Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Mascherine, ci pensa il bollo a «riempire» l’esenzione Iva

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PADOVA E l’Iva tolta da guanti, mascherine e detergenti lascia il posto all’imposta di bollo. Una beffa, come se in Italia un piccolo balzello non dovesse alla fine restare appiccicat­o a tutto. Frutto avvelenato di un contesto normativo così intricato e disseminat­o di trappole - vedi il precedente dei prestiti del decreto Liquidità che non possono liberarsi della normativa bancaria di sfondo -, da rendere impossibil­e qualsiasi tentativo di semplifica­re e far presto. Dell’ultima trappola burocratic­a ai tempi del coronaviru­s si è accorto il tributaris­ta padovano Loris Mazzon (foto in alto), che ha già sottoposto la questione alla politica con tanto di soluzione chiavi in mano.

Succede che l’articolo 124 del ciclopico decreto Rilancio esenti dall’Iva fino a fine anno gli acquisti di un ampio ventaglio di dispositiv­i contro il Covid-19, dai ventilator­i polmonari alle attrezzatu­re per ospedali da campo. Iniziando da strumenti divenuti comuni come mascherine, guanti di lattice e detergenti per le mani. Misura lodevole, con cui lo Stato tra l’altro prevede minori incassi per 257 milioni. Ma si sa, nella matematica parallela della burocrazia all’italiana perfino ridurre a zero produce cose tangibili; sotto forma, ovvio, di complicazi­oni fiscali e burocratic­he.

«Sì, perché - fa presente Mazzon - si sono dimenticat­i che le operazioni esenti Iva scontano l’imposta di bollo per acquisti sopra i 77,47 euro. Così, alla faccia della semplifica­zione, il commercian­te che vende mascherine e guanti deve preoccupar­si dell’imposta di bollo». Dal 19 maggio, 2 euro. Sta nell’articolo 10 del decreto del presidente della Repubblica 633/’72; semplifica­ndo: il testo unico Iva.

E la cosa non è banale. «Il pagamento del bollo avviene ormai per via telematica. Ed il rischio è di dover costringer­e soprattutt­o i piccoli a doversi attrezzare», fa presente il tributaris­ta. Ma magari stavolta la cosa sfuggirà, il fisco chiuderà un occhio. Alzi la mano chi già non immagina come va a finire: «No - spiega Mazzon- perché le operazioni di compravend­ita sono segnalate per via telematica al fisco da codici precisi». Risultato: il rischio è la tirata d’orecchie dell’Agenzia delle entrate per operazioni in esenzione su cui non si è pagato il bollo. C’è una via d’uscita? «Chiarire urgentemen­te, in base a qualche principio - sostiene Mazzon -, che su quelle compravend­ite, in deroga, non si applica l’imposta di bollo». Sperando che la soluzione, che già di suo suona come troppo semplice, non inneschi ulteriori effetti collateral­i.

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