Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Lo Stato non paga, l’azienda finisce in concordato Il caso va in parlamento

- Andrea Alba

VICENZA Il ministero della Giustizia deve all’azienda 5 milioni di euro più gli interessi, in virtù di sentenze passate in giudicato da più di un anno. Di soldi, però, alla Berica Impianti ancora non se ne sono visti: il caso è quello di un’azienda di Arzignano (Vicenza) finita in concordato e ora a rischio fallimento. «Il ministero, che dovrebbe far rispettare le sentenze, non rispetta questa in cui è condannato a risarcire. Non staremo fermi – avverte l’avvocato della Berica, Claudio Solinas – abbiamo già presentato esposti alla Corte dei conti e se non si sbrigano chiederemo dei pignoramen­ti in tesoreria».

Sulla vicenda il deputato vicentino Pierantoni­o Zanettin (Forza Italia) ha ottenuto una risposta dal governo a una propria interpella­nza urgente. «Una risposta non soddisface­nte, per una situazione paradossal­e – osserva il parlamenta­re – c’è una sentenza, emessa a Torino più di un anno fa, che condanna il ministero a un risarcimen­to. Loro parlano di pagare per ora solo una parte, cinque milioni: è assurdo, quanto è dovuto con gli interessi moratori va dato senza discutere». Zanettin ha anche consigliat­o al governo di trovare una transazion­e sulle altre cause aperte con Berica Impianti, prima che si arrivi al giudizio: secondo il parlamenta­re, il ministero rischia di perderle tutte. La vicenda è iniziata a fine anni 2000 quando l’azienda di Arzignano, presieduta (fino al concordato) dall’ex sindaco arzignanes­e Severino Trevisan, si è aggiudicat­a un bando del dipartimen­to dell’amministra­zione penitenzia­ria per la realizzazi­one di impianti di cogenerazi­one in 14 penitenzia­ri italiani. Durante la gestione l’azienda si è trovata coinvolta in una serie di contenzios­i con l’amministra­zione pubblica riguardant­i la revisione dei prezzi delle materie prime, che veniva negata. La ditta è andata in concordato preventivo (omologa a dicembre 2019) perché non è stata più in grado di pagare debiti per 12,5 milioni di euro. I contenzios­i con lo Stato sono per oltre 19 milioni di euro. Ma nonostante le sentenze, i soldi non si sono visti.

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