Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
E nasce l’app per i positivi
VENEZIA Nuova app per i positivi. Una nuova funzione della piattaforma già operativa per il monitoraggio dei focolai di coronavirus in Veneto consentirà ai pazienti in isolamento domiciliare di comunicare in tempo reale al Dipartimento di Prevenzione l’insorgenza o l’aggravamento dei sintomi. Via libera anche alla terapia con il sangue dei guariti in tutti gli ospedali veneti.
VENEZIA Anche gli altri ospedali del Veneto, oltre a Padova, potranno utilizzare il siero iperimmune, cioè il plasma dei malati guariti dal coronavirus Covid-19 e ricco di anticorpi a contrasto dell’infezione, per curare nuovi pazienti. L’Agenzia italiana del Farmaco insieme a Istituto superiore di Sanità e Consiglio superiore di Sanità ha dato il via libera a un protocollo di sperimentazione che può adottare qualsiasi presidio pubblico. «Lo abbiamo autorizzato come pratica clinica da utilizzare regolarmente e sottoposta a sperimentazione, in quanto studio nazionale comparativo e controllato finalizzato a valutarne l’efficacia con metodica unica e standardizzata — conferma Domenico Mantoan, presidente dell’Aifa e direttore generale della Sanità del Veneto —. E quindi ora tutti i centri veneti possono iniziare a raccogliere il sangue dei pazienti guariti per ricavarne il siero iperimmune. Si delinea inoltre una nuova frontiera a sostegno di questa terapia, che si sta dimostrando efficace, e cioè la creazione in laboratorio degli anticorpi monoclonali. Averli a disposizione significherebbe saltare il passaggio di lavorazione del plasma donato e quindi accorciare i tempi di somministrazione».
A tale scopo il governo ha previsto incentivi per le aziende farmaceutiche decise a intraprendere la nuova produzione, che trova il sostegno del presidente Avis, Gianpietro Briola. Favorevole alla «produzione, attraverso la lavorazione industriale, delle immunoglobuline, che possano essere somministrate in quantità standardizzate a tutti, sia a scopo terapeutico sia in via profilattica, sull’intero territorio nazionale». «Credo di poter scommettere sull’efficacia del trattamento con il sangue dei guariti — ha detto l’altra sera a «Porta a Porta» il professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano
— già in passato si è visto che funziona su soggetti colpiti da malattie di origine virale. In America è in corso una sperimentazione su 4600 pazienti, sta diventando un trattamento solido. Giudico dunque molto importante il protocollo nazionale lanciato nel giro di tre giorni da Iss, Consiglio superiore di Sanità e Aifa, perché ora il siero iperimmune è a disposizione di chi ne ha bisogno, in qualunque ospedale d’Italia sia ricoverato, come accade per i trapianti e le trasfusioni. Al presidente dell’Aifa va dato merito di essere riuscito a condurre in porto l’operazione in tempi così stretti».
Intanto anche l’Azienda ospedaliera di Verona ha cominciato a raccogliere il sangue dei guariti. «In cinque giorni abbiamo visto un centinaio di potenziali donatori — dice il dottor Giorgio Gandini, responsabile del Centro trasfusionale — sono nostri ex degenti che si sono presentati spontaneamente per il prelievo. Ora aspettiamo di conoscere la quantità di anticorpi nel loro sangue: se è sufficiente, la prossima settimana inizieremo la raccolta delle sacche di plasma». Invece per il reclutamento dei malati al quale infondere il siero iperimmune si attende il via libera del Comitato etico, nonostante il ministero della Salute abbia stabilito che a pronunciarsi sulle terapie anti-Covid sia solo quello dell’Istituto Spallanzani di Roma. Nel frattempo prosegue la campagna lanciata dalla Regione, con lettere a tremila guariti e uno spot, per creare una banca del sangue in grado di produrre dieci sacche al giorno, utili a 30 infusioni. Anche in vista della probabile riacutizzazione della malattia prevista in autunno, che impegna pure i tecnici di Azienda Zero, ma sul fronte informatico. Stanno mettendo a punto una nuova funzione della piattaforma già operativa per il monitoraggio dei focolai di coronavirus in Veneto, che consentirà ai pazienti in isolamento domiciliare di comunicare in tempo reale al Dipartimento di Prevenzione l’insorgenza o l’aggravamento dei sintomi. Si tratta di un’alternativa alla app nazionale che monitora gli spostamenti dei cittadini positivi al tampone, rimasta incagliata tra i meandri della privacy. La tecnologia veneta, che i contagiati potranno adottare su base volontaria, supera lo scoglio, consentendo loro di introdurre i propri dati anche in forma anonima, perché comunque indicheranno alla Prevenzione quanti si stiano aggravando. Chi invece si iscriverà alla piattaforma con il nome permetterà al Sistema sanitario di inviargli a casa il personale per i controlli solo in caso di reale bisogno.
Il quadro generale è comunque incoraggiante. «Il Veneto ha un indice di contagio dello 0,53 e un tasso di positivi al Covid-19 di 3 per mille tamponi», rivela il governatore Luca Zaia. I nuovi contagi sono 29, i decessi 22 e i ricoveri scendono ancora: 630 in reparto (-28) e 66 in Terapia intensiva (-4).
Domenico Mantoan Autorizzato il trattamento in tutti i centri pubblici. La nuova frontiera? Produzione di anticorpi in laboratorio