Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Da Merini a Duncan Giubilato ritrae e canta le donne

Esce il nuovo album di Alessandra Giubilato: ritratti di illustri figure femminili, da Isadora Duncan ad Alda Merini. «Hanno tutte lottato contro i pregiudizi»

- Verni

«Sono storie di libertà. La libertà dal punto di vista della donna». Alessandra Giubilato, trevigiana sintetizza così il cuore del nuovo album «La poesia di una donna (anche sotto un vestito)». Un disco d’autore, appena pubblicato, in cui si rincorrono i ritratti di María Montez, Kiki de Montparnas­se, Isadora Duncan e Alda Merini, e si affrontano temi come le spose bambine e le relazioni tossiche (info alessandra­giubilato.com).

Come è nato questo concept album al femminile?

«Il 2019 per me è stato un anno molto difficile dal punto di vista psicologic­o e avevo quasi deciso di rinunciare alla musica. Per fortuna sono circondata da persone che credono in me, e, anche grazie al loro incoraggia­mento, ho modificato il mio assetto mentale. Come mi è già successo in passato, ho sorriso alla vita e lei mi ha ricambiato. Ed ecco improvvisa­mente l’idea e l’opportunit­à di raccoglier­e tutte le mie canzoni “al femminile”, scritte insieme a Sabino Dell’Aspro, in un unico album».

Come mai ha scelto questo titolo?

«È un verso della canzone dedicata a Kiki de Montparnas­se, la musa e l’amante degli artisti d’avanguardi­a della Parigi degli anni ’20. Viveva la sua vita, senza curarsi del giudizio altrui, con il suo animo gioviale e nobile. Per questo motivo la “poesia di una donna” dev’essere scorta anche “sotto un vestito”, ovvero oltre le apparenze».

Si potrebbe definire un album «femminista»?

«Nel senso originale del termine, quello dell’“uguaglianz­a di genere”. Il termine “femminismo” viene sempre più esasperato. Non possiamo ottenere la parità solo dove ci comoda, bisogna liberare la mente dai preconcett­i e orientarsi verso un giudizio imparziale». I suoi ritratti riguardano figure femminili forti e indipenden­ti. Sono loro che sono ancora capaci di indicare la strada da seguire?

«La musica è un veicolo molto potente, e credo sia importante passare certi messaggi; soprattutt­o nel 2020,

quando di messaggi, nelle canzoni che si sentono in radio, non se ne vede l’ombra».

Perché ha scelto di raccontare María Montez, Kiki de Montparnas­se, Isadora Duncan e Alda Merini?

«Dopo aver scritto le canzoni ho notato come tutte queste donne avessero una cosa in comune: i pregiudizi. Isadora era ridicola con quello strano modo di danzare, eppure ha posto le basi della danza moderna. Alda Merini era considerat­a pazza, finché non ci si è accorti del suo genio poetico, e Kiki era una donna di facili costumi, ma, oltre ad aver segnato un periodo socio-culturale, aveva buon cuore. Maria era giudicata superficia­le perché viveva per la sua bellezza e per la sua fama, eppure era dotata di grande intelletto».

È stata anche modella. Nel mondo, storicamen­te maschile, della musica d’autore essere donna e bella è stato uno svantaggio?

«Credo che l’aspetto fisico (e non tanto la bellezza, quanto la cura dell’apparenza) sia, in questo genere musicale, un grande ostacolo nelle prime fasi di promozione dei brani. È stato davvero difficile farmi ascoltare, qualcuno è rimasto deluso perché si aspettava una donna che balla in costume, qualcun altro ha persino messo in dubbio l’autenticit­à della scrittura dei testi. Ci ho sofferto parecchio e mi è stato più volte consigliat­o di cambiare immagine».

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