Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Ideal Standard», lo spettro dell’addio
Trichiana, ieri preoccupante vertice tra sindacati e azienda: riapertura dell’impianto solo il 29 giugno La Regione: «Inaccettabile comportamento della multinazionale». Il rischio della chiusura definitiva
La doppia
BORGO VALBELLUNA partita che si gioca in provincia ha sul piatto il rischio della «desertificazione» industriale del territorio. I nomi in ballo sono quelli storici di «Ideal Standard», ex «Ceramica Dolomite» e «Wanbao Acc Italia», ex «Zanussi Elettromeccanica». Una fetta sostanziosa della storia imprenditoriale locale. Non hanno le dimensioni di una volta, ma sempre numeri importanti: 600 dipendenti lo stabilimento di Trichiana e 285 quello di Mel, entrambe nel nuovo comune unificato di Borgo Valbelluna che rischia una mazzata da andare al tappeto. Sono fabbriche assottigliatesi nel tempo. Si è sperato in un riscatto, ma da anni si lotta per la sopravvivenza.
«Ideal Standard», la multinazionale di sanitari e rubinetterie (con base in Belgio e proprietà di un fondo d’investimento americano e di uno australiano) ha a Trichiana un impianto chiuso da metà marzo e che resterà serrato ancora per più di un mese. Gli stabilimenti del gruppo in Bulgaria, Repubblica Ceca e Regno Unito, invece, ripartiranno presto, dopo essere stati inattivi solo due settimane.
Ieri un incontro tra sindacati e rappresentanti dell’azienda, a Trichiana. L’assessore regionale al Lavoro, Elena Donazzan, che ha sentito le parti sociali, afferma che «l’unica informazione che emerge sono le date di ripartenza dei diversi stabilimenti: Trichiana, primo dei quattro stabilimenti a chiudere a causa della pandemia, sarà l’ultimo a ripartire, il 29 giugno, senza peraltro indicazione di basi produttive e numero di lavoratori, a differenza delle altre sedi continentali che riapriranno lunedì e di quella inglese che accederà i forni il 1 giugno».
Non si sa niente di più. Secondo Nicola Brancher (Femca Cisl di Belluno e Treviso), «se continua così, avremo seri problemi a riattivare i forni e i costi fissi finiranno per incidere drammaticamente sul costo dei nostri prodotti». Per la Donazzan «i cicli produttivi vanno riavviati il prima possibile».
Ma perché a Trichiana si resta chiusi e all’estero no? Secondo i sindacati, in Italia c’è la cassa integrazione, mentre in altri Paesi gli ammortizzatori sociali sono poca cosa. Il rischio, sempre secondo i sindacati, è che ci si avvalga della situazione creata dal coronavirus per smobilitare l’impianto a Trichiana.
Ancora più complicata la situazione di «Wanbao Acc Italia». L’azienda, «abbandonata” dall’ultima proprietà — i cinesi di Wanbao — è in amministrazione straordinaria, come stabilito dal Tribunale delle Imprese di Venezia due giorni fa. La pronuncia dopo il deposito di una relazione da parte del commissario giudiziale, Anna Di Pasquale.
Secondo quest’ultima «la sentenza recepisce e valorizza le indicazioni del commissario che — si legge nella sentenza — ha individuato e dettagliato azioni da intraprendere già nel corso dell’amministrazione straordinaria, che si aggiungono a quelle che furono avviate dalla Wanbao per migliorare la marginalità operativa».
Ora il ministero per lo Sviluppo economico (Mise) ha pochi giorni, entro la prossima settimana, per nominare il commissario straordinario, la personalità che si occuperà di rimettere in piedi lo stabilimento e di venderlo a un acquirente industriale. A quanto se ne sa, nei corridoi del Mise circola il nome della stessa Di Pasquale che lunedì, peraltro, dovrebbe presentare alle Rsu (Rappresentanze sindacali unitarie) il proprio piano industriale.
Solo che sindacati e Rsu non ne vogliono sapere. La relazione depositata in Tribunale era stata ferocemente criticata dai rappresentanti dei lavoratori. Secondo loro, dall’atto emergeva «un evidente atteggiamento da “curatore fallimentare” e non da “commissario straordinario”».
Sempre per i sindacati, la Di Pasquale avrebbe ignorato la strategia concordata con Regione e Mise e suggerita da Maurizio Castro, l’esperto in materia industriale che ha seguito per anni l’azienda. Una tattica che comportava l’aumento della produzione; il ritorno di forniture delocalizzate; l’avvio di nuovi prodotti; il reperimento di dotazioni finanziarie e la costituzione di alleanze internazionali per fare di Mel «il terzo polo» mondiale del compressore per frigoriferi. Sindacati, Regione e il sindaco di Borgo Valbelluna, Stefano Cesa, vogliono che sia nominato Castro. Vedremo cosa accadrà.
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