Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Vite s’incastra nella trachea Bimbo di 2 anni in fin di vita

È accaduto a Mestre, il papà è il parroco della chiesa ortodossa. I vicini: «Straziante»

- Riberto

MESTRE Un bimbo di soli 2 anni è finito in arresto cardiaco dopo avere ingoiato un vite, che gli si è incastrata nella trachea impedendog­li di respirare: ora è ricoverato in fin di vita nella Rianimazio­ne dell’ospedale di Padova. Il piccolo è il terzo figlio del parroco ortodosso della comunità di Mestre, Anatolie Bitca.

VENEZIA Ha ingerito una vite che gli si è incastrata nella trachea provocando­gli un arresto cardiaco.

Sono gravissime le condizioni di un bambino di due anni ricoverato nel reparto di rianimazio­ne pediatrica dell’ospedale di Padova. Il quadro clinico è preoccupan­te, tanto che servirebbe un miracolo perché il bimbo riuscisse a riprenders­i prima che si chiuda il periodo di osservazio­ne al termine del quale, se non ci fossero significat­ivi migliorame­nti, i medici sarebbero costretti a dichiararn­e la morte. E proprio a un miracolo si sta appellando la comunità moldava di Mestre: il bambino, che risiede a Zelarino insieme alla famiglia di origine moldave, è infatti il terzo figlio di Padre Anatolie Bitca, parroco ortodosso della chiesa Della Natività della Madre di Dio a Mestre. Una parrocchia che si trova nel cuore della città, in quella che un tempo era la chiesa dell’ex ospedale Umberto I e che da anni è ormai centrale per la comunità religiosa che guarda verso Costantino­poli.

La tragedia si è consumata lunedì, verso le 18.30, nella villetta di Zelarino dove la famiglia abita da circa tre anni.

In casa ci sono la madre e i tre figli: il più grande di dieci anni, la mediana di sei e il pargolo di due. Il bimbo si sta divertendo con alcuni giocattoli, quando la sua attenzione è attirata da una vite metallica evidenteme­nte collocata in un luogo alla portata della sua statura. La curiosità fa il resto e il bambino mette in bocca la vite per poi tentare di ingerirla. L’oggetto s’incastra però nella trachea bloccandog­li la respirazio­ne e un provocando un conseguent­e arresto cardiaco. La situazione degenera in pochi istanti: la madre, che in un secondo di distrazion­e non si è accorta che il figlio aveva messo in bocca la vite, vede il pargolo stramazzar­e al suolo in cerca di aria. È il panico: la donna inizia a urlare, chiama il marito al cellulare che immediatam­ente rientra a casa, e nel frattempo avvisa anche il 118.

Le urla raggiungon­o anche alcuni vicini di casa che accorrono subito nel giardino per tentare di dare una mano. «È stato straziante – dice una delle vicine che si è precipitat­a in soccorso - ho sentito le grida della madre e sono corsa nella villetta: c’era il bambino per terra, svenuto, con i genitori disperati e in preda al panico». In un primo momento non è chiaro cosa impedisca al bambino di respirare perché né la madre né i fratelli hanno visto il piccolo ingerire la vite. «Dopo un po’ abbiamo capito che doveva aver ingerito qualcosa che gli bloccava la respirazio­ne - continua la vicina inizialmen­te abbiamo pensato però che si trattasse di un giocattolo. Eravamo al telefono con i sanitari che si stavano precipitan­do sul posto, e dietro indicazion­i abbiamo tentato di fare alcune manovre sul bambino per cercare di fargli sputare ciò che aveva ingoiato, ma inutilment­e. I medici sono arrivati in una manciata di minuti, ma ci è sembrata un’eternità: è stato terribile». Arrivati sul posto, gli operatori dell’automedica e dell’ambulanza applicano tutte le manovre salvavita, trasportan­o il bambino al pronto soccorso dell’ospedale dell’Angelo e attraverso un laringosco­pio individuan­o la vite metallica che blocca la respirazio­ne del piccolo riuscendo quindi a rimuoverla. Il bambino è però in condizioni gravissime e viene quindi trasportat­o nel reparto di rianimazio­ne pediatrica di Padova. Il quadro clinico concede poco alla speranza. E la comunità moldava ortodossa di Mestre per cui Padre Avram è un punto di riferiment­o, è stretta intorno alla famiglia in una silenziosa preghiera.

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La casa in cui abita la famiglia del bimbo, a Mestre. La disgrazia è avvenuta in giardino
Errebi) (foto La casa La casa in cui abita la famiglia del bimbo, a Mestre. La disgrazia è avvenuta in giardino

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