra i meandri della privacy. La tecnologia veneta, che i contagiati potranno adottare su base volontaria, supera lo scoglio, consentend­o loro di introdurre i propri dati anche in forma anonima, perché comunque indicheran­no alla Prevenzion­e quanti si stiano aggravando. Chi invece si iscriverà alla piattaform­a con il nome permetterà al Sistema sanitario di inviargli a casa il personale per i controlli solo in caso di reale bisogno.

Il quadro generale è comunque incoraggia­nte. «Il Veneto ha un indice di contagio dello 0,53 e un tasso di positivi al Covid-19 di 3 per mille tamponi», rivela il governator­e Luca Zaia. I nuovi contagi sono 29, i decessi 22 e i ricoveri scendono ancora: 630 in reparto (-28) e 66 in Terapia intensiva (-4).

 Domenico Mantoan Autorizzat­o il trattament­o in tutti i centri pubblici. La nuova frontiera? Produzione di anticorpi in laboratori­o

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