Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

RIVEDERE LE SECONDE CASE

- Di Franco Brevini

Una delle pagine meno nobili della recente pandemia è stata la guerra delle seconde case. Certo non drammatica come tante altre vicende riservatec­i dal virus, ma spiacevole e imbarazzan­te per i protagonis­ti schierati sui fronti opposti. Da sempre ricercati, blanditi, accolti dagli amministra­tori locali e dagli operatori, i turisti più fedeli, che avevano tradotto il loro grande amore.

Amore per una località in un di solito oneroso investimen­to immobiliar­e e che in ogni periodo di vacanza portavano ricchezza nella stazioni climatiche, di colpo si sono visti trasformat­i in ospiti indesidera­ti.

Nei loro alloggi sui monti e al mare avevano cercato riparo dalle città devastate dall’epidemia, ma le popolazion­i locali, terrorizza­te dal contagio, esercitaro­no pressioni sugli amministra­tori e sulle forze dell’ordine perché fossero respinti al mittente.

Il 27 febbraio il presidente della Valle d’Aosta richiamava i turisti, spiegando che lì non c’erano casi e il protocollo di prevenzion­e era il migliore d’Italia, salvo poi rimangiars­i tutto e invitare la gente a tornarsene a casa, perché la sanità locale non ce l’avrebbe fatta a occuparsi anche di loro. Vicende analoghe o poco diverse si sono ripetute lungo tutto l’arco alpino. Nella catena delle ritorsioni non è mancato chi ha fatto notare che gli abitanti dei monti e del mare, in trasferta in pianura alla ricerca di cure negli ospedali più qualificat­i e presso medici di elevata profession­alizzazion­e, aveva ricevuto un trattament­o ben diverso. L’emergenza fa brutti scherzi, ma anche su questo come su altre vicende è giusto che ora si volti pagina e si valutino invece le opportunit­à che la recente esperienza ha dischiuso.

Architetti e urbanisti ne stanno già discutendo e Anna Giorgi, instancabi­le promotrice dell’università della Montagna di Edolo, ha messo in agenda la questione per una think tank che dovrebbe riunirsi a breve. Di cosa si tratta? Il protrarsi della convivenza con il virus potrebbe indurre molti proprietar­i di seconde case a prendere in consideraz­ione la possibilit­à di godere più a lungo dei vantaggi del lavoro a distanza.

Ci sono le premesse per l’avvio di forme di residenzia­lità ibrida, in cui periodi trascorsi in città si alternereb­bero a periodi trascorsi al mare o in montagna. Questa soluzione presentere­bbe indubbi vantaggi. Per gli interessat­i periodi di vita più piacevoli, rilassanti, in ambienti più salubri, per località sottoposte a ondate di pieni e vuoti stagionali una nuova, più stabile socialità, la riduzione dei rischi della periferici­tà, il rafforzame­nto della contribuzi­one alla finanza locale.

Tuttavia affinché la montagna e il mare si candidino effettivam­ente come un’alternativ­a periodica e temporanea alla residenza in pianura occorre che servizi, collegamen­ti, sanità siano potenziati, in modo da garantire un livello di efficienza, che attrarrebb­e chi viene da fuori e migliorere­bbe la vita di chi vi abita stabilment­e. Sono ipotesi allo studio degli esperti, per le quali si attende ovviamente la prova dei fatti. Ma vale la pena che fin d’ora i territori si preparino a cogliere queste opportunit­à.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy