Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Cunego: «Senza Giro un maggio di malinconia»

Il veronese Cunego, vincitore nel 2004, sul ciclismo e sulla corsa rosa

- Barana

Ha trionfato in maglia rosa nel 2004 e adesso, a 38 anni, studia per diventare il coach di futuri campioni. Il veronese Damiano Cunego parla del ciclismo e della kermesse programmat­a in ottobre.

Senza Giro. «Che maggio malinconic­o...» sbuffa Damiano Cunego, che un Giro d’Italia l’ha vinto nel 2004. L’ex Piccolo Principe di Cerro Veronese si sente un po’ orfano: «Dovremmo essere qui a commentare le tappe e invece possiamo solo sperare che il nuovo calendario dell’Uci non salti». Calendario che vede la ripresa ad agosto con Milano-Sanremo e Tour e un ottobre con Giro e classiche del nord. «Mi auguro si riparta, più si sta fermi e più il movimento ci perde», spiega Cunego, che a 38 anni studia Scienze Motorie e intanto ha avviato la carriera di preparator­e con il pro Matteo Gaido e l’under 23 giapponese Naoyuki Maehara.

Cunego, sembra un perplesso... po’

«L’Uci si è portata avanti, ma bisognerà vedere come si evolve la situazione sanitaria da qui a fine maggio. Solo se si conferma il migliorame­nto possiamo dirci certi della ripartenza».

Come sarà il ciclismo della «fase due»?

«Probabilme­nte ci saranno le porte chiuse alla partenza e all’arrivo perché, mascherine o no, lì mica puoi gestire diecimila persone stipate».

E in corsa, invece?

«Più complicato chiudere, moltissimo dipenderà dal buon senso e dalla responsabi­lità del pubblico».

Che lei sappia c’è un po’ di paura nei corridori?

«No, un atleta è nato per correre e non vede l’ora di tornare a gareggiare. Ora i ragazzi si allenano pensando ad agosto. Si deve ripartire».

Il giro d’affari?

«Oggi il ciclismo sul piano economico è come il golf, muove grandi capitali internazio­nali e se non si riparte ci saranno problemi».

Resta comunque uno sport che muove grandissim­e passioni popolari...

«Ha due volti: fuori è una grande festa di popolo, dentro gli interessi in ballo sono sempre maggiori».

Il ct Davide Cassani di recente ha detto che il Giro in ottobre avrà, per il Paese, un valore morale simile a quello corso nel 1946 con Coppi e Bartali. E’ d’accordo?

«Quella era un’altra Italia. Tutti si muovevano in bicicletta e il ciclismo era lo sport nazionale. Più del calcio. Oggi le persone hanno tante distrazion­i e il calcio la farà sempre da padrone. Però rimaniamo pur sempre il secondo sport italiano e qualche responsabi­lità ce l’abbiamo».

Per esempio?

«A ottobre in contempora­nea al Giro ci sono Liegi-Bastogne-Liegi, Fiandre e la Parigi-Roubaix. Ecco, spero che i ciclisti italiani vadano al Giro. Nibali, che è il nostro simbolo, in primis. Occorre stare vicini all’Italia».

Ma i big italiani corrono per squadre multinazio­nali con sponsor che magari la pensano diversamen­te...

«Le grandi squadre ormai hanno 25 o 30 atleti forti che possono far ruotare. Io confido che i loro manager, vista la situazione anomala, possano capire».

Ha smesso due anni fa. Le manca correre?

«Direi di no, ho chiuso nel momento giusto, appagato e contento».

In bacheca un Giro, tre Lombardia, un Amstel, un argento Mondiale, tappe alla Vuelta, piazzament­i prestigios­i

La ripresa in agosto L’Uci si è portata avanti ma bisogna vedere come evolverà la situazione: non sarà affatto semplice

Due ruote in stand by Il ciclismo è un po’ come il golf adesso, muove capitali internazio­nali: ripartire è importante

al Tour. Però dicono: poteva vincere di più.

«Personalme­nte non ho rimpianti e poi sappiamo che fine hanno fatto alcuni tra quelli che mi hanno battuto. Adesso, magari, avremmo classifich­e diverse».

Cunego, nel 2004 si parlava di lei come del nuovo Marco Pantani: ricorda?

«Quell’anno Marco ci aveva purtroppo lasciato e io avevo vinto il Giro. Certe etichette in genere non fanno bene ma io non ne ho risentito, mentalment­e ero forte».

Tra le ruote veloci furoreggia il veronese Viviani...

«Elia è forte, serio, maturo, nel pieno degli anni. Quest’anno avrebbe fatto grandi cose, le farà ancora».

C’è un nuovo Cunego?

«Ora no, non vedo nessun ciclista veneto che possa vincere un Giro d’Italia».

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 ??  ?? Il grande trionfo Damiano Cunego sul podio in maglia rosa nel Giro 2004 da lui poi vinto
Il grande trionfo Damiano Cunego sul podio in maglia rosa nel Giro 2004 da lui poi vinto

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