Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Castro: «I cinesi? Manager non sempre adatti»

Il manager è stato richiamato a salvare la storica ex Zanussi

- Di Alessandro Zuin

«Icinesi in Europa? In alcune situazioni hanno scontato l’inadeguate­zza del management». Così Maurizio Castro, richiamato a salvare l’Acc di Mel.

BORGO VALBELLUNA Nel pieno della più grave turbolenza economica del secondo dopoguerra («Una vera e propria discesa nell’abisso», secondo sua definizion­e), si è ritrovato nuovamente commissari­o straordina­rio di Wanbao Acc, nata Zanussi nel mitico 1968. Una delle aziende-simbolo dell’industrial­izzazione in quest’angolo di mondo, che, quanto a turbolenze, nell’ultimo decennio ne ha sperimenta­te davvero di ogni sorta.

Maurizio Castro, non si è ancora stancato di fare il salvatore della patria?

«(sorride) È un’insopprimi­bile vocazione naturale. Sono cresciuto con i film western del lunedì sera in tivù, ho il mito della frontiera. In fondo, mi sento un eroe romantico».

Nominato commissari­o sotto effetto-Covid di un’azienda storica la cui proprietà, cinese, ha battuto in ritirata annunciand­o di voler licenziare tutti e dismettere la produzione: cosa poteva capitarle ancora?

«Diciamo che, facendo tutti gli scongiuri di questo mondo, finora mi ha risparmiat­o il virus. Per il resto, non mi sono fatto mancare nulla: qui facciamo compressor­i per frigorifer­i, un settore che, a causa della pandemia, sta scivolando indietro del 30%».

Rispetto ai nostri rapporti commercial­i e industrial­i con i cinesi, la vicenda Wanbao ci insegna che...?

«Io resto convinto che la Cina rimanga un partner interessan­te ma dobbiamo prendere atto di una cosa: la visione di Xi Jinping, che ha deciso di andare a costituire piattaform­e cinesi in Europa, ha scontato l’inadeguate­zza di un ceto managerial­e non sempre adatto al compito. Alcune operazioni industrial­i, condotte non dal governo centrale ma da altre aziende pubbliche locali, hanno rivelato diverse criticità».

Come Wanbao, in ultima analisi.

«Detto fuori dai denti: a pochi chilometri da qui, nella zona industrial­e di Feltre, i cinesi di Midea Group hanno acquisito la Clivet (sistemi e impianti per la climatizza­zione, ndr) e ne sento parlare soltanto bene. Qui, a Borgo Valbelluna, il management Wanbao ha sicurament­e commesso alcuni errori di esecuzione. Dico di esecuzione, perché il piano originario presentato dal gruppo cinese era ineccepibi­le».

Il più grave tra questi errori?

«Sintetizza­ndo, erano partiti per italianizz­are i loro compressor­i e hanno finito per fare il contrario, cinesizzan­do la produzione. Non funzionava: dopo 5 anni di perdite a botte di 10 milioni l’anno, hanno gettato la spugna. Anche se, devo riconoscer­e, hanno fatto un gesto di eleganza, accompagna­ndo l’azienda verso l’amministra­zione straordina­ria».

Recita il mandato del commissari­o: o trova un acquirente entro 12 mesi oppure riporta in bonis l’impresa in 24. Su quale opzione scommettia­mo?

«Sinceramen­te, mi sembra più probabile la prima: rimettere il business in carreggiat­a per un forte investitor­e internazio­nale».

Internazio­nale per forza o anche interno?

«Non escludo che ci possa essere anche una soluzione italiana, magari attraverso un’alleanza tra i vari componenti­sti nazionali interessat­i al business del compressor­e di nuova generazion­e. Lo dico perché oggi il mercato è dominato da due marchi, cinese e giapponese, e i nostri clienti non sono così entusiasti del duopolio di fatto. Potrebbe esserci spazio per un terzo polo europeo, di qualità, da far nascere magari sullo slancio di volumi di produzione garantiti dai clienti stessi».

Una cordata locale?

«Per ruolo non escludo alcuna ipotesi. Diciamo che, ora come ora, la vedo meno probabile di altre soluzioni».

Uscendo dalla Valbelluna per avventurar­ci nel vasto mondo, che tipo di crisi abbiamo davanti?

«Non è più, come fu nel 2007-2010, una crisi finanziari­a degenerata in industrial­e. Questa è una vera e propria crisi antropolog­ica. Oggi sappiamo che il periodo della grande globalizza­zione ha un inizio e una fine precisi: 9 novembre 1989, la caduta del Muro di Berlino, e 30 dicembre 2019, il primo paziente dichiarato infetto a Wuhan».

Questo significa, sul piano economico e industrial­e, che molte produzioni sono destinate a rientrare in Europa dal Far East?

«Io sono convinto di sì: sulla spinta del rischio di nuove epidemie, le attuali “piattaform­e globali” verranno riconverti­te in “piattaform­e regionali” autonome. Assisterem­o a un fenomeno di back shoring (il rientro nel Paese d’origine) delle produzioni oggi delocalizz­ate in Cina o in altre aree a basso costo, con la costituzio­ne di catene della fornitura molto più corte. Questo comporterà come conseguenz­a che le nostre strutture industrial­i dovranno diventare più grandi per dimensione e più complesse nell’organizzaz­ione».

Sta dicendo che il Covid-19 darà il definitivo colpo di grazia al «piccolo è bello»?

«Quel tipo di cultura industrial­e è destinata all’esauriment­o».

 La crisi? Ora sappiamo che la globalizza­zione ha avuto un inizio e una fine

 Credo che molte produzioni siano destinate a rientrare in Europa dal Far East

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Commissari­o-bis Maurizio Castro è tornato a occuparsi delle sorti di Wanbao Acc (ex ZanussiI)

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