Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
In un libro tutto il ciclismo al femminile
Dalle campionesse alle staffette partigiane, dalle «pioniere» a oggi. «Donne in bicicletta. Una finestra sulla storia del ciclismo femminile in Italia» è l’ultima opera di Antonella Stelitano.
Non è solo sport. È anche, se non soprattutto, una storia di emancipazione e di sfida aperta. Sfida al comune sentire, sfida ai costumi, sfida alle obiezioni — morali, etiche, mediche — sul fatto che la bicicletta, il cavallo d’acciaio, potesse essere un mezzo adeguato al portamento di una signora.
Per la prima volta, in un libro di cinquecento pagine, qualcuno ha provato a ripercorrere la storia al femminile del ciclismo inteso come sport ma, anche, come un affondo ai pregiudizi e ai luoghi comuni. Il lavoro è di Antonella Stelitano, scrittrice e storica dello sport trevigiana, nel suo Donne in bicicletta. Una finestra sulla storia del ciclismo femminile in Italia,
opera edita da Ediciclo, dove si raccontano le donne su due ruote a partire dalla fine dell’Ottocento fino ad arrivare ai nostri giorni. Domani alle 17,30 la presentazione in diretta live nei profili Facebook e YouTube dell’agenzia Giuliamaria Dotto (www.facebook.com/giuliamariadotto) in un dialogo con Daniela Isetti, vice presidente vicario della Federazione ciclistica italiana e Elena Cecchini, tra le atlete italiane di punta e più volte medagliata con la Nazionale: oro su strada a Innsbruk nel 2018 e due volte argento agli Europei nel 2014 e 2019. Insomma, sport ed emancipazione femminile allo stesso tempo. Perché in fondo, solo per stare all’Italia, fortunatamente di spazio ne è stato messo parecchio dai tempi di Alfonsina Strada, l’emiliana che nel 1924 chiese e ottenne non senza difficoltà l’ammissione al Giro d’Italia, correndo contro i colleghi maschi e arrivando a portare a termine la corsa in maniera più che dignitosa, pur se tra mille malumori, malignità e un notevole ostracismo.
«Il rapporto tra donne e bicicletta — spiega Stelitano — anche in Italia non è mai stato solo una vicenda sportiva, perché i chilometri percorsi da tante “ragazze sprint” hanno consentito di fare molta strada anche nel cammino dell’emancipazione. Un cammino che forse ancora oggi non si è completamente realizzato. Sono state tante, infatti, le pioniere e le eroine che, superando mille difficoltà, ieri come oggi, si sono misurate con questo sport, ottenendo risultati straordinari al pari dei colleghi uomini ma delle quali poco si è parlato e si parla. A volte nemmeno si conoscono i loro nomi». E la storia parte da lontano, quando le prime donne, sempre di nobili natali o comunque di famiglie altolocate, provavano le prime passeggiate in bici. Qualche sorriso, parecchie fotografie ma anche non poche obiezioni. Troppo presto, evidentemente, per proporre un passaggio dalle gonne ampie e vaporose ai pantaloni. «L’idea di un libro come questo è venuta a Ivano Corbanese — spiega l’autrice — vicepresidente del Comitato veneto della Fci, ed è stata una vera e propria sfida. pensavo di impiegarci sei mesi e invece ci sono voluti tre anni: non c’erano libri, ricerche o materiali». Donne sportive, ovviamente, ma anche donne lavoratrici, le staffette partigiane, le donne che negli anni della Ricostruzione ricoprono ruoli fondamentali. Una visione completa dell’universo-bici al femminile.
Donne e ciclismo Il rapporto tra donne e bicicletta anche in Italia non è mai stato solo una vicenda sportiva