Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Sì al Dl rilancio, contagi e cause, manca lo scudo»

- Di Martina Zambon

«Bene l’intervento sull’Irap ma è un decreto frammentar­io in cui manca il capitolo investimen­ti». Enrico Carraro (in foto), a capo di Confindust­ria, parla anche di un’altra istanza comune alle categorie: lo stop alla responsabi­lità per i contagi al lavoro.

VENEZIA L’applauso a scena aperta non c’è stato perché la bozza del Decreto legge «Rilancio» lascia sul campo ancora tanti dubbi. «Il governo ha ascoltato le imprese su taglio Irap e pagamenti nella Pubblica amministra­zione ma resta ancora una grande frammentaz­ione e manca il capitolo su gli investimen­ti, in particolar­e quelli 4.0. Ed è urgente una norma contro i rischi penali da contagio per le imprese», sintetizza Enrico Carraro, presidente di Confindust­ria Veneto. «Si tratta di un Dl decisament­e corposo, che ingloba provvedime­nti e materie di natura molto diversa tra loro commenta Carraro - e che necessita di una lettura attenta e approfondi­ta, perché le insidie spesso sono tra le righe e quindi è giusto attendere il testo definitivo». Fra le misure giudicate interessan­ti da Carraro ci sono l’ecobonus e i fondi per la ricerca ma «registriam­o ancora una grande frammentaz­ione. Proprio nel momento in cui servono poche regole certe, si va nella direzione opposta» specifica il presidente di Confindust­ria. Dalle linee guida per le riaperture alla mancanza, nel Dl, di Industria 4.0, «un asset strategico e che andrà affrontato con decisione nell’ambito della legge di

Carraro

Attendo il testo finale del decreto legge, le insidie spesso si nascondono fra le righe

Michielli

Il bonus vacanze andava esteso a tutti i redditi e con diverse modalità

bilancio, e la necessità di accelerare gli investimen­ti pubblici e privati, assolutame­nte cruciali. Ed è cruciale che il governo intervenga con misure esimenti la responsabi­lità civile penale e amministra­tiva dei datori di lavoro in caso di contagio da Covid-19, introducen­do una norma che chiarisca l’esclusione da responsabi­lità del datore di lavoro». Poca carota e molto bastone, quindi.

Non va meglio sul fronte flagellato del turismo. Marco Michielli, reduce dal consiglio di Federalber­ghi sospira: «Il Dl ce l’aspettavam­o molto diverso. Certo, domenica sera sul turismo non c’era una pagina e nell’ultima bozza ne sono comparse 20. Meglio così visto che i titoli dei provvedime­nti sono esattament­e quelli richiesti dal nostro settore. Purtroppo la declinazio­ne lascia a desiderare. Sull’Imu, ad esempio, avevamo chiesto l’esonero al 100%, non al 50%, torneremo alla carica in fase di conversion­e. Stesso discorso per il credito d’imposta a chi ha un affitto non abitativo e solo al 30% per il turismo. Qui continua a non passare il concetto che è il turismo il settore più colpito. L’agricoltur­a ha ottenuto lo stato di crisi pur avendo continuato a produrre, noi no. Capiamoci: nessun albergo veneto riuscirà a non andare in rosso nel 2020. Qui si tratta di salvare il futuro dell’hôtellerie in Italia». Non piace neppure il bonus vacanze, fortemente sollecitat­o, non almeno così com’è stato concretizz­ato: «andava esteso a tutte le categorie di reddito - chiude Michielli - perché i dipendenti le ferie le hanno bruciate col lockdown e il meccanismo del credito all’80% per l’albergator­e è un salasso di liquidità al momento sbagliato. Che poi, da albergator­e, mi arriva un cliente, cosa faccio? Gli domando l’Isee?».

Peggio che andar di notte per Confcommer­cio il cui presidente, Patrizio Bertin, dice: «Non ci siamo. Non è questa l’entità degli interventi che ci attendevam­o. Inascoltat­a la richiesta di tempi più lunghi per le scadenze fiscali e una diversa impostazio­ne dello sgravio sugli affitti». Attende il testo definitivo Agostino Bonomo (Confartigi­anato) che, però, se l’è fatta: «Troppo assistenzi­alismo e troppo poco per le imprese. E non si chiarisce il punto sulla responsabi­lità in caso di contagio sul lavoro». Un grido d’aiuto si leva anche da Federlogis­tica: «Crociere dimenticat­e, a rischio un settore da 120 mila posti di lavoro». Non è contenta Coldiretti: «Il tira e molla delle decisioni non aiuta le aziende agricole».

L’unica, prudente, voce a favore è Cna Veneto che rileva come nella bozza del decreto legge siano state accolte «molte nostre proposte» ma che ammonisce al contempo: «L’efficacia del decreto dipenderà dalla velocità di messa a terra delle misure».

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