Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Esplosione e fiamme torna l’incubo dell’allarme chimico
Rogo alla 3V Sigma, due feriti gravi Inchiesta della procura. «In strada ho visto gente colta da malore». Il Comune: «Chiudetevi in casa»
Uno scoppio, improvviso,
VENEZIA e poi il fuoco, alto e rosso, nel cuore di una colonna di fumo densa come ovatta e più nera della notte. Ai suoi piedi, tra i ferri delle impalcature sparpagliati dall’esplosione, trenta operai che fuggono in tutte le direzioni, terrorizzati, piccoli come formiche nella scala ciclopica imposta da quel mostro scuro che si allunga fino al cielo. Qualcuno scappa con il cellulare in mano, chiama il 115: «Sentite!», urla al centralino dei vigili del fuoco allontanando il microfono dalla bocca e voltandolo verso le fiamme per intercettare un altro botto, fortissimo. Chi ha trovato riparo non ha tempo per tirare il fiato, segue con gli occhi la nuvola tossica che ancora si gonfia e si sposta, poi guarda oltre: verso l’abitato di Marghera, Mestre,
Venezia.
Quando il fuoco divampa sono da poco passate le dieci del mattino a Malcontenta, oltre i cancelli dello stabilimento industriale 3V Sigma, azienda specializzata in solventi, vernici e componenti chimici. L’incidente si è consumato all’ombra di un serbatoio di stoccaggio, lo stesso che poi è stato consumato dal rogo, spargendo nell’aria i suoi veleni. Se i dipendenti dell’impianto hanno chiamato i pompieri, neanche dieci minuti dopo sono stati i lavoratori delle imprese vicine - tutte concentrate attorno al perimetro dello storico petrolchimico veneziano - ad allertare la sala operativa Simage, il Sistema integrato di monitoraggio ambientale e gestione delle emergenze, che dal 1998 sorveglia Porto Marghera; la 3V Sigma, d’altronde, è l’unica realtà della zona a non aver aderito al protocollo, eppure i soccorsi devono partire sempre da quei telefoni. E i tecnici dell’azienda sono arrivati solo tre ore dopo.
Nelle prime ricostruzioni il detonatore sarebbe un saldatore, utilizzato da due operai di una ditta esterna, la General Montaggi di Terni, impegnati in una manutenzione sulle condutture. Entrambi trentenni di origine straniera, sono stati travolti dall’esplosione e hanno riportato ustioni al 50 e al 30 per cento del corpo: il più grave, indiano, è stato portato d’urgenza in elisoccorso a Verona; l’altro, romeno, è scappato in strada e ha fermato una persona, che l’ha accompagnato all’ospedale di Dolo, da cui poi è stato spostato a Padova. Pare che abbiano cercato anche di spegnere l’incendio, ma in realtà avrebbero fatto peggio. Ma ci vuole quasi un altro quarto d’ora per verificare le notizie che arrivano a pioggia: alle 10.40 i tecnici Arpav e i camion dei vigili del fuoco partono finalmente verso Malcontenta, in forze: trenta automezzi, novanta operatori, da Mestre, Mira, San Donà di Piave, da tutti i comandi vicini. Cinque minuti dopo le sirene di allerta suonano una cantilena che non si sentiva da anni, quella dell’allarme chimico. Una precauzione decisa da Comune e Municipalità prima ancora di sapere se il rischio è confermato, che arriva accompagnata da un unico messaggio: chiudetevi in casa, tutti quanti, chiudete le porte e le finestre. Intorno all’impianto che brucia c’è ancora il caos, la paura si propaga come il più veloce dei virus, c’è chi decide di evacuare gli stabilimenti vicini, ma la ritirata diventa presto una rotta disordinata: «C’era perfino qualcuno che si è dovuto fermare durante la fuga dalla Sigma perché si sentiva male, qualcun altro ha vo
I ritardi e il caos
L’azienda non ha allertato il sistema di emergenza. Per alcuni minuti c’è stato il caos
mitato, erano nel panico - racconta Enrico Piovan, responsabile della vicina filiale WErent Noi a quel punto abbiamo cominciato a preparare l’evacuazione».
Nelle zone residenziali di Mestre i carabinieri allertano i negozi, la protezione civile telefona ai punti vendita per dire di chiudere tutto; a Marghera, invece, la polizia municipale attraversa le aree commerciali in auto, urlando con il megafono di stare al riparo. Ognuno cerca di attivarsi, ma nella confusione mancano indicazioni univoche e tanti decidono da soli: Actv devia i bus, Ferrovie interrompe la linea, Cav chiude il tratto autostradale di Marghera e lo riaprirà con le sirene del cessato allarme, che suonano alle 14. «È stato uno scampato pericolo per la popolazione - dirà allora il sindaco Luigi Brugnaro - Aspettiamo di vedere cosa è successo, il rapporto dei vigili del fuoco e cosa dirà il magistrato». Il vero miracolo è stato il contenimento del rogo a un solo serbatoio: se fossero bruciati anche i suoi due gemelli, adiacenti, l’incendio starebbe ancora consumando lo stabilimento; andranno svuotati, ma servirà un progetto specifico, impossibile in tempi brevi. La Sigma - lo ricorda sempre il primo cittadino, facendo eco alle denunce della Cisl - era già finita sotto esame: due volte da parte dello Spisal, a luglio scorso gli operai scioperavano per chiedere più sicurezza, due mesi fa le sigle scrivevano al prefetto e a inizio settimana denunciavano maxi-taniche di xilene ammassate senza alcuna precauzione. La procura di Venezia ha già aperto un’inchiesta, lo stesso procuratore capo Bruno Cherchi nel pomeriggio è andato in sopralluogo a Malcontenta.
«Dobbiamo evitare che simili eventi possano ripetersi», ha affermato il ministro dei Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà. «E’ fondamentale garantire la sicurezza del lavoro e la tutela dell’ambiente», ha rimarcato il collega dell’Ambiente Sergio Costa. Intanto, complice anche la pioggia, i primi rilievi Arpav parlano di un’area di un chilometro contaminata dai fumi, ma anche della tracimazione in laguna delle acque degli idranti ormai cariche di solventi. Nei prossimi giorni arriveranno le altre analisi, che richiedono più tempo.
(ha collaborato A. D’Este)