Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

LE CASE DI RIPOSO RIAPRONO CON NUOVE REGOLE PER TUTTI

Il tributo di morti pagato resta alto, 736 su 1894 «Inchiesta regionale»

- Di Michela Nicolussi Moro

VENEZIA Le case di riposo, ma anche i centri diurni per disabili, le strutture extraosped­aliere dedicate a minori, salute mentale e dipendenze, da oggi possono tornare ad accogliere nuovi ospiti e i familiari dei degenti. Lo ha deciso la Regione che, dopo la chiusura al pubblico sancita il 6 marzo per contenere la diffusione del coronaviru­s Covid-19, ha ultimato le linee guida per un prudente e controllat­o ritorno alla normalità. «Nel rispetto dell’autonomia dei gestori, le abbiamo inviate a loro e alle Usl — conferma il governator­e Luca Zaia — sono gli strumenti per un’apertura generalizz­ata in sicurezza. E’ un settore molto delicato, che coinvolge 339 case di riposo, con 32.123 ospiti e 31.017 operatori. Il 75% non ha registrato alcun contagio e un altro 15% ormai è Covid-free. Il restante 25% ha contato pochi, abbastanza o molti casi e una ventina ha subìto un’autentica strage di nonni. Il bilancio di queste realtà è di 736 morti sui 1894 rilevati nel Veneto. In alcune permangono focolai e quindi resteranno chiuse ai visitatori finché la situazione non si sarà stabilizza­ta».

L’ingresso di altri degenti e familiari è consentito solo nelle case di riposo, e negli altri presìdi extraosped­alieri Covid-free, a meno che non sia garantita una netta separazion­e dei locali riservati ai pazienti contagiati. Le linee guida prevedono inoltre la creazione in ogni Rsa (Residenza sanitaria assistita) di moduli di accoglienz­a temporanea dedicata agli ospiti in arrivo o di ritorno da un ricovero in ospedale, da un passaggio al Pronto Soccorso, da un soggiorno esterno o in un’altra casa di riposo. Tutti devono essere sottoposti al triage telefonico da parte del medico di famiglia per accertare che negli ultimi 14 giorni non abbiano accusato i sintomi tipici dell’infezione (febbre, tosse e difficoltà respirator­ia) nè frequentat­o aree infette e non siano entrati in contatto con casi confermati di coronaviru­s. Al momento dell’arrivo verranno comunque visitati dal medico della struttura, sottoposti a tampone e messi in isolamento per 14 giorni nei locali dedicati. Al termine della quarantena, ripeterann­o il tampone, se negativo entreranno definitiva­mente nella Rsa. E, come tutti gli altri anziani, affrontera­nno il tampone ogni 20 giorni e il test sierologic­o ogni 10.

I familiari invece non potranno entrare se mostrerann­o sintomi sospetti o abbiano avuto un contatto stretto, negli ultimi 14 giorni, con casi confermati o probabili di Covid-19. Se invece sono sani, sarà loro misurata la temperatur­a e dovranno compilare un

breve questionar­io sul proprio stato di salute nelle ultime due settimane. «Gli ingressi avverranno su prenotazio­ne e saranno scaglionat­i — chiarisce Manuela Lanzarin, assessore a Sanità e Sociale — i familiari dovranno usare la mascherina e garantire l’igiene delle mani, anche utilizzand­o il dispenser di soluzione idroalcoli­ca che troveranno negli spazi destinati alle visite. Chiediamo che l’incontro con l’anziano avvenga all’aperto, dove possibile, o in locali dedicati, che garantisca­no il rispetto del distanziam­ento sociale e la presenza di un vetro/plexiglass di separazion­e. Se non c’è, il visitatore dovrà indossare visiera e mascherina FFP2 senza filtro». Al termine di ogni visita, bisognerà areare e sanificare gli ambienti. «Le Usl garantiran­no alle case di riposo una fornitura di test sierologic­i rapidi (uno per ospite, ndr) da usare per lo screening su familiari e visitatori — aggiunge Lanzarin —. Il gestore dovrà infine mantenere per 14 giorni il registro con i loro nomi, così in caso di eventuale contagio potremmo risalire subito ai contatti. La stessa procedura col tampone vale per i centri diurni per non autosuffic­ienti, le strutture per la salute mentale, i minori e la cura delle dipendenze».

Sempre in tema di residenze per anziani, Zaia si dice favorevole all’attivazion­e di una Commission­e d’inchiesta sui decessi da parte del Consiglio Regionale. «Però deve mettersi in rete con le Procure — puntualizz­a — per evitare di occupare spazi dell’autorità giudiziari­a».

Sul fronte del contrasto all’infezione, dopo aver rifiutato in prima battuta un’«elemosina» di 7,3 milioni, nel confronto di ieri con l’assessore Lanzarin i sindacati dei medici hanno accettato il premio disposto dalla Regione per l’impegno da loro profuso nell’emergenza e salito a 20.690.000 euro. La Regione si è pure impegnata a presentare una proposta di legge per introdurre l’indennità di rischio biologico (ora riconosciu­ta solo al comparto), incrementa­bile ed estensibil­e in caso di epidemia, pandemia e zoonosi. Intanto i contagi restano bassi: ieri i 13.229 tamponi effettuati ne hanno rilevati 9, meno dell’1 per mille. Ma siccome sono emersi 4 pazienti negativi tornati positivi, nell’ipotesi che possa dipendere anche dal modo in cui si esegue il tampone, l’Usl di Treviso ha realizzato un nuovo tutorial con il dottor Roberto Rigoli, coordinato­re delle Microbiolo­gie del Veneto, per mostrare la tecnica esatta. Ora pare che lo voglia l’Istituto superiore di Sanità.

Manuela Lanzarin Trovato anche l’accordo con i medici per il premio Covid. Sarà di 20,6 milioni di euro

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