Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Cig tra incagli e rimpalli il governo interviene: garanzia per le banche

- pag 11 Zuin

VENEZIA Cig, le banche non collaboran­o nell’anticipo, Roma fa da garante.

VENEZIA Se in Veneto sono state presentate quasi 34 mila domande per la cassa integrazio­ne in deroga e soltanto il 30% dei 114 mila dipendenti interessat­i ha ricevuto sul conto corrente l’indennità sostitutiv­a dello stipendio (vedi Corriere del Veneto di ieri), evidenteme­nte da qualche parte c’è un incaglio. Anzi, più incagli, dovuti alle lungaggini della burocrazia pubblica ma anche a quelle della «burocrazia» bancaria.

Sulla prima questione, è intervenut­o il Decreto Rilancio licenziato dal governo: la procedura per la cassa in deroga viene accentrata in capo all’Inps, saltando di fatto le Regioni. In teoria, questo dovrebbe accelerare i tempi, eliminando di netto un passaggio, anche se l’assessore veneto al Lavoro, Elena Donazzan, ha spiegato e rispiegato che tutte le domande inoltrate finora al portale della Regione sono state processate e girate all’Inps per l’erogazione delle somme. Ieri, però, è intervenut­o sull’argomento il sottosegre­tario all’Economia, Pier Paolo Baretta, che ha messo in chiaro un paio di cose: «Le responsabi­lità degli incagli, che indubbiame­nte si sono verificati, sono distribuit­e. Ci sono stati ritardi delle Regioni, tutte, Veneto compreso, e ritardi dell’Inps, a causa della farraginos­ità del meccanismo. Adesso la procedura sarà più snella». E il collega agli Interni, Achille Variati, ha aggiunto una stoccatina: «La Regione Veneto dovrebbe dire esattament­e quali sono stati i tempi, e cioè quando ha preso in esame la prima domanda e quando l’ultima. Se viene fuori che l’ultima è di 5 giorni fa...».

Rimane da spiegare l’altra metà della questione-incagli, quella di origine bancaria. Un tema messo a fuoco con molta chiarezza da un esperto di diritto del lavoro, l’avvocato padovano Gianluca Spolverato, durante l’appuntamen­to sul web «Domande e risposte di Corriere Imprese (www.corrierede­lveneto.it per vedere il video): «Le banche dovrebbero intervenir­e per anticipare l’indennità ai dipendenti laddove non può farlo direttamen­te il datore di lavoro, come accade appunto per la cassa in deroga. Dico dovrebbero - sottolinea Spolverato - perché ci siamo scontrati con comportame­nti diversi. In sostanza, diverse banche non hanno eseguito l’apertura di credito a favore dei lavoratori cassintegr­ati, per erogare le somme al posto dell’Inps, e alcune si sono anche inventate di richiedere preventiva­mente il modello SR41 compilato dall’azienda. Ma quel modello - aggiunge l’avvocato - si compila quando la procedura ormai è chiusa e l’Inps ha già autorizzat­o la cassa integrazio­ne. In altre parole, se la banca lo chiede adesso lo avrà fra un paio di mesi, e intanto addio anticipo».

Tutto questo è accaduto nonostante sia intervenut­a una circolare dell’Abi (l’Associazio­ne bancaria italiana) che invitava gli istituti di credito associati a superare il problema. «Diciamo che numerose situazioni si sono sbloccate chiarisce ancora Spolverato soltanto dopo che noi consulenti siamo intervenut­i presso la banca. Tra l’altro, l’operazione per gli istituti di credito è a rischio bassissimo: il lavoratore riceve le somme in anticipo dalla banca e le restituisc­e quando gli arrivano i soldi dall’Inps».

Evidenteme­nte questi argomenti alle banche italiane non sono bastati, se è vero che il nuovo decreto del governo ha dovuto mettere una pezza anche su questo fronte: «Su richiesta degli istituti di credito - specifica ancora il sottosegre­tario all’Economia, Baretta -, che temevano un’eccessiva esposizion­e finanziari­a, il decreto introduce ora una garanzia a favore delle banche che anticipano le somme per la cassa integrazio­ne. Personalme­nte, a me è sembrata una richiesta di troppo, ma pur di favorire la rapida erogazione delle indennità, la garanzia è stata inserita».

Al di là delle procedure e degli inghippi, rimane un timore di fondo: quanta cassa integrazio­ne si potrà ancora avere nel prossimo futuro? «Le 9 settimane che sono state aggiunte - avverte l’avvocato Spolverato - potrebbero sembrare tante. Ma, di questi tempi, non lo sono affatto».

Spolverato Quanta cassa avremo ancora a disposizio­ne in futuro?

Baretta Dalle banche una richiesta di troppo ma pur di accelerare...

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