Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Pittarosso va in concordato preventivo

L’azienda piegata dal lockdown. L’annuncio dell’ad Pace ai dipendenti

- Di Federico Nicoletti

Pittarosso va in concordato preventivo. Anche la notissima insegna della distribuzi­one delle calzature si inserisce nell’elenco delle grandi strutture di vendita piegate dall’effetto delle chiusure da coronaviru­s. L’annuncio ai dipendenti lo ha dato ieri pomeriggio l’ad Marcello Pace.

PADOVA ( f.n.) Pittarosso va al concordato preven-tivo. Si allunga la lista delle insegne della grande distribuzi­one non alimentare piegate dagli effetti dei mancati incassi indotti dalla chiusura per la crisi da coronaviru­s, ad iniziare da quelle in situazioni finanziari­e già tese. Dopo le situazioni di crisi rilevate tra H&M, Scarpe&Scarpe e i magazzini Tom, ieri è toccato al notissimo marchio veneto dei magazzini delle calzature, con il quartier generale a Legnaro, nel Padovano, acquisito sei anni fa per 280 milioni dal fondo inglese Lion Capital dalla 21 Investimen­ti di Alessandro Benetton, presentare al tribunale di Padova la richiesta di concordato in bianco, e in parallelo le comunicazi­oni ai sindacati, già anticipate nei giorni scorsi.

Una scelta con cui l’azienda si mette al sicuro rispetto alle difficoltà nel ciclo dei pagamenti che si profilano nelle prossime settimane. Che complicano un quadro già difficile, con l’azienda impegnata lo scorso anno nel tentativo di ristruttur­are con un pool di banche (da Intesa a Unicredit, da Volksbank a Banco Bpm e Bper, oltre ai crediti di Veneto Banca e Bpvi ereditati da Amco) il debito per 200 milioni, che comprendev­a anche quello servito per l’acquisizio­ne. «Abbiamo ricevuto dalla nostra struttura nazionale la comunicazi­one dell’intenzione di procedere con il concordato in bianco - spiega Cecilia De Pantz, segretario regionale Filcams, la categoria del commercio della Cgil - accompagna­ta già da una richiesta dell’azienda di un incontro per verificare le vie di tutela dei dipendenti, a partire dalla proroga della cassa in deroga concessa nel lockdown».

La scelta era già stata anticipata l’altro ieri con una lettera ai dipendenti dall’amministra­tore delegato Marcello Pace, giunto due anni fa da Bata. L’impatto delle chiusure ha colpito Pittarosso in una fase di transizion­e che stava dando i suoi frutti, scriveva in sostanza il manager. La riapertura dei negozi è un primo segnale di ritorno alla normalità aggiungeva - che non basta, perché il blocco totale ha pesato «su una situazione finanziari­a già complessa, benché sotto controllo». Il manager anticipa quindi la soluzione: «Siamo in procinto di depositare la domanda di ammissione al cosiddetto concordato in preventivo in bianco», con l’obiettivo, spiegava, di continuare a lavorare e di costruire un piano di rientro dei debiti verso i fornitori e un progetto di rilancio. Nella lettera Pace garantisce ai dipendenti, oltre al pagamento degli stipendi arretrati tra i crediti privilegia­ti, quello di quanto dovuto da adesso in avanti alle normali scadenze.

Una scelta di muoversi in trasparenz­a colta come un segnale positivo dai sindacati. Pur se la situazione preoccupa non poco, rispetto ai duemila dipendenti complessiv­i risultanti nel 2019 disseminat­i negli oltre 200 negozi (i ricavi di Pittarosso aveva raggiunto i 342,9 milioni nel 2016). «Di questi, 344 addetti sono in Veneto, di cui 267 commessi - spiega Maurizia Rizzo, segretaria regionale Fisascat Cisl -. Nei giorni scorsi ci era stata comunicata l’intenzione dei vertici di fare tutto il possibile per salvare l’azienda e garantire i dipendenti e i loro stipendi». Ora si attendono gli sviluppi.

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Difficoltà L’ingresso di uno dei negozi Pittarosso

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