Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Indice dei contagi crollato a 0,1
Nel d-day del verdetto sugli spostamenti tra le Regioni, in Veneto Rt tra i più bassi d’Italia
Alla vigilia del via libera allo spostamento tra regioni, è scesa a 0,1 nel Veneto l’incidenza del coronavirus Covid-19, cioè il numero di nuovi casi positivi al giorno per 100mila abitanti. Lo rivela «Scienzainrete», che pone tale valore nella fascia di mezzo tra lo zero raggiunto da Bolzano, Basilicata, Calabria, Molise e Sardegna e il 3,3 della Liguria, l’1,9 del Piemonte, l’1,8 di Trento, l’1,5 della Lombardia e lo 0,5 dell’Emilia Romagna. Zaia: «Non ci sono più nuovi focolai, si va verso la normalità».
Ma in previsione di un ritorno autunnale del virus, i Covid Hospital restano.
VENEZIA Alla vigilia del via libera allo spostamento tra regioni, è scesa a 0,1 nel Veneto l’incidenza del coronavirus Covid19, cioè il numero di nuovi casi positivi al giorno per 100mila abitanti. Lo rivela «Scienzainrete», che pone tale valore nella fascia di mezzo tra lo zero raggiunto da Bolzano, Basilicata, Calabria, Molise e Sardegna e il 3,3 della Liguria, l’1,9 del Piemonte, l’1,8 di Trento, l’1,5 della Lombardia e lo 0,5 dell’Emilia Romagna. «La curva dell’incidenza media mostra che il valore limite al quale converge sembra maggiore di zero — scrive Giovanni Sebastiani del Cnr, autore della ricerca —. È come se ci fosse un livello di contagio che non si riesce ad eliminare». I dati della Regione sono in linea: i 15.832 tamponi effettuati ieri (su un totale di 616.691) hanno rilevato 2 positivi.
«In più, a fronte di 32 degenti nelle Terapie intensive, solo 7 sono ancora positivi al Covid19 — spiega il governatore Luca Zaia — e si tratta di malati ricoverati anche da sei settimane. Possiamo dire con ragionevole certezza che dalle riaperture del 18 maggio non abbiamo più avuto carichi ospedalieri né esplosioni di infetti. I dati indicano che, eccetto per un paio di casi, gli altri sono positivizzazioni di cluster vecchi, di focolai nelle case di riposo. Aggiungo che da 20 giorni non riscontriamo contagi tra il personale ospedaliero. Tutto fa pensare che il quadro tenga, ma per prudenza manterremo in vigore il Piano di Sanità pubblica, e relativa attività di tamponi, almeno fino al 15 giugno». E per velocizzare la processazione dei test e la comunicazione degli esiti, sarà estesa a tutti i 14 laboratori di Microbiologia del Veneto la tecnica di analisi «in pool», che prevede di versare il contenuto di più campioni in un’unica provetta. Se c’è anche un solo positivo emerge, e allora si riesaminano tutti i campioni. «Il dottor Roberto Rigoli, direttore del laboratorio di Treviso e coordinatore regionale, sta già sperimentando pool da 10 e 30 provette — rivela Zaia — è un sistema validato, in uso anche a Padova con pool di due campioni, e funziona. Anche con tamponi a bassa carica virale».
Tornando ai dati, l’ultimo report sviluppato dall’Università Cattolica di Milano indica nel 9.62% il tasso di mortalità del Veneto (ieri si sono registrate altre 5 vittime), contro il 18.26% della Lombardia e il 14.63% dell’Emilia Romagna. È tra i più bassi d’Italia, dopo l’8.33% del Lazio e l’8,60% del Piemonte. L’età media dei pazienti colpiti dal coronavirus è 58 anni e, al 26 maggio, solo il 5,85% dei ricoverati è in Terapia intensiva. Un altro parametro importante è che è stato sottoposto a tampone il 6,37% dei 4,9 milioni di veneti. La stima dei costi indica invece una spesa di 125.344.751 per curare gli attuali guariti (il 10% del totale nazionale) e di 12.931.495 euro (il 6% del computo italiano) per le terapie prestate ai pazienti purtroppo deceduti in ospedale.
Sul fronte delle sperimentazioni dei farmaci, è pronta a pubblicare uno studio l’Azienda ospedaliera di Padova, la prima a partire. «Sono andate bene, tanto è vero che pur essendo l’ospedale veneto con il maggior numero di pazienti Covid, 500 in tutto e 320 solo nel mio reparto, l’indice di mortalità è il più basso, cioè 6,5% — rivela la dottoressa Annamaria Cattelan, primario delle Malattie infettive —. I risultati migliori li abbiamo ottenuti con il Remdesivir (l’antiEbola e il primo ad arrivare, ndr), somministrato a 40 pazienti, sia in fase avanzata della malattia sia con polmonite non da Terapia intensiva, e sono guariti tutti. Probabilmente anche perché li abbiamo trattati a soli 3-4 giorni dai sintomi». Positiva pure la sperimentazione dell’idrossiclorochina, antimalarico, nonostante l’Agenzia italiana del farmaco l’abbia appena bloccata per elevata tossicità. «Noi non l’abbiamo riscontrata, nè a livello cardiaco nè epatico — illustra Cattelan — i 130 malati trattati hanno risposto bene. Esiti non particolarmente significativi sono emersi invece dall’uso del Tocilizumab, efficace in alcuni casi ma in altri no. Ora però dobbiamo ampliare gli studi su un numero maggiore di soggetti, anche se al momento nel nostro ospedale sono rimasti solo 5 pazienti Covid, due dei quali già negativi, e nessuno in Terapia intensiva».
Ieri infine è stato firmato dalla Regione e dalle dieci sigle della dirigenza medica l’accordo per il premio da 20.690.000 euro da ripartire in tre fasce tra i camici bianchi in prima linea. Fino a 2mila euro vanno ai professionisti coinvolti in modo prevalente nell’assistenza a pazienti Covid; fino a 1.100 euro ai colleghi impegnati in attività connesse; e fino a 500 euro ai sanitari di reparti a basso disagio lavorativo e basso/medio rischio biologico potenziale.