Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Violenza contro i medici la pandemia scatena la rabbia sugli psichiatri
VENEZIA Ora tutti li chiamano «eroi», «angeli», ma l’emergenza coronavirus non ha affatto eliminato il dramma delle violenze sui medici e sugli altri operatori sanitari. Mentre è in discussione alla Camera il disegno di legge, già approvato dal Senato, che punta ad arginare la pericolosa escalation di aggressioni, non di rado fatali, esplosa in corsia e negli ambulatori ad opera di pazienti e loro familiari, esce il nuovo report dell’Anaao Assomed, sigla degli ospedalieri. L’indagine, condotta in 19 regioni, ha registrato picchi in Lombardia, Campania e Veneto, dove il 55,4% dei camici bianchi interpellati ha rivelato di essere stato vittima di violenza, nel 76,52% dei casi verbale.
Ma stavolta, a differenza di quanto rilevato nel 2018, i più bersagliati non sono i medici di Pronto Soccorso e del Suem 118, comunque al secondo posto (il 77% è stato oggetto di aggressioni), ma gli psichiatri. L’86% ha dovuto difendersi dalla rabbia dell’utenza, come il 60% dei chirurghi, il 54% dei dottori del territorio, il 40% degli anestesisti. «Un trend decisamente in crescita — recita il dossier Anaao —. Il dato preoccupante è che il 79% delle vittime non ha presentato denuncia e il 66% dice di essere a conoscenza di attacchi ai danni di altri operatori, dimostrando che il fenomeno continua ad essere sottostimato». «La pandemia ha aumentato la tensione sociale, scatenando rabbia ed eccessivo nervosismo in tante persone incapaci di reggere la quarantena, esasperate dall’interruzione o dalla perdita del lavoro — spiega Adriano Benazzato, segretario regionale dell’Anaao —. Ciò ha amplificato i disturbi in pazienti psichiatrici già in cura e creato conflitti in famiglia, tra vicini o coppie poi sfogati sugli psichiatri. Purtroppo anche in modi non consoni». Il 75% del campione pensa allora che l’introduzione della punibilità d’ufficio, come previsto dal provvedimento in discussione in Parlamento, sia un buon deterrente.