Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Mascherine fatte coi lavoratori in nero
Gel taroccato o a prezzi folli, camici irregolari e furberie varie: i blitz della Finanza
REVISO Il gel igienizzante messo in vendita con un ricarico del 930%. Le mascherine vendute come chirurgiche ma non certificate e addirittura lavoratori in nero in una ditta convertita all’economia da virus, per non perdere l’occasione di trasformare l’emergenza sanitaria in opportunità. Sono alcuni esempi delle irregolarità che gli uomini della guardia di finanza di Treviso hanno scoperto nei mesi della pandemia: controlli e denunce ai troppi furbi.
TREVISO Il gel igienizzante per le mani messo in vendita con un ricarico del 930%. Le mascherine vendute come chirurgiche ma senza certificazione. E addirittura lavoratori sfruttati, per non perdere l’occasione di trasformare l’emergenza sanitaria Covid-19 in un’opportunità economica. Sono alcuni esempi delle irregolarità che gli uomini della guardia di finanza di Treviso hanno scoperto controllando attività economiche e commerciali di particolare rilievo in questo periodo di pandemia. Le fiamme gialle, infatti, sono in prima linea insieme alle altre forze dell’ordine, non solo nei controlli del rispetto delle misure di contenimento del contagio, ma anche sull’aumento ingiustificato dei prezzi o sulla vendita di prodotti non conformi.
Così i finanzieri del gruppo di Treviso, e delle tenenze di Montebelluna, Conegliano e Castelfranco Veneto durante le loro verifiche, d’iniziativa o su segnalazione dei cittadini, hanno scoperto che il titolare di un negozio della Castellana applicava al gel igienizzante mani un prezzo maggiorato del 930% rispetto a quello di mercato. I finanzieri hanno quindi posto sotto sequestro 80 litri di prodotto e per l’uomo è scattata una denuncia per il reato di manovre speculative su merci. «Anche se la determinazione del prezzo è libera - spiega il tenente colonnello Andrea Leccese comandante del gruppo di Treviso - e regolata solo da leggi di mercato, si tratta di un rincaro davvero esagerato che a nostro avviso dimostra una speculazione illegittima».
Poi ci sono quegli imprenditori che, per seguire la richiesta, hanno dedicato la propria attività alla produzione di dispositivi di protezione, come mascherine, camici e gel igienizzante. Prodotti che venivano poi venduti come dispositivi sanitari ma erano sprovvisti di certificazione. Oltre 221 mila quelli già commercializzati. Per questo sono stati sequestrati 60.250 mascherine «chirurgiche», 1800 camici non conformi e 3.826 litri di gel irregolare. E per quattro imprenditori è scattata la segnalazione alla procura per frode nell’esercizio del commercio. Non solo, i finanzieri durante i loro controlli hanno scoperto anche un’azienda tessile nell’hinterland di Treviso che, proprio per seguire l’onda economica, ha riconvertito la propria attività per produrre mascherine. E per farlo non solo impiegava molti lavoratori in nero, ma li costringeva a sottostare a condizioni salariali e di lavoro ritenute di vero sfruttamento dalle fiamme gialle. Il titolare è stato denunciato per sfruttamento del lavoro.