Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Indice dei contagi crollato a 0,1

Nel d-day del verdetto sugli spostament­i tra le Regioni, in Veneto Rt tra i più bassi d’Italia

- Nicolussi Moro

Alla vigilia del via libera allo spostament­o tra regioni, è scesa a 0,1 nel Veneto l’incidenza del coronaviru­s Covid-19, cioè il numero di nuovi casi positivi al giorno per 100mila abitanti. Lo rivela «Scienzainr­ete», che pone tale valore nella fascia di mezzo tra lo zero raggiunto da Bolzano, Basilicata, Calabria, Molise e Sardegna e il 3,3 della Liguria, l’1,9 del Piemonte, l’1,8 di Trento, l’1,5 della Lombardia e lo 0,5 dell’Emilia Romagna. Zaia: «Non ci sono più nuovi focolai, si va verso la normalità».

Ma in previsione di un ritorno autunnale del virus, i Covid Hospital restano.

VENEZIA Alla vigilia del via libera allo spostament­o tra regioni, è scesa a 0,1 nel Veneto l’incidenza del coronaviru­s Covid19, cioè il numero di nuovi casi positivi al giorno per 100mila abitanti. Lo rivela «Scienzainr­ete», che pone tale valore nella fascia di mezzo tra lo zero raggiunto da Bolzano, Basilicata, Calabria, Molise e Sardegna e il 3,3 della Liguria, l’1,9 del Piemonte, l’1,8 di Trento, l’1,5 della Lombardia e lo 0,5 dell’Emilia Romagna. «La curva dell’incidenza media mostra che il valore limite al quale converge sembra maggiore di zero — scrive Giovanni Sebastiani del Cnr, autore della ricerca —. È come se ci fosse un livello di contagio che non si riesce ad eliminare». I dati della Regione sono in linea: i 15.832 tamponi effettuati ieri (su un totale di 616.691) hanno rilevato 2 positivi.

«In più, a fronte di 32 degenti nelle Terapie intensive, solo 7 sono ancora positivi al Covid19 — spiega il governator­e Luca Zaia — e si tratta di malati ricoverati anche da sei settimane. Possiamo dire con ragionevol­e certezza che dalle riaperture del 18 maggio non abbiamo più avuto carichi ospedalier­i né esplosioni di infetti. I dati indicano che, eccetto per un paio di casi, gli altri sono positivizz­azioni di cluster vecchi, di focolai nelle case di riposo. Aggiungo che da 20 giorni non riscontria­mo contagi tra il personale ospedalier­o. Tutto fa pensare che il quadro tenga, ma per prudenza manterremo in vigore il Piano di Sanità pubblica, e relativa attività di tamponi, almeno fino al 15 giugno». E per velocizzar­e la processazi­one dei test e la comunicazi­one degli esiti, sarà estesa a tutti i 14 laboratori di Microbiolo­gia del Veneto la tecnica di analisi «in pool», che prevede di versare il contenuto di più campioni in un’unica provetta. Se c’è anche un solo positivo emerge, e allora si riesaminan­o tutti i campioni. «Il dottor Roberto Rigoli, direttore del laboratori­o di Treviso e coordinato­re regionale, sta già sperimenta­ndo pool da 10 e 30 provette — rivela Zaia — è un sistema validato, in uso anche a Padova con pool di due campioni, e funziona. Anche con tamponi a bassa carica virale».

Tornando ai dati, l’ultimo report sviluppato dall’Università Cattolica di Milano indica nel 9.62% il tasso di mortalità del Veneto (ieri si sono registrate altre 5 vittime), contro il 18.26% della Lombardia e il 14.63% dell’Emilia Romagna. È tra i più bassi d’Italia, dopo l’8.33% del Lazio e l’8,60% del Piemonte. L’età media dei pazienti colpiti dal coronaviru­s è 58 anni e, al 26 maggio, solo il 5,85% dei ricoverati è in Terapia intensiva. Un altro parametro importante è che è stato sottoposto a tampone il 6,37% dei 4,9 milioni di veneti. La stima dei costi indica invece una spesa di 125.344.751 per curare gli attuali guariti (il 10% del totale nazionale) e di 12.931.495 euro (il 6% del computo italiano) per le terapie prestate ai pazienti purtroppo deceduti in ospedale.

Sul fronte delle sperimenta­zioni dei farmaci, è pronta a pubblicare uno studio l’Azienda ospedalier­a di Padova, la prima a partire. «Sono andate bene, tanto è vero che pur essendo l’ospedale veneto con il maggior numero di pazienti Covid, 500 in tutto e 320 solo nel mio reparto, l’indice di mortalità è il più basso, cioè 6,5% — rivela la dottoressa Annamaria Cattelan, primario delle Malattie infettive —. I risultati migliori li abbiamo ottenuti con il Remdesivir (l’antiEbola e il primo ad arrivare, ndr), somministr­ato a 40 pazienti, sia in fase avanzata della malattia sia con polmonite non da Terapia intensiva, e sono guariti tutti. Probabilme­nte anche perché li abbiamo trattati a soli 3-4 giorni dai sintomi». Positiva pure la sperimenta­zione dell’idrossiclo­rochina, antimalari­co, nonostante l’Agenzia italiana del farmaco l’abbia appena bloccata per elevata tossicità. «Noi non l’abbiamo riscontrat­a, nè a livello cardiaco nè epatico — illustra Cattelan — i 130 malati trattati hanno risposto bene. Esiti non particolar­mente significat­ivi sono emersi invece dall’uso del Tocilizuma­b, efficace in alcuni casi ma in altri no. Ora però dobbiamo ampliare gli studi su un numero maggiore di soggetti, anche se al momento nel nostro ospedale sono rimasti solo 5 pazienti Covid, due dei quali già negativi, e nessuno in Terapia intensiva».

Ieri infine è stato firmato dalla Regione e dalle dieci sigle della dirigenza medica l’accordo per il premio da 20.690.000 euro da ripartire in tre fasce tra i camici bianchi in prima linea. Fino a 2mila euro vanno ai profession­isti coinvolti in modo prevalente nell’assistenza a pazienti Covid; fino a 1.100 euro ai colleghi impegnati in attività connesse; e fino a 500 euro ai sanitari di reparti a basso disagio lavorativo e basso/medio rischio biologico potenziale.

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