Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Veneto alla guerra del metro
Le categorie: uno di distanza come regola unica. Zaia: norme Inail impossibili. I dubbi di Roma
Dopo un incontro con le categorie, il Veneto punta a semplificare le misure per la sicurezza nelle riaperture di bar, ristoranti e spiagge da lunedì prossimo. Una sola regola: un metro di distanza. Per Zaia le norme stabilite dall’Inail «sono inapplicabili» e cerca un fronte comune con le altre Regioni. I dubbi del governo.
VENEZIA È trattativa serrata tra il governo e la Regione sulle regole da applicare a partire da lunedì, quando riapriranno bar e ristoranti, parrucchiere ed estetiste, negozi e spiagge e - se ne discute in queste ore pure piscine, centri sportivi, palestre. L’Inail e l’Istituto Superiore di Sanità continuano infatti a lavorare alacremente su distanze, norme di sanificazione ed igienizzazione, turni e appuntamenti, ma le Regioni, con il Veneto capofila, non ne vogliono sapere: «La nostra richiesta - spiega il governatore Luca Zaia - è che le linee guida dell’Inail siano applicate solo nei territori che non sono in grado di mettere a punto delle regole in autonomia. Se una Regione può stabilire da sé le proprie linee guida è giusto sia lasciata libera di farlo».
È, ovviamente, il caso del Veneto, il cui Dipartimento di Prevenzione guidato da Francesca Russo ha già pronta da alcuni giorni una bozza (in costante aggiornamento viste le variazioni quotidiane apportate dall’Inail ai suoi documenti) cucita su misura sulle esigenze del nostro territorio. «Dal numero dei positivi al tasso di occupazione delle terapie intensive, i trend del contagio qui da noi sono tutti in calo dal 10 di aprile, giorno in cui c’è stato il primo allentamento del lockdown - dice Zaia - ciò significa che se ci si muove in sicurezza, ripartire è possibile. Il 4 maggio sono rientrati al lavoro 1,2 milioni di veneti e a questo punto noi intendiamo riaprire tutto, con l’unica eccezione dei luoghi che per loro natura producono assembramenti, come le discoteche, i luoghi per i concerti, le fiere».
Il confronto tra Palazzo Chigi e Palazzo Balbi potrebbe chiudersi alla volta di venerdì, perché il nuovo Dpcm del premier Giuseppe Conte è atteso per il fine settimana. Tra sabato e domenica, dunque, gli esercenti interessati dalle riasalti perture dovrebbero (condizionale d’obbligo visti i precedenti) sapere a quali regole adeguarsi.
Zaia sembra ottimista ma dal governo, in realtà, trapelano molte perplessità: c’è un problema di uniformità sul territorio nazionale (aspetto contestato con forza dal presidente veneto, secondo cui «è assurdo pensare di applicare lo stesso distanziamento nelle spiagge di Jesolo e in quelle della Liguria») ma anche e soprattutto un problema di responsabilità, perché l’Inail ha detto chiaramente che non intende rispondere di eventuali contagi che si dovessero verificare in esercizi ed attività che non rispondono alle sue linee guida ma a quelle della Regione. Toccherebbe dunque a quest’ultima ripagare i danni «dell’infortunio sul lavoro»? Col sovrapporsi delle regole si rischia il caos e difatti la Cgil protesta («Non accetteremo nel buio e forzature, il rischio di contagiarsi per un lavoratore, un cliente, lo stesso titolare di un’attività è uguale a Catanzaro come a Venezia» dice il segretario Christian Ferrari) e lo stesso Zaia mette le mani avanti: «Siccome qui si tratta di finire davanti ai giudici, pretendo che il decreto varato dal governo dica chiaramente che le Regioni agiscono su delega dello Stato, con l’unico scopo di adeguare le regole generali alle esigenze particolari dei territori».
Il turismo, su tutti, è in pressing perché il distanziamento previsto dall’Inail provoca il dimezzamento degli incassi negli stabilimenti, con gravi ripercussioni sull’indotto: «Le spiagge, con 32 milioni di presenze, generano 9 miliardi del nostro Pil. Di 50 mila posti di lavoro persi ad oggi in Veneto a causa del Covid, 35 mila afferiscono al turismo - conclude Zaia -. Già i nostri competitor si organizzano in Europa con “corridoi sicuri”, e mi domando il ministro Di Maio che stia facendo al riguardo, se applichiamo queste regole imbarazzanti molti saranno costretti a restare chiusi comunque. Davvero pensiamo che la gente in spiaggia debba stare più distante che in fabbrica? Noi vogliamo che i turisti vengano qui, non come la Campania, che chiude i confini».
Replica il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Andrea Martella: «Non ritengo mai utili le fughe in avanti, che poi provocano sbandamenti. È opportuno porre fine alle competizioni fra Regioni e governo: noi abbiamo scelto un profilo di coesione e di concordia, non abbiamo mai cercato polemiche e credo che si debba andare avanti così, con spirito di grande responsabilità comune».