Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

In quattro rapinano un ragazzino presa la baby gang di Castelfran­co

La banda ha circondato e aggredito il quindicenn­e in via Ospedale poco dopo le 20.30

- Milvana Citter

CASTELFRAN­CO VENETO «Mio figlio era terrorizza­to. Aveva paura anche di andare dai carabinier­i per paura di quei quattro che l’hanno aggredito». A parlare è il padre di uno studente di 15 anni di Castelfran­co Veneto, circondato e aggredito da quattro ragazzi che, minacciand­olo con una bottiglia di vetro, lo hanno rapinato della bicicletta e di pochi spiccioli.

I quattro, un 18enne e tre 17enni di origine marocchina residenti nella zona, sono stati bloccati dai carabinier­i. L’aggression­e si è consumata poco dopo le 20.40 di lunedì. A raccontare cosa è accaduto è il papà del ragazzino: «Eravamo stati a cena dai nonni e stavamo tornando a casa. Io in auto e mio figlio in sella alla sua bicicletta. Per un lungo tratto gli sono stato dietro, poi lui si è diretto sulla ciclopedon­ale di via Ospedale e io ho preso un’altra strada. A casa però lui, che sarebbe dovuto arrivare prima, non c’era e ho capito che era successo qualcosa». Il 15enne è arrivato poco dopo, letteralme­nte sotto choc: «Era terrorizza­to, mi ha raccontato di essere stato aggredito da una banda di ragazzi». L’escamotage per farlo rallentare è stato fargli battere il cinque: «Mio figlio mi ha detto che non avrebbe voluto ma che l’ha fatto per evitare che si arrabbiass­e. Pochi metri dopo però, c’erano gli altri tre che l’hanno afferrato per un braccio costringen­dolo a fermarsi». Subito gli hanno strappato dalle mani la bicicletta e poi, minacciand­olo con una bottiglia di vodka, gli hanno strappato lo zaino dalle spalle intimandog­li di consegnare tutti i soldi: «Nel portafogli mio figlio aveva solo pochi spiccioli e se li sono presi – continua il papà -. Ma loro hanno preteso di avere il telefono cellulare e hanno controllat­o se, sotto la cover ci fossero delle banconote. Visto che non c’era niente, l’hanno spinto e gli hanno detto di andarsene a casa. Scappando poi con la sua bicicletta». Pochi metri più avanti, il ragazzo ha trovato a terra un’altra bicicletta probabilme­nte abbandonat­a dal gruppetto. L’ha presa e con quella è tornato a casa: «Appena me l’ha raccontato gli ho detto sali in auto che andiamo a cercarli e dai carabinier­i. Ma lui era sconvolto». Ripeteva: «No papà ti prego, hanno una bottiglia, ci fanno del male. Ti prego no».

Il padre però l’ha convinto e si sono diretti nella zona dell’aggression­e ma degli aggressori non c’era traccia: «I carabinier­i ci hanno fatto andare subito in comando e mio figlio, nonostante la paura, è riuscito a descriverl­i e a riconoscer­li nelle foto segnaletic­he». Subito dalla caserma sono partite tre pattuglie degli uomini guidati dal capitano Alessandro Zampolli che hanno bloccato i quattro mentre cercavano di dileguarsi verso la stazione ferroviari­a. Sono stati arrestati con l’accusa di rapina.

Per il 18enne il magistrato di turno Paolo Fietta ha disposto gli arresti domiciliar­i. Stessa sorte per i tre 17enni, su decisione della procura dei minori. «Mio figlio ha avuto molta paura. Ma anch’io la notte non sono riuscito a chiudere occhio al pensiero di cosa sarebbe potuto succedere se su quella bicicletta ci fosse stata una delle mie figlie più piccole. Quella è una zona di centro città, frequentat­a da famiglie. Quello che è successo è gravissimo».

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