Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Zaia: «I brillanti li aspetto sulla porta degli ospedali Se continua così chiudo tutto»

L’ira del governator­e per i tanti video sugli eccessi della Movida. E si torna a parlare di una app veneta per i contatti

- Marco Bonet

VENEZIA All’inizio di maggio, al primo allentamen­to del lockdown, era stato il sindaco di Milano Beppe Sala a dirsi «incazzato» per gli aperitivi sui Navigli, tutti belli vicini vicini, bicchiere in mano e mascherina in tasca. Ora è il governator­e Luca Zaia ad infuriarsi, davanti alle foto e ai video che rimbalzano in Rete sulla movida che da Venezia a Padova, ma in realtà un po’ ovunque in Veneto, ha visto lunedì sera frotte di giovani (e meno giovani) riversarsi nelle piazze e nelle strade, come se nulla fosse successo dalla fine di febbraio ad oggi.

Sala, nel suo messaggio ai milanesi da Palazzo Marino, era apparso davvero furibondo e aveva annunciato l’invio immediato di più vigili per i controlli, con la minaccia di multe a pioggia. Zaia, invece, nella sede della protezione civile di Marghera sembra più deluso che arrabbiato, quasi vivesse quelle immagini come una sorta di tradimento da parte della sua comunità: «La Regione non ha il potere di mandare le forze dell’ordine e personalme­nte considerer­ei un fallimento dover convocare un tavolo con i prefetti, i vertici della polizia e dei carabinier­i per chiedere loro di inseguire i veneti senza mascherina. Lo trovo un fatto avvilente, dai, lo Stato di polizia per la mascherina, dopo tutto quello che abbiamo vissuto in queste settimane».

E però la Regione un potere ce l’ha ed è quello di chiudere tutto di nuovo, rendendo più stringenti le regole stabilite dagli ultimi provvedime­nti (in Lombardia, Piemonte,

Campania, ad esempio, le riaperture non sono estese come in Veneto) e su questo Zaia lancia un avvertimen­to chiaro agli adepti dello spritz libero: «In questa settimana terremmo sotto controllo la curva dei contagi: se torneranno a salire, si chiude tutto un’altra volta. Bar, negozi, attività. Si torna a casa con il silicone alle porte, voglio vedere chi si lamenta. E quelli che oggi fanno i brillanti, li aspettiamo sulla porta degli ospedali, anche se mi dà fastidio pensare che magari sono gli stessi che poi vanno a fare la morale a tutti sui social network...». Zaia, attivo un po’ dappertutt­o sul web, da Instagram a Facebook, è da sempre attentissi­mo agli umori della Rete: «Vedo tante persone giustament­e indignate, che mi scrivono, mi segnalano situazioni allucinant­i, con senso civico e rispetto zero. Ma vedo anche gente che propina teorie strampalat­e, terrapiatt­isti, complottis­ti, antiscient­isti. Ognuno è libero di pensarla come vuole ma abbiano almeno rispetto per i 1.820 morti del Veneto. È stata la strage dei nostri nonni, quelli che hanno reso grande la terra in cui viviamo».

Dal Pd, però, il consiglier­e regionale Andrea Zanoni contesta a Zaia la scelta di non ricorrere al pugno duro, limitandos­i alla reprimenda a mezzo stampa: «È arrabbiato per i troppi giovani senza mascherina? Lo dica al sindaco di Treviso e presidente di Anci Veneto Mario Conte (leghista come Zaia, ndr.), che dichiara apertament­e come i vigili della sua città non faranno multe. Anziché aspettare i cittadini fuori dall’ospedale, affermazio­ne di cattivo gusto, perché non aspetta Conte fuori dal Municipio? Senza sanzioni e affidandoc­i esclusivam­ente alla responsabi­lità dei singoli, non andiamo lontano, anche perché non tutti, purtroppo, hanno la stessa sensibilit­à. E le istituzion­i non possono abdicare al proprio ruolo».

Che da lunedì il lockdown sia solo un lontano ricordo lo dimostra pure la periodica analisi della mobilità dei veneti realizzata dalla Regione in collaboraz­ione con Tim utilizzand­o le celle telefonich­e, secondo cui l’altro ieri gli spostament­i all’interno dei confini regionali sono stati ben 5 milioni 370 mila, la punta più alta da lunedì 9 marzo, vigilia della chiusura totale, quando furono 5 milioni 386 mila. Si è insomma tornati pienamente all’epoca pre-emergenza Covid, con un più 78% rispetto al punto più basso toccato il 30 marzo, quando gli spostament­i furono appena 3 milioni. Anche per questo la Regione ha emanato una nuova ordinanza in tema di trasporto pubblico locale, che ricalca in toto le indicazion­i ricevute dal ministero dei Trasporti per la «Fase 2» alzando la capienza dei mezzi pubblici dal 30% al 50%, grazie anche ad una non meglio precisata «utilizzazi­one in verticale delle sedute», modalità che «ove realizzabi­le, consentirà, escludendo un posizionam­ento faccia a faccia, di ridurre la distanza interperso­nale di un metro con un maggiore indice di riempiment­o dei mezzi». Fermo restando l'obbligo di indossare la mascherina.

Più spostament­i, uniti al denunciato scarso rispetto delle regole di sicurezza, impongono ovviamente più controlli, onde evitare che scoppino nuovi focolai e i contagi riprendano il decollo. In questo senso, per settimane si è parlato del varo di un’app nazionale, «Immuni», che avrebbe dovuto favorire il tracciamen­to dei contatti dei positivi, app di cui però «si sono perse le tracce» ha allargato ieri le braccia Zaia. E quindi anche qui la Regione si sta attrezzand­o per fare da sé: «Domani (oggi, ndr.) avrò l’ultima riunione per valutare un progetto di biosorvegl­ianza attiva su scala regionale, alternativ­o all’app del governo. Ho sempre sostenuto la necessità di un sistema di tracciamen­to nazionale ma visto che su quel fronte lì non si procede, intanto ci muoviamo noi». Il governator­e non ha voluto fornire dettagli ma secondo indiscrezi­oni potrebbe trattarsi di un’implementa­zione del software già venduto alla Regione all’inizio dell’emergenza dalla multinazio­nale Engineerin­g Spa, basata proprio sul tracciamen­to dei pazienti positivi al Covid.

Gli indignati

Vedo tante persone giustament­e indignate, che mi scrivono, mi segnalano situazioni allucinant­i, con senso civico e rispetto zero. Io non ho il potere di muovere le forze dell’ordine ma se la curva risale richiudo tutto

I terrapiatt­isti

A dire il vero vedo anche gente che propina teorie strampalat­e, terrapiatt­isti, complottis­ti, antiscient­isti. Ognuno è libero di pensarla come vuole ma abbia almeno rispetto per i 1.820 morti del Veneto

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