Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Centri estivi, slitta l’apertura

- di Silvia Madiotto

«Ifondi stanziati non sono sufficient­i, è irrispetto­so nei confronti delle esigenze dei bambini». Così La Fism Veneto, anche se la riapertura dei centri estivi è rimandata.

«Potevano risparmiar­selo

PADOVA un provvedime­nto del genere. I fondi stanziati non sono sufficient­i, è irrispetto­so nei confronti delle esigenze dei bambini». Sono parole dure quelle di Stefano Cecchin della Fism Veneto. E alla domanda se alcune strutture scolastich­e riaprirann­o come promesso in questi giorni, per venire in aiuto ai genitori che da lunedì rientreran­no al lavoro, la secca risposta è no (ma anche dal governo arriva un chiaro segnale: l’apertura di queste strutture slitterà). «Saremmo i primi a volerlo – dice Cecchin –. I bambini hanno fatto sacrifici enormi per tutelare gli adulti e gli anziani, sarebbe doveroso restituire loro un briciolo di normalità. Ma in queste condizioni è impossibil­e». Il problema non sembra essere di natura organizzat­iva, quindi: una bozza di protocollo (con regole come il cambio di scarpe o il pranzo sigillato e stilata dalla Regione con le associazio­ni di categoria) è stata inviata a Roma e si attende risposta. «Sono stati stanziati 150 milioni di euro dal dl Rilancio (di cui 12 milioni andranno al Veneto) e per tutti i bambini, da 0 a 14 anni. Avevamo chiesto 240 milioni solo per la fascia 0-6 anni – precisa Cecchin –. Facciamo presto a fare i conti. Il rapporto deve essere un educatore per 5 bambini. Se asili e scuole d’infanzia aprissero da giugno a metà agosto dovremmo pagare il personale per due mesi e mezzo. Mettiamo che davvero si possa spendere il bonus baby sitter di 1.200 euro nei centri estivi: di certo non basta per due mesi e mezzo di stipendio, consideran­do che in media un educatore guadagna 2.500/3.000 euro al mese. Allora, di cosa stiamo parlando? Vogliamo far fallire le scuole prima di settembre? Possiamo già consegnare le chiavi al presidente Giuseppe Conte». Ipotizzand­o un calcolo, le strutture dovrebbero chiedere una retta ai genitori che andrebbe dai 600 euro in su ogni mese. Troppi se si pensa che molti di quei genitori sono in cassa integrazio­ne o comunque in forte difficoltà economica. A questo, si affianca un’altra questione: quella della responsabi­lità. «Se un bambino o un insegnante si contagia a chi andrà la responsabi­lità? – si chiede l’assessore alla Scuola di Padova, Cristina Piva –. Zaia può fare i proclami che vuole ma noi non possiamo prenderci la colpa di un eventuale contagio. Servono norme chiare, la Regione non può derogare a provvedime­nti del Governo e se lo fa deve assumersen­e la responsabi­lità. Noi ci stiamo preparando seguendo il buon senso ma non siamo ancora pronti». Stessa cosa vale per Verona. «Stiamo valutando anche siti alternativ­i alle scuole ma senza un protocollo ufficiale non possiamo aprire. Qualora arrivasser­o le linee guida del governo, avremmo bisogno di qualche giorno per organizzar­ci» dice l’assessore Stefano Bertacco.

Fremono per riaprire ma restano bloccate anche le fattorie didattiche. «In molti hanno aperto le iscrizioni online e hanno già registrato il tutto esaurito – spiega Chiara Bortolas, responsabi­le di Donne Impresa Coldiretti Veneto –. Altre sono state contattate dalle famiglie. Abbiamo stilato un vademecum con alcuni pedagogist­i ma senza qualcosa di ufficiale non possiamo accogliere i bambini. Abbiamo già predispost­o cartelli con disegni per le indicazion­i da seguire, come anche l’acquisto di dispositiv­i di protezione e una prima suddivisio­ne degli spazi».

Lo stesso vale per le parrocchie che stanno attendendo le linee guida per organizzar­e i grest e le attività estive. «Non si capisce bene cosa si possa e cosa non si possa fare – riferisce don Alessio Graziani della Diocesi di Vicenza –. Le ipotesi di protocolli che abbiamo sentito finora sembrano ragionevol­i visto il pericolo di contagio, ma sono anche scoraggian­ti. Ci serve tempo per formare i volontari: se le linee guida arrivasser­o anche i primi di giugno, le nostre attività potrebbero partire solo ad agosto». E la Diocesi di Belluno ha pubblicato un questionar­io sul suo sito nel quale si chiedono idee per l’estate. Anche Agesci fa sapere che al momento non è stato programmat­o nulla. Sembra che i 400 mila bambini veneti dovranno attendere ancora per riappropri­arsi di una parte di normalità.

I soldi stanziati dal governo non bastano Le scuole rischiano di fallire prima di settembre

Zaia può fare tutti i proclami che vuole, ma non possiamo prenderci la colpa di un contagio

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Bimbi La Regione ha studiato un piano per aprire da lunedì i centri ricreativi
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Da 0 a 14 anni La Regione vuole aprire da lunedì centri ricreativi per i bambini, ma le strutture sembrano non essere ancora pronte

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