Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Le categorie spingono la Regione «Schede Inail inapplicab­ili facciamo un metro per tutti»

- Ma. Bo.

 Lanzarin Invece di tante e diverse indicazion­i lineari, noi vorremmo applicare la regole generale, e chiara, di un metro tra le persone

VENEZIA Dal parrucchie­re 2 metri tra una poltrona e l’altra. Al ristorante 4 metri quadrati per ciascun cliente. In spiaggia 5 metri tra le file degli ombrelloni. Però «preferibil­mente». «Si consiglia». «Dovrebbe essere». Tre dossier diversi, 58 pagine. A cui la Regione Veneto non intende adeguarsi e men che meno le associazio­ni di categoria, con buona pace dei virologi più intransige­nti: «Basta un metro», lo slogan. Così enunciato dal governator­e Luca Zaia: «Davvero pensiamo che i turisti in spiaggia, sotto il sole, debbano stare a 5 metri, mentre per gli operai, chiusi in fabbrica, ne può bastare 1?». E poi circostanz­iato dall’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin all’uscita dell’incontro con le parti sociali: «Chiediamo al governo di semplifica­re i protocolli per gli operatori della ristorazio­ne e della balneazion­e, per parrucchie­ri ed estetisti, sostituend­o alle indicazion­i lineari di distanza tra tavoli, ombrelloni o poltrone, il criterio generale del rispetto della distanza minima interperso­nale di un metro. In questo modo, con poche regole, coerenti, di prudenza ma al tempo stesso di facile applicazio­ne, potremo rendere sostenibil­i le riaperture. Le schede che abbiamo letto ad oggi sono complesse e inapplicab­ili».

A ben vedere, è l’estensione agli ultimi reclusi del lockdown del principio che Zaia va sostenendo da tempo: «Se i medici, che sono in prima linea, tutto il giorno a contatto con i malati di Covid, utilizzand­o le mascherine hanno registrato un tasso di contagio di appena l’1,3%, perché un barbiere, sempre che utilizzi la mascherina e si rispettoso delle regole ovviamente, dovrebbe diventare l’untore del paese?». Domanda retorica, che sembra aver ispirato le linee guida messe a punto dal Dipartimen­to di Prevenzion­e guidato da Francesca Russo, in alternativ­a a quelle preparate dall’Inail e dall’Istituto Superiore di Sanità. Da Palazzo Balbi fanno sapere che il dossier potrebbe essere presentato oggi, dopo un’ulteriore notte di lavoro resasi necessaria un po’ per via dei continui cambiament­i apportati dall’Inail ai suoi documenti tecnici (anche il governo è sottoposto alla pressione delle categorie), un po’ per accogliere le richieste arrivate ieri dalle parti sociali ed un po’ perché i presidenti delle Regioni, a parità di necessità, stanno provando a dare uniformità alle rispettive previsioni. Della serie: okay le cervelloti­che norme nazionali, ma se pure le Regioni cominciano a regolament­are ciascuna a modo suo lettini e ombrelloni, si rischia l’impazzimen­to. Le spiagge, non a caso, sono il terreno principale su cui Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia stanno cercando un’intesa. C’è poi la questione, delicatiss­ima, della responsabi­lità di eventuali «infortuni sul lavoro» (si legga: contagi) che dovessero verificars­i nelle attività che si sono adeguate alle norme della Regione anziché a quelle del governo (l’Inail ha già fatto sapere che non intende rispondern­e) e il nodo del coordiname­nto delle nuove regole di sicurezza con quelle già applicate nelle fabbriche e nelle attività sbloccate il 4 maggio scorso (esempio: parrucchie­re ed operaio possono essere sottoposti a misure di distanziam­ento diverse? E perché?).

In modo piuttosto vago, senza sbilanciar­si troppo, ieri Zaia ha dato alcune anticipazi­oni: distanze dimezzate per i tavoli di bar e ristoranti (se ne deduce due metri quadri invece di quattro), via libera a tutti gli ambulanti nei mercati (oggi può allestire la bancarella solo chi vende alimentari, fiori, vestiti per bambini), ombrelloni distanziat­i di 3 metri tra una fila e l’altra anziché 5 (e 2 metri da quelli vicini anziché 4,5), massima libertà di movimento nelle seconde case, in vista della ripresa della stagione turistica. Con molta probabilit­à, il documento della Regione prevederà una parte generale con regole uguali per tutti, relative a igiene, sanificazi­one, distanziam­ento fisico e monitoragg­io sanitario, e norme di dettaglio specifiche per le diverse attività e i vari comparti. Distanziam­ento a parte, il punto di partenza sono, in ogni caso, le schede dell’Inail, visibili sul sito dell’Istituto. E dunque i parrucchie­ri (novità di ieri) dovranno prevedere una distanza minima di almeno 2 metri tra le postazioni (meglio se alzando barriere nel mezzo), lavorare «ove possibile» con le porte aperte, accogliere i clienti - mai accompagna­ti - solo su appuntamen­to, eliminare le riviste «ed ogni altro oggetto che possa essere di utilizzo promiscuo»; i clienti dovranno privilegia­re pagamenti elettronic­i; i capelli andranno sempre lavati e gli strumenti igienizzat­i; le chiacchier­e? Va privilegia­ta «la conversazi­one tramite lo specchio». Per i centri estetici, sconsiglia­ti i trattament­i con il vapore, vietati sauna, bagno turco e idromassag­gio, gli operatori dovranno indossare oltre alla mascherina chirurgica anche «visiere o schermi facciali».

Quanto a spiagge, bar e ristoranti, molto, nelle more delle novità annunciate della Regione, è già stato anticipato. È prevista la prenotazio­ne obbligator­ia, anche per fasce orarie, negli stabilimen­ti e pure nelle spiagge libere; vanno differenzi­ati, se possibile, i percorsi di entrata e uscita; e c’è l’ormai celebre «distanza consigliat­a» di 5 metri tra le file di ombrelloni (4,5 per la stessa fila). Vietati i giochi di gruppo come le bocce o il beach volley, e l’uso delle piscine. In bar e ristoranti prenotazio­ni obbligator­ie, 4 metri quadrati per ciascun tavolo, igienizzaz­ione delle stoviglie, menù monouso, pagamenti con carte, mascherine obbligator­ie per andare al bagno o in cassa. «Ma nessuno si sogni di mettere il plexiglass avverte Zaia - non esiste».

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