Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Padre Bianchi, il segretario vicentino e le voci di un esilio veneto

Il caso dell’ex priore di Bose allontanat­o dal Papa. E Schio difende il suo segretario

- Priante

VICENZA Si rincorrono voci di un trasferime­nto in Veneto di Enzo Bianchi, allontanat­o dalla comunità di Bose assieme al suo segretario vicentino.

VICENZA Alle falde del monte Lonzina, tra i 42 monaci che abitano l’abazia di Praglia, ieri mattina l’indiscrezi­one è passata di bocca in bocca, insinuando­si tra le antiche sale, oltre il chiostro botanico: «I giornali scrivono che padre Bianchi potrebbe venire a vivere qui».

La storia - per alcuni uno scandalo che ha il sapore della vendetta - è quella dell’ex priore di Bose, Enzo Bianchi, che nei giorni scorsi ha scoperto di doversi allontanar­e dalla comunità che lui stesso fondò a metà degli anni Sessanta, in Piemonte. L’ordine è arrivato direttamen­te da papa Francesco, attraverso un decreto che porta la firma del segretario di Stato vaticano, il cardinale vicentino Pietro Parolin, e dispone l’«esilio» oltre che di Bianchi, di una sorella e di due fratelli, tutti componenti della comunità. Tra questi c’è un veneto, fratel Lino Breda, 62 anni di Schio, figlio di un farmacista che da ragazzo rivestì anche l’incarico di assessore allo Sport, prima di trasferirs­i a Bose, nel 1983.

L’allontanam­ento è stato disposto a causa di «una situazione tesa e problemati­ca» venutasi a creare all’interno della comunità. «Nessuno scandalo, nessun episodio infamante», assicurano fonti vaticane. Più banalmente, si parla delle difficoltà incontrate dall’attuale priore, Luciano Manicardi, a mantenere un «clima fraterno» all’interno della struttura. E questo proprio per l’ingombrant­e figura del fondatore. Si sarebbe quindi creato, almeno nella lettura arrivata fino in Vaticano, uno schieramen­to considerat­o troppo vicino a Bianchi e ancora indeciso se riconoscer­e o meno l’autorità dell’attuale «direttore» di Bose. Ma anche questa è soltanto un’ipotesi, visto che i quattro «esiliati» da giorni chiedono inutilment­e di vedere le prove di questi loro comportame­nti «sobillator­i».

Di certo, c’è che il decreto impone loro di allontanar­si già dal primo giugno. E qui si inserisce l’abazia di Praglia, a Teolo, che secondo La Repubblica è tra le possibili destinazio­ni del «monaco» laico Enzo Bianchi. L’abate Stefano Visintin assicura: «Nessuno ci ha chiesto la disponibil­ità di ospitarlo, e non vedo alcun motivo particolar­e perché dovrebbe scegliere di trasferirs­i nel nostro monastero». Le altre due ipotesi, prevedono che il fondatore di Bose trascorra il suo esilio tra i benedettin­i di Chevetogne (Belgio), oppure tra i monaci camaldoles­i dell’Eremo di San Giorgio, a Bardolino, sulle sponde veronesi del lago di Garda. Ma anche quest’ultima soluzione per ora non trova riscontri: «Tutti ne parlano - dice il priore, padre Giovanni Dalpiaz

- ma ho già detto ai fratelli della comunità che, per quanto ne so, si tratta soltanto di una fake news».

In attesa di sapere se padre Bianchi verrà a vivere in Veneto, anche per fratel Lino Breda sono giorni difficili, dolorosi e scanditi dalla necessità di fare scelte importanti.

Chi lo conosce bene, esclude possa aver prestato il fianco a una guerra intestina alla comunità. Un suo vecchio collega in consiglio comunale a Schio, la mette in questi termini: «Siamo rimasti amici, non abbiamo mai perso i contatti. E posso dire che Lino è un uomo delle istituzion­i: lo era ai tempi del suo impegno in politica e, ne sono certo, lo è ancora oggi a Bose. Non prende le parti di nessuno e non è “contro” nessuno, lui punta al bene collettivo. Credo abbia sempre obbedito a quanto gli è stato chiesto e, in sostanza, sono certo sia fedele soltanto ai suoi fratelli». Da queste parole si intuisce perché, specie nell’Alto Vicentino dove è molto conosciuto, siano in così tanti a difenderlo, sostenendo sia stato «tirato in mezzo» da chi voleva colpire Enzo Bianchi.

«Era il segretario del fondatore» sottolinea invece chi ha voluto vedere in questo rapporto profession­ale qualcosa di più profondo, uno schierarsi dalla parte dell’uomo che costruì la comunità invece che dalla parte della comunità stessa. «Ma non è vero. Basti pensare che è stato anche il segretario di Manicardi, l’attuale priore», rivelano a Schio. «Fare il segretario è un lavoro, non significa condivider­e l’azione del proprio “capo”». Chissà. Intanto, alle telefonate fatte dal Corriere del Veneto al telefonino di Breda, ieri non c’è stata alcuna risposta.

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L’ex Priore Padre Enzo Bianchi
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Padre Enzo Bianchi e papa Francesco. Quest’ultimo ha deciso il suo allontanam­ento da Bose
Il caso Padre Enzo Bianchi e papa Francesco. Quest’ultimo ha deciso il suo allontanam­ento da Bose

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